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mercoledì 28 luglio 2010

Un diamante è per sempre

Il 49% dei diamanti del mondo è estratto in Africa. Il Botswana, l'Angola, il Sudafrica, la Repubblica Democratica del Congo e la Namibia sono tra i primi paesi al mondo che estraggono diamanti.
Miniere di diamanti ci sono anche in Repubblica Centro Africana, in Ghana, in Tanzania, in Costa d'Avorio, in Liberia, in Sierra Leone, in Guinea e in Lesotho.
In definitiva 13 Paesi dei 53 africani estraggono diamanti. Nel mondo sono una ventina (20) gli Stati che raccolgono quantità significative di diamanti (oltre ai 13 africani vi sono: Russia, Australia, Canada, Venezuela, Brasile, Guyana e Cina). E' evidente che l'Africa è un "paradiso diamantifero".

Il diamante è una delle forme allotropiche del carbonio. Gli antichi Greci ritenevano che fossero lacrime degli dei cadute sulla terra.

Il valore dei diamanti è determinato dalle cosidette 4 C - dall'inglese colour (colore), clarity (purezza), cut (taglio) e carat (peso in carati).
Il diamante nella foto, estratto in Lesotho nel 2006, dal peso di 603 carati (120,6 grammi - un carato equivale a 200 mg - grande quanto una pallina da golf) fu venduto a 12,4 milioni di dollari, con la previsione, di ricavarne una volta tagliato, circa 20 milioni di dollari.



La comunità internazionale, colpevolmente, si accorge (come sono buono!) tardivamente che, in particolare in Africa, il commercio dei diamanti serve a finanziare atroci guerre (in Sierra Leone, in Liberia, in Angola, nella Repubblica Democratica del Congo). Il sistema (su questo ritorneremo) è spesso uno scambio armi-diamanti, che coinvolge altri governi africani e lobby dei diamanti e delle armi extra-africane.
Infatti la prima risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Uniti che chiama in causa la questione del commercio di diamanti è la N. 1176 del 24 giugno 1998 che stabilisce che i diamanti dell'Angola (la guerra in Angola dura, al momento della risoluzione, oramai da 23 anni!) devono avere un certificato statale (cosa totalmente ignorata) e stabilisce sanzioni di scarsissimo effetto pratico. Con altra risoluzione, del 5 luglio 2000, le Nazioni Unite, stabiliscono il divieto di acquistare diamanti dalla Sierra Leone, dove era in corso una sanguinosa guerra civile (incominciata solo 9 anni prima, nel 1991).
Nel maggio 2000, a Kimberley (Sudafrica) si tiene una conferenza per discutere il legame tra il commercio dei diamanti e i conflitti armati nei paesi di origine. Nel dicembre 2000 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite sollecita un accordo sulla certificazione dei diamanti e il 5 novembre 2002 si firma quello che oggi è conosciuto come Kimberly Process . Un accordo tra l'industria dei diamanti (World Diamond Council) e i governi per certificare che i diamanti destinati ai mercati occidentali non provengono da zone di conflitto (una sorta di certificazione etica). Gli effetti prodotti sono ancora lievi.

Certo un diamante è per sempre, come recitava uno sport pubblicitario del colosso minerario De Beers, come sono per sempre le mutilazioni di centinaia di migliaia (molti bambini) di Sierraleonesi, amputati con i machete (vedi libro inchiesta di Greg Campbell, "Diamanti di sangue") o le mutiliazioni degli angolani saltati sulle mine antiuomo, a causa di questi pezzi di carbonio sporchi di sangue. Sono per sempre anche i ricordi di atroci stupri su donne e bambine africane.
La foto a lato è presa da RisoNero , un sito di solidarietà, volontariato e cooperazione internazionale.


Infine per chi fosse interessato ecco il sito di una Campagna di boicottaggio dei diamanti

1 commento:

margherita ha detto...

Ciao Gianfranco, complimenti per il post, è un'analisi molto interessante... non sai come mi sono cascate le braccia lo scorso anno d'estate quando ho scoperto per caso su Repubblica che non solo i diamanti sono insanguinati, ma anche le altre pietre preziose, comprate con il lavoro sporco e vendute al mercato nero nel Myanmar (Birmania)...

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