martedì 19 agosto 2014

Siad Barre, l'uomo che affamò il suo popolo

Mohammed Siad Barre è sicuramente l'uomo (ovviamente non il solo) che ha contribuito a creare quella drammatica situazione in cui oggi vivono i somali. Egli infatti ha governato, ininterrottamente, la Somalia dal 1969 al 1991.
Con oltre 20 anni di potere assoluto non si può essere esenti da responsabilità.

Nato il 6 ottobre 1919, figlio di un pastore, resta orfano a 10 anni. Nel 1940, a 21 anni, entra nella Polizia Territoriale Coloniale Italiana (Zaptie). Dal 1950 al 1952 è alla Scuola dei Carabinieri di Firenze, dove diventa sottotenente. Tornato in Somalia, all'indipendenza nel 1960 (la Somalia era considerata un modello di democrazia africana, nonostante una forte divisione in clan), lascia la Polizia per entrare nell'Esercito. Fa carriera, diventando comandante in capo e viene a contatto con i militari sovietici (che addestrano l'esercito somalo) e con l'ideologia marxista. La svolta avviene il 15 ottobre 1969, quando viene assassinato, da una sua guardia, il Presidente somalo Alì Shermarke. Sei giorni dopo, quando il paese è sull'orlo della guerra civile, Barre con un golpe assume il potere. Il Consiglio Rivoluzionario Supremo, guidato da Barre, assume il potere. Gli uomini forti del nuovo regime sono il colonnello Kediye (ritenuto il padre della rivoluzione) e il capo della polizia, Korshel.
Inizialmente Barre è visto come un tiranno illuminato. Da un lato concede la gratuità della sanità e dell'istruzione e favorisce l'uso della lingua somala (facendola diventare una lingua scritta) e dall'altro istituisce il partito unico, abolisce la Costituzione e arresta i membri dell'opposizione. Già alla fine del 1971 Barre mostra le sue vere intenzioni. Le accuse di un tentato assassinio nei suoi confronti, ad opera di Kediye e del Vice-Presidente Ainache, lo portano ad essere l'unico uomo al comando (i due saranno giustiziati pubblicamente).
Nel luglio 1976 fonda il Partito Socilista Rivoluzionario Somalo, di cui gestisce ogni mossa, collocando suoi familiari ai vertici e facendo crescere il culto della sua personalità. In breve le strade del paese saranno invase da grandi foto raffiguranti la sua persona. Barre utilizza anche la tecnica di mettere in contrasto i clan del paese, generando quel sistema di conflitti incrociati, che ancora oggi rendono difficile qualsiasi ipotesi di risoluzione pacifica del conflitto.
La Somalia è al contesa nella guerra fredda. Luogo strategico per posizione, Barre entra prima nella sfera dell'URSS, ma poi, quando i sovietici intervengono a fianco dell'Etiopia nella guerra contro la Somalia (Guerra dell'Ogaden, 1977-78), Barre entra sotto la protezione degli Stati Uniti e dei paesi arabi moderati.

Barre stringe solidi e interessati rapporti con l'Italia ed in particolare con Bettino Craxi, che nel 1985 concede (dopo una storia di cooperazione avviata agli inizi degli anni 80) un aiuto record alla Somalia di 550 miliardi di lire. E, proprio in quel periodo, si genera un complesso sistema di corruzione e di traffico di armi e rifiuti, che contribuirà massicciamente al disastro futuro della Somalia e all'assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hravatin.
La Corte dei Conti italiana ha stabilito che dal 1981 al 1990 sono stati dati alla Somalia 1.506 miliardi di lire, serviti per costruire opere (mai finite e spesso inutili) di regime (vedi nel merito questo interessante articolo).

Alla fine degli anni '80 cresce il dissenso nei suoi confronti e nel solo periodo 1988-1990 il suo esercito elimina oltre 50 mila civili, accusati di ostacolare le sue "riforme". Nel luglio 1990, durante una partita di calcio, ordina all'esercito di sparare sul pubblico, accusati di manifestare dissenso nei suoi confronti. Ancora nel gennaio 1991, pochi giorni prima di venir destituito, fece bombardare la città di Harghesia, assistito da mercenari sudafricani, distruggendo oltre il 70% della città e causando almeno 5000 morti e oltre 500 mila rifugiati in Etiopia.

Il 26 gennaio 1991, la Somalia (in realtà alcuni clan di signori della guerra) mise fine alla dittatura di Siad Barre (che dopo essersi rifugiato nel nord del paese, passò per Nairobi, dove non fu molto gradito, per giungere infine a Lagos). La Somalia si liberava di un atroce dittatore e sconfinava in un baratro ancora più orribile, di cui oggi ancora non si intravede fine. La Somalia resta uno stato "tecnicamente fallito".

Siad Barre morì a Lagos di arresto cardiaco il 2 gennaio 1995.

Sul tema si può leggere l'interessante tesi di laurea di Paolo Andreatta sulla dittatura di Siad Barre che ricostruisce l'ascesa e la caduta di Barre.

Ecco alcuni post di Sancara sulla Somalia: 
- Somalia: la tragedia nel disastro
- Per colpa dei rifiuti
- Squalo a Mogadiscio, un ricordo
- Pirati di un paese inesistente 
- Libri: La trappola somala 
- Cinema: Black Hawk Down

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