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giovedì 21 maggio 2015

Land Grabbing nel documentario di Alfredo Bini

Si chiama Land Grabbing o Land to Investors? il breve documentario (sono circa 15 minuti) prodotto dal giornalista free-lance Alfredo Bini su di un tema, quello del "furto di terra" di grande attualità in periodo di Expo, il cui motto è "sfamare il pianeta".
Bini indaga in particolare sul fenomeno in Etiopia, che rappresenta uno dei luoghi del pianeta ove il tema si presenta in modo più significativo. I motivi sono molteplici: un territorio ampio, con vasti altopiani e abbondanti corsi d'acqua, terre nominalmente incoltivate, una vicinanza strategica ai paesi della Penisola Araba (che sono i maggiori acquirenti), una diffusa povertà (l'Etiopia è tra i 15 paesi più poveri del pianeta) e una corruzione molto alta. Tutti questi fattori determinano una situazione ottimale affinchè pezzi di territorio, si parla di oltre 3,5 milioni di ettari, ovvero l'equivalente della Guinea Bissau o della Moldavia o del Belgio (con una buona aggiunta). 

Il governo etiope si giustifica, come al solito, con la necessità di far quadrare i conti statali. Conti di un paese tra i più poveri del mondo, che continua a spendere una parte importante del proprio Pil in armi e che ha quasi il 40% della popolazione (gli etiopi sono circa 95 milioni) che vive con meno di 1 dollaro e un quarto al giorno.
Naturalmente non è affatto vero che le terre sono vuote. Sono territori occupati da pastori nomadi che si vedono così sbarrare la strada verso i pascoli e la loro stessa vita. Perchè una delle bellezze dell'Etiopia è proprio la sua ricca storia (unico paese a non essere colonizzato, se si esclude la brevissima parentesi italiana durante il secondo conflitto mondiale) e la sua complessa architettura sociale fatta di popoli, culture e religioni diverse. Proprio le tribù nomadi o semi-nomadi degli altopiani costituiscono una ricchezza antropologica e culturale di primaria importanza per l'intera umanità (che non dimentichiamolo ha avuto la sua origine proprio in queste terre).

Sulla protezione dei popoli nomadi e sul pericolo che essi corrono vi rimando a Survival International, il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni, che da oltre mezzo secolo segue con attenzione questi temi e che anche recentemente ha lanciato l'ennesimo allarme.

In sostanza si può affermare che il land grabbing non aiuta le popolazioni locali (la totalità del prodotto è destinato ad esportazione), inoltre a causa dello sfruttamento lavorativo (nelle aree di produzione non vi sono regole), dell'utilizzo massivo delle risorse idriche danneggia lo stesso paese che vende o affitta le terre. Infine, privando le popolazioni nomadi dei loghi di pascoli e spesso di residenza stagionale, mette a repentaglio la sopravvivenza stesse di questi popoli.

Quando si parla di questi temi dobbiamo però essere realisti. Si prevede che per sfamare circa 9,5 miliardi di persone nel 2050, vi sarà bisogno di un aumento della produzione agricola tra il 70 e il 100 per cento di quella attuale. I potenti (i ricchi) del pianeta si stanno accaparrando la loro sopravvivenza per il futuro.



1 commento:

francesco ha detto...

https://www.youtube.com/watch?v=Le06FhmuHlI

dura tre minuti, fatto da Oxfam, interessante (peccato ache ncora nessuno l'abbia sottotitolato in italiano)

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