venerdì 29 marzo 2013

Camaleonte tigre delle Seychelles, pronto ad estinguersi

foto da Wikipedia
Il Camaleonte Tigre delle Seychelles (Calumna tigris) è una specie ritenuta dall'IUCN (l'organismo mondiale che si occupa di conservazione della natura) in pericolo di estinzione. Una decina di anni fa si riteneva che fossero sopravvissuti solo 2000 esemplari. Il suo areale è limitato a tre isole delle Seychelles (Mahè. Praslin e Silhouette, in quest'ultima la maggior parte della popolazione), per un'area complessiva stimata intorno ai 45 chilometri quadrati.
E' un camaleonte di relative piccole dimensioni (circa 16 centrimetri) che vive nella foresta nelle vicinanze di corsi d'acqua.
I motivi del suo lento sparire dalla nostra terra sono legati ad una progressiva perdita di habitat (la riduzione delle foreste) e la cattura ed il commercio illegale (il camaleonte tigre, come gli altri, è "usato" e venduto come animale domestico). Il camaleonte tigre è inserito nell'Appendice II della convenzione CITES (sul commercio degli animali a rischio estinzione), ovvero può essere commercializzato solo attravreso apposita autorizzazione.

Il camaleonte tigre può essere osservato all'interno della Riserva Naturale di Valle de Mai, nell'isola di Praslin, che dal 1983 è Patrimonio dell'Umanità UNESCO.
Il camaleonte (che dal greco significa "leone di terra") è, nelle sue numerose specie, una animale molto diffuso in Africa. Su di esso sono raccontate innumerevoli leggende e storie. Del resto un animale capace di mutare il colore della propria pelle non poteva che essere al centro di miti e leggende.

Vai alla scheda sulla Red List dell'IUCN
Ecco alcune foto di questo camaleonte nel sito ArKive

Vai alla pagina di Sancara sugli animali d'Africa

lunedì 25 marzo 2013

Ennesimo cambio al potere nella Repubblica Centrafricana

fota da Giornalettismo.com
La ribellione della coalizione chiamata Seleka (che significa unione in lingua Sango), era iniziata nel dicembre 2012 e dopo mesi di avanzate e tentativi di accordi (mai rispettati), nei giorni scorsi il gruppo è entrato nella capitale della Repubblica Centrafricana, Bangui, spodestando il presidente Francois Bozizè, che è fuggito probabilmente nella Repubblica Democratica del Congo.

Se i nomi hanno un valore, quello della Repubblica Centrofricana, uno dei paesi più poveri al mondo, racconta solo di una connotazione geografica e di nessuna identità. Un paese anonimo sotto molti aspetti, oltre a quello del nome,  che da sempre è nelle mani dei militari che si contendono, assieme alle ex-potenze coloniali, le ricchezze (che pur ci sono) del paese.

Un paese che durante il domino coloniale francese era conosciuto come Ubangi Shari (dal nome del fiume omonimo). Grande poco più della Francia (621 mila km quadrati), ospita 4,4 milioni di individui (divisi in 80 gruppi etnici - Baya e Banda i più numerosi). Un paese tra i più poveri al mondo (reddito pro capite intorno ai 300 dollari/annui), ma che possiede discrete risorse (diamanti, oro, uranio oltre che cotone e caffè).

Sin dalla sua nascita, avvenuta grazie ad un leader straordinario come Barthelemy Boganda, che morì, in un "sospettissimo" incidente aereo, il 29 marzo 1959 quando era destinato ad assumere la guida del paese, la Repubblica Centroafricana è vissuta tra le armi. Ancora sotto schock per la morte di Boganda, il paese raggiunse l'indipendenza il 14 agosto 1960 e fu guidato da David Dacko. Dacko fu desposto nel 1965 da un colpo di stato ad opera di una delle "anime nere dell'Africa", Jean Bedel Bokassa che regnò (nel 1976 si proclamò Imperatore) fino al 1979, quando fu deposto con l'aiuto dei francesi e Dacko rimesso al potere. 

I militari hanno sempre guidato il paese, anche nel decennio 1993-2003, quando vi fu il primo presidente democraticamente eletto (Felix Patassè). Durante la sua presidenza le Nazioni Unite furono perfino costrette ad inviare una missione di pace. Francois Bozize, fino a ieri Presidente della Repubblica, a sua volta era giunto al potere con un golpe nel 2003.

Da ieri si è auto-proclamato (per ora nessuno ha riconoscito il nuovo corso, anzi l'Unione Africana ha chiesto l'immediato cessate il fuoco e il reitegro al potere del dittatore Bozize) presidente Michel Djotodia, ex funzionario del Ministero degli Esteri, poi a capo di un gruppo di opposizione e esiliato in Benin.

Le prospettive future non appaiono tanto limpide, tutt'altro.



martedì 19 marzo 2013

Rapporto sullo Sviluppo Umano 2013, l'ascesa del Sud del mondo

L'UNDP (United Nations Development Programme) ha presentato di recente il Rapporto sullo Sviluppo Umano del 2013. Si tratta di una pubblicazione annuale che, da oltre 20 anni, stila una classifica dello sviluppo dei paesi del mondo, utilizzando un indice (Indice di Sviluppo Umano) ideato dall'economista pakistano Mahbud ul-Haq nel 1990 e che tiene conto di alcuni parametri non solo di carattere economico (per maggiori informazioni si legga questo post di Sancara del 2010). Il rapporto fotografa quest'anno, e per la prima volta, una situazione che si aspettava da tempo: l'ascesa del sud del mondo. Il Report è infatti è sottotitolato "The rise of the South: Human Progress in diverse World". Tre sono gli elementi essenziali che fanno affermare che qualcosa sta cambiando, nel sud. Il primo è che una quarantina di nazioni del sud del mondo si muovono ad una "velocità" diversa dal resto del mondo, in particolare nell'ultima decade. Tra queste l'India, il Brasile, l'Indonesia, il Vietnam, Cina, il Ruanda, l'Uganda e il Ghana. La seconda è che metà delle risorse economiche vengono prodotte nel sud del mondo (nel 1990 era solo un terzo) e infine, cosa più importante, è che gli scambi economici oggi avvengono più tra paesi del sud del mondo che tra sud e nord.
Da queste sottolineature (ma più in generale leggendo il rapporto) è forse più facile comprendere le ragioni della crisi nel nostro mondo e forse anche intravedere come sarà il futuro.

Per scendere nei numeri, sono 47 i paesi definiti a "sviluppo molto alto". Nei primi dieci posti Norvegia, Australia, Stati Uniti, Olanda, Germania, Nuova Zelanda, Irlanda, Svezia, Svizzera e Giappone. La Francia è al 20° posto, la Spagna al 23°, l'Italia al 25° e il Regno Unito al 26°. Per la prima volta un paese "africano", certo le Seychelles, entrano con il 46° posto in questa lista. 

Dal 48°al 94° posto vi sono i paesi ad "alto sviluppo", tra di loro la Libia (64°, che riprende molte posizioni dopo il declassamento della guerra), le Maurizio (80°), l'Algeria (93°) e la Tunisia (94°).

Dal 94° al 141° i paesi a "medio sviluppo" con il primo paese dell'Africa sub-sahariana, il Gabon al 106° posto.
Infine dal 142° al 185° i paesi "a basso sviluppo" dove sono quasi tutti i paesi africani (in particolare, gli ultimi 20 posti, tolte due o tre eccezioni sono tutti stati africani). Gli ultimi tre (escludendo la Somalia, non inserita nella lista), sono il Mozambico, la Repubblica Democratica del Congo e il Niger.

Nonostante le economie africane si muovono con un certo dinamismo, la strada verso lo sviluppo, sebbene segnata è ancora lunga.

Vedi anche il post sul Rapporto sullo Sviluppo del 2011

venerdì 15 marzo 2013

Parco Nazionale Mana Pools e aree safari di Sapi e Chewore

Nel 1984 l'UNESCO ha inserito tra i Patrimoni dell'Umanità, il parco Nazionale Mana Pools e le aree safari di Sapi e Chewora. Si tratta complessivamente di 3 aree contigue di 676.000 ettari lungo la sponda sinistra del fiume Zambesi nel nord dello Zimbabwe.
Mana Pools (mana in lingua shona significa quattro, quindi "quattro laghi"), parco istituito nel 1963, ha una superficie di 219.600 ettari, ed è costituito da un'intrigo di fiume, isole, arenili e foreste, la cui morfologia cambia radicalmente durante la stagione delle piogge, dove l'esondazione del fiume rende percorribile l'area solo con canoe. Di contro, durante la stagione secca, diventa un luogo ideale dove osservare la ricca fauna del parco, alla ricerca di pozze d'acqua.
L'area safari Sapi, fu istituita nel 1964, e oggi ha una superficie di 118.000 ettari e include l'area dove si incontrano il fiume Zambesi e il fiume Sapi.
L'area safari Chewore, anch'essa del 1964, con i suoi 339.000 ettari è la più estesa, e comprende le gole di Mapata e Kariba.

Intera area dei parchi si trova oltre e il lago Kariba ( a valle di esso). Il Lago Kariba, si formò artificialmente ( e tra i più grandi laghi artificiali del mondo) tra il 1958 e il 1963 quando gli italiani (ditte del gruppo Fiat e poi Impregilo) costruirono la diga di Kariba.

Esattamente sull'altra sponda del fiume Zambesi si trova il Lower Zambesi National Park (nello Zambia), mentre tutto intorno si distinguono altre aree protette non comprese tra i Patrimoni dell'Umanità.

Nel 1984 - quando fu iscritto il sito al Patrimonio dell'Umanità, si contavano 500 rinoceronti neri che oggi sono ridotti a poco più di 10. Nel parco vi sono però ancora molti elefanti, bufali, leoni, leopardi, ghepardi, mentre i fiumi sono popolati dal coccodrillo del Nilo. Inoltre oltre 350 specie di uccelli sono state osservate.

I parchi sono visitabili (vi sono parecchie agenzie che organizzano safari) e vi è la possibilità di alloggiare all'interno. Nel Mana Pools in alcune zone si può anche girare a piedi e senza guide. La stagione più confortevole è quella tra marzo e agosto (stagione secca), mentre settembre-ottobre è quella dove si possono vedere maggiormente gli animali in cerca di acqua. Tra novembre e febbraio le piogge rendono impraticabili le piste.
Mentre Mana Pools è riserva integrale, nelle aree safari di Sapi e Chewore è possibile pescare nello Zambesi e, ahimè, anche cacciare con permesso.

Ecco il sito ufficiale dei parchi dello Zimbabwe
Vai alla pagina di Sancara sui Patrimoni dell'Umanità in Africa

lunedì 11 marzo 2013

Djembe, il ritmo dell'Africa

foto da Wikipedia
Lo Djembè è per antonomasia il tamburo (la voce) dell'Africa. Originario dell'Africa Occidentale è oggi diffuso nel mondo intero.
E' un tamburo di medie dimensioni - generalmente una trentina di centimetri per un'altezza di circa sessanta - composta da una struttura di legno "a calice" (il cui interno è molto levigato per favorire un certo timbro del suono), da una pelle di capra (raramente di bovino) tirata da corde e cerchi di metallo (in genere due).
Si suona a mani piene (sono descritti tre suoni principali: tone, bass e slap) e generalmente è suonato assieme ad altri tamburi a costituire una poliritmia intervallata da assoli e virtuosismi.
 La struttura lignea è composta da un'unico pezzo di legno (in genere duro e pregiato come l'iroko, il tek o il dimba) lavorato soprattutto nel suo interno per costruire una cassa armonica con un timbro ricco e caratteristico. Le sue origini si fanno risalire ad epoca antica e nell'area del Mali dove secondo alcuni studi fu inventato dall'etnia Bambara (altri collocano la sua invenzione nel nord della Guinea ad opera dei Mandinka) Era, ed è ancora oggi, uno strumento sociale e sotto alcuni aspetti ritenuto sacro, che accompagna i rituali e le danze della tradizione oramai di molte etnie dell'Africa Occidentale. La sua diffusione fuori dall'Africa ha avuto inizio intorno agli anni '40, ma solo verso gli anni '80 la sua popolarità ha raggiunto i circuiti musicali che contano ed è oggi è ritenuto lo strumento etnico più popolare al mondo.


In rete si trova di tutto e di più sul djembe. Da come costruirlo a come ripararlo a come tirare la pelle fino ai gruppi di appassionati di tale strumento, consigli e filmati sui suoni ricavabili da questo strumento. Vi segnalo un blog (The Djembe Call) dedicato a questo strumento a alle tecniche d'uso.

Vai alla pagina di Sancara sugli Strumenti musicali d'Africa.

mercoledì 6 marzo 2013

Riserva della Biosfera Dimonika

La riserva della biosfera Dimonika si trova in Congo, nelle regione del Kouilou, sulle Montagne Mayombe a circa 50 chilometri dalla costa atlantica. Si tratta di un'area di circa 130 mila ettari di foresta umida tropicale, posti ad un'altitudine tra gli 80 e gli 800 metri. Due fiumi principali attraversano la riserva: il Loubano e il Ngone.

Nel 1988 l'area è stata inserita all'interno della lista della Riserve della Biosfera, nel programma Uomo e Ambiente dell'UNESCO. Inizialmente la sua superficie era di 62.500 ettari, poi estesi agli attuali spostando verso nord il confine. Oggi la ripartizione - secondo la classificazione delle Riserve della Biosfera - vede circa 91 mila ettari di zona centrale (core) dove è prevista la quasi esclusiva attività di ricerca, circa 27 mila ettari di zona buffer (dove è consentita l'attività umana) e circa 18 mila ettari di area di transizione.

L'area della riserva è attraversata dalla ferrovia che da Brezzaville conduce a Pointe Noire (Chemin de Fer Congo-Ocean), costruita dai francesi tra il 1924 e il 1931, che ha favorito gli insediamenti abitativi. Infatti sono oltre 20 mila gli abitanti all'interno della riserva, che principalmente vivono di agricoltura (banana e cassava), pesca e caccia. Inoltre sono presenti giacimenti di oro. Non sempre la popolazione, proprio a causa delle restrizioni imposte, ha un ottimo rapporto con la Riserva.

Nella riserva si possono vedere ancora elefanti, mandrilli, gorilla, scimpanzè, piccole scimmie, bufali e coccodrilli,  mentre, stando ai dati della Birdlife International,vi sono circa 270 specie di uccelli. Sono 45 le specie di serpenti osservate.

La stagione delle piogge dura da ottobre ad aprile, con febbraio mese più piovoso.

Vai alla pagina di Sancara sulle Riserve della Biosfera in Africa

lunedì 4 marzo 2013

Fatoumata Diawara, la nuova voce del Mali

Fatoumata "Fatou" (come sempre viene abbraviato il nome Fatoumata) Diawara è una giovane cantante e chitarrista maliana, sebbene nata, nel 1982, in Costa d'Avorio, da genitori entrambi del Mali (il padre aveva una compagnia di danza tradizionale). In realtà Fatoumata nasce come attrice cinematografica (fin dal 1996) e teatrale (lavorando con la compagnia Royal de luxe di Jean Luc Courcouit) e solo successivamente inizia la sua carriera di musicista. Proprio mentre recitava, e cantava per gioco, che Fatoumata, donna di una bellezza scultorea e dotata di uno stupendo sorriso, scopre la sua vocazione per la musica. Infatti, il suo album di esordio Fatou è solo del settembre 2011, dove tra gli altri è accompagnata da Toumani Diabatè alla kora, dall'ex bassista dei Led Zeppelin, John Paul Jones e dal percussionista nigeriano e pioniere dell'afro-beat Tony Allen (ex Fela Kuti band). I testi affrontano i temi della guerra, dell'abbandono dei minori e delle mutilazioni sessuali femminili, assieme a storie d'amore.
Dopo aver vissuto a Bamako da una zia attrice, aver rifiutato di studiare, essersi poi trasferita in Francia con i genitori ed aver studiato recitazione,  ha iniziato a lavorare con i registi maliani Adama Drabo e Cheick Oumar Sissoko.
Lo scorso anno (primavera 2012) è stata in tour in Italia. Oggi è sposata con un italiano.


Da un punto di vista musicale ha collaborato con Oumou Sagarè, Dee Dee Bridgewater, Harbie Hancock e l'Orchesta Poly-Rhytmo di Cotonou. E' molto attiva nella lotta contro la violenza sulle donne, in particolare in Africa. La sua musica, come ha avuto modo di dire, "vuole essere un modo per motivare le donne, per risvegliare le loro coscienze".
La sua voce intensa, il ritmo della sua musica energico e pulsante, la sua presenza scenica coinvolgente e trascinante (spesso balla e si scatena), assieme alla sua bellezza e ad una buona dose di sensualità, a volte molto vicina alla vera provocazione, ne fanno un'artista completa, ricercata e apprezzata nell'ambito della world music.

Ecco il sito ufficiale di Fatoumata Diawara

Vai alla pagina di Sancara sulla Musica d'Africa

venerdì 1 marzo 2013

La chiesa ortodossa etiope elegge il suo sesto patriarca

La chiesa ortodossa etiope - comunemente chiamata Tewahedo (unitaria) - ha eletto ieri il suo sesto Patriarca. Dalla scomparsa di Abune Paulos, avvenuta il 16 agosto 2012, che era stato a capo della chiesa dal 1992, la più antica chiesa cristiana d'Africa (e l'unica autoctona e non importata, ovvero non è frutto dell'opera missionaria europea) era priva della sua guida.
L'elezione di Abune Mathias, già arcivescovo di Gerusalemme, pone fine ad un periodo di incertezza.


La chiesa ortodossa etiope, che oggi conta circa 50 milioni di fedeli, la maggior parte in Etiopia, vanta una storia antichissima che secondo alcuni inizia tra l'anno 40 e l'anno 50 (durante il regno di Axum), frutto di una sintesi tra la chiesa d'oriente e l'Africa. Fino al 1959 la Chiesa Ortodosso Etiope era legata giuridicamente alla chiesa copta egiziana. Dal 1959 è divenuta autocefala.
Tra i luoghi di culto e di pellegrinaggio vi sono le chiese rupestri di Lalibela

La chiesa ortodossa etiope è stata fortemente repressa durante la dura tirannia di Menghistu (1977-1991) - lo stesso attuale patriarca fu per quasi un trentennio in esilio.

Ecco un'approfondimento sulla storia della Chiesa Ortodossa Etiope