sabato 18 luglio 2015

La paura di Renzi in Africa

I media africani, e quelli kenioti in particolare, hanno dato grande risalto, non senza ilarità, al fatto che il primo ministro italiano, Matteo Renzi, si si incontrato con il Presidente Uhuru Kenyatta indossando un vistoso giubbotto antiproiettile.
Ora è evidente che i più hanno visto quel gesto come un insulto alla nazione (immaginate se la Merkel o Obama arrivassero in Italia con analoghe misure di sicurezza). Si è anche molto sottolineato come Nairobi non sia Kabul e come i servizi di sicurezza kenioti sia attrezzati a ben altri problemi di sicurezza. Ammesso poi che quel giubbotto serva a difendere il Primo Ministro!
Altri (e tra questi i reporter italo-africano Fulvio Beltrami) mettono l'accento, polemicamente, sul fatto che l'Africa, e il Kenya in particolare, è da tempo invasa dalla mafia italiana, che a Malindi come a Mombasa, hanno le loro basi per tutti i loschi affari (droga, armi, diamanti, coltan, nightclubs, riciclaggio e rifiuti). Forse Renzi temeva più i suoi connazionali in Africa che gli africani?


Il sito CONNECT!V indaga (grazie al giornalismo indipendente d'inchiesta di altri tempi) proprio sulla ramificazione delle organizzazioni criminali italiani in ben 13 paesi africani (e tra queste il Kenya). Ne avevano già dato conto nell'aprile scorso il Fatto Quotidiano, l'Espresso e poche altre testate giornalistiche.
Quello degli affari mafiosi italiani in Africa (di cui già in passato altri avevano parlato, tra tutti Nigrizia) è un problema che la comunità internazionale deve affrontare pena la perdita di qualsiasi (!) credibilità nel continente.

Certo la scarsità di regole, la difficoltà di interfacciare dati ai fini investigativi e la corruzione della pubblica amministrazione africana, assieme ai grandi business disponibili in quasi ogni settore della moderna economia, giocano un ruolo di fondamentale nell'espansione nel continente delle organizzazioni criminali italiane (che, cosa ancora più preoccupante, sono entrate da tempo nei grandi affari delle migrazioni e della tratta di esseri umani).

Ecco forse Beltrami ha colto nel segno. Renzi dovrebbe preoccuparsi più dei suoi connazionali che vivono in Africa che dei locali.


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