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lunedì 9 agosto 2010

In tenda al Serengeti

Serengeti, Tanzania, agosto 1991

Un modo senz'altro economico per visitare i grandi parchi africani è quello di evitare i lussuosi lodge e prepararsi ad una spartana, ma decisamente affascinante, avventura in tenda. Organizzare un safari di questo genere richiede qualche tempo in più rispetto ad un pacchetto organizzato. Tempo ripagato dall'esperienza che da esso ne deriva. In primo luogo, trovato chi dispone di fuoristrada, autisti e tende (cosa comune tra le piccole agenzie turistiche di Arusha), si tratta di formare un equipaggio. Viaggiavamo io e Lucio, inseparabile compagno in quegli anni, e sulle vette del Kilimangiaro avevamo trovato Andrea, parmense. Con la proprietaria dell'agenzia, Paula, una donnona da un sorriso a tutto tondo e una risata rumorosa e divertente, avevamo tirato sul prezzo oltremodo, fino a trovare un accordo: avremmo trovato altre 7 persone per formare due equipaggi (cinque per auto). Passammo la mattinata, alla ricerca di compagni di viaggio e già all'ora di pranzo il gruppo (oltre a noi Carola, Francesca, Gino e Sabrina milanesi, Matthias e Michel svizzeri e Lo, cinese di Hong Kong) pianificava, in un delizioso ristorantino indiano, davanti ad un ottimo tikka, il percorso da compiere nei cinque giorni. Nel pomeriggio - dopo aver siglato l'accordo con Paula e aver verificato lo stato delle tende e delle attrezzature (pentolame vario, lampade etc), un rapido giro per fare "cambusa" in negozi -anche questi di proprietà di indiani): riso, scatolette, acqua e biscotti. Tutto l'occorrente per il campeggio. Al mattino, dopo una rapida sosta al mercato dove acquistammo verdure e frutta fresca, le nostre due auto partirono in direzione Serengeti. Inutile raccontare la meraviglia delle giornate nel grande parco. La sensazione è di essere in uno di quei documentari visti da bambini (e non solo), dove in ogni momento lo sguardo è rapito da un inatteso spuntare di qualche animale. Ma qui interessa giungere alla sera, quando, qualche chilometro dopo aver incontrato l'ultimo branco di leoni, giungiamo nel campeggio. Nessuna parentela con la nostra idea di campeggio. Un spiazzo, ampio, tra un paio di baobab e altri alberi insecchiti dalla stagione, recitanto, si fa per dire, da un semicerchio di arbusti a tratti fitti. Piantate le tende, gli autisti, dopo averci lasciato una macchina, se ne vanno (dormiranno ad una decina di chilometri, in uno spazio loro riservato in un grande lodge). Restiamo soli. Nel campeggio - dove non vi è personale, non vi sono bagni e non c'e acqua - vi saranno state una decina di tende. E' oramai sera, lontano si sentono i suoni della savana: barriti di elefanti, ruggiti e altro, che talora appaiono così vicini da farci sospendere il respiro. Dopo aver cenato con uno squisito (per il contesto) risotto con i gamberi, preparato da me e Lucio, ci attardiamo intorno al fuoco. La sensazione è di una pienezza straordinaria, il caldo smorza la sua presa, lasciando il posto ad una leggera brezza che ci costringe ad indossare una felpa. L'odore della savana, assieme ai suoi suoni, ci giunge assieme alla terra rossa sottilissima che oramai ha intriso il nostro corpo. Durante la notte saremo svegliati più volte da una iena che verrà a mangiare, direttamente dalla pentola, i resti del nostro riso.
All'alba il Sarangeti è uno spettacolo. I colori dell'azzurro del cielo e del sole che sorge si mescolano a quelli del verde, del giallo e del rosso della terra e degli alberi. Assistiamo ad occhi sbarrati al comporsi di un'opera d'arte.
Dicevamo che il campeggio non aveva bagni e acqua. E così come è normale, al mattino ci si avviava dietro a qualche cespuglio a fare i propri bisogni. A me è capitato di sentire, mentro ero accovacciato, dei rumori tra il fogliame. Mi volto e un'enorme faccione di un bufalo, mi osservava. Lentamente, molto lentamente, abbandono il campo. Questa storia del bufalo è una delle preferite dei miei figli, ovviamente l'ho colorita con una fuga con i pantaloni a mezz'aria, che genera in loro un grande divertimento. Il bufalo africano, stando alla nostra guida, è tra gli animali più pericolosi perchè attacca senza motivo.
Nei giorni che abbiamo dormito in tenda, abbiamo incontrato vari personaggi, e come spesso accade, sono iniziate a circolare racconti - di cui nessuno è in grado di verificare la veridicità - circa avventure occorse durante il campeggio. Le più interessanti riguardavano una coppia di tedeschi che ci raccontò di essersi svegliati al mattino con un grande leone che rovistava nei dintorni della tenda e di aver dovuto aspettare una buona mezz'ora prima che riprendesse il suo cammino verso la savana e quella di un gruppo di francesi che al loro rientro in campeggio hanno trovato tutto devastato dal passaggio di un branco di elefanti. Comunque sia, sono i fatti curiosi di chi frequenta in tenda il Serengeti.

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