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lunedì 21 maggio 2012

Film sull'Africa: Spiriti nelle tenebre

Spiriti nelle tenebre (il titolo originale è The Ghost and The Darkness) è un film del 1996 diretto da Stephen Hopkins e tratto dal romanzo di John Henry Patterson, The Man-Eaters of Tsavo and Other East African Adventures. Il film si ispira ad una storia vera, avvenuta a partire dal marzo 1898, quando l'autore del romanzo, l'ingegnere capo e militare Henry Patterson, incaricato dal 1896 dalle autorità coloniali britanniche di costruire un ponte ferroviario sul fiume Tsavo in Kenya, si trovò a combattere con due leoni molto aggressivi. Durante i lavori, due leoni, descritti nel libro come "due maschi privi di criniera", aggredirono ripetutamente gli operai incaricati della costruzione (nel libro si parla di 135 operai morti).
La storia è quella della lotta per abbattere questi felini, cosa che avvenne, dopo innumerevoli tentativi negli ultimi giorni del 1898. Le pelli dei leoni, conservate da Patterson, furono poi vendute al Field Museum di Chicago, dove ancora oggi sono custodite.
Il film racconta delle avventure di Hanry Patterson (interpretato da Val Kilmer) che tenta, con l'aiuto del cacciatore Charles Remington (interpretato da Michael Douglas, ed inventato per il film) di uccidere i due leoni (mangiatori d'uomini) che rallentano, con le loro incursioni, l'avanzata del cantiere per la costruzione del ponte sul fiume Tsavo. Il tentativo di cacciare i leoni è accompagnato da elementi di magia, peraltro presenti anche nel testo del romanzo. Alcuni degli operai Masai, coinvolti, assieme agli indiani, nella costruzione del ponte, iniziarono a credere che i leoni non fossero altro che spiriti incaricati di impedire la profanazione del territorio (da cui il titolo). La lotta si chiuderà con la morte del primo leone, ucciso dal cacciatore Remington (nel libro entrambi i leoni sono uccisi da Patterson) a sua volta divorato dal secondo leone. A Patterson resterà la soddisfazione di eliminare l'ultimo dei leoni e completare i lavori del ponte.



Il film, che per motivi fiscali fu girato in gran parte in Sudafrica (in particolare nel Songimvelo Game Reserve), con solo alcune scene girate nello Tsavo National Park del Kenya, appare sotto molti aspetti incompleto. Non riesce a trasmettere ne il clima di quel periodo storico, a parte qualche rappresentazione ben riuscita dello sforzo enorme che fu prodotto per la costruzione dei grandi tratti ferroviari africani (in questo caso si tratttava della ferrovia che da Mombasa andava verso il Lago Vittoria), ne tantomeno la complessità dei rapporti interetnici tra i soggetti coinvolti nella costruzione della ferrovia (in realtà molti dei "Masai" del film sono sudafricani). Il film diventa alla fine un omaggio alla suspance e al clima di tensione, tipico dei film dell'horror e di avventura. Sotto certi versi, un'occasione persa per raccontare un episodio simbolico di un particolare periodo storico.

Rispetto al libro, il film aggiunge il personaggi del cacciatore (in una pessima interpretazione di Douglas), toglie l'importante elemento dell'assenza della criniera nei leoni e aggiunge alcuni tratti romantici, inesistenti nel racconto.
Gli storici dissentono molto sul numero elevato degli uomini "mangiati" dai leoni. Si ritiene che il numero non abbia superato la trentina (non 130 come scritto da Patterson). Inoltre si ritiene che i leoni siano - inusualmente - diventati affamati di carne umana, in parte per l'epidemia di peste che coinvolse i bovini negli anni 1890 (che ridusse quindi le prede disponibili, soprattutto zebu' e bufali).


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