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martedì 23 settembre 2014

Droghe: è ora di cambiare

Non vi sono dubbi. Decenni di politiche di guerra globale contro le droghe sono miseramente fallite. Quel colossale business che si aggira tra gli 870 e i 1000 miliardi di dollari all'anno (1,5% circa del PIL mondiale) resta invariato nel tempo, senza mostrare i segni dell'età.
Anche il recente rapporto World Drug Report 2014 dell'UNODC (United Nations Office on Drugs and Crime) lo conferma nella sua pienezza.

Da un lato crescono o sono stabili le produzioni delle sostanze illecite e dell'altro crescono i consumatori.
Gli oppiacei (da cui si ricavano morfina e eroina) sono coltivati in 296.720 ettari (di cui 209.000 nel solo Afghanistan). L'area complessiva è grande come quella del 1998, dopo essere leggermente diminuita. Oltre all'Afghanistan, l'oppio è coltivato in Myanmar, Vietnam e Pakistan.
Invade i nuovi mercati, che sono rappresentati dall'est dell'Asia, dall'Oceania e dall'Africa, mentre negli storici mercati, come il Nord America, gli oppiacei di sintesi stanno soppiantando quelli derivati dall'oppio.
La coca è prodotta di fatto in tre paesi: Colombia, Bolivia e Perù, con un leggero calo della produzione (133.700 ettari), su valori simili al 1990. Il consumo è di fatto concentrato nel Nord America, Europa e Oceania.
La cannabis, coltivata e consumata sotto forma di erba in quasi tutto il globo, è invece prodotta nella sua forma di resina (haschish) in Nord Africa in particolare in Marocco), nel sud-ovest asiatico e in Medio Oriente.
Infine, i derivati delle anfetamine e in genere le nuove droghe sintetiche (348 conosciute nel 2012), pur essendo difficilissimi da quantificare, sono prodotti in Nord America e Asia.

Il rapporto sottolinea come sono circa 243 milioni i consumatori nel mondo (erano 208 milioni nel 2006), ovvero oltre il 5% della popolazione mondiale tra i 15 e i 64 anni. Di questi sono 183 mila i morti (dato riferito al 2012).
Sono circa 12,6 milioni i consumatori per via endovenosa e quasi 1,6 milioni i sieropositivi da HIV.

da Cartografareilpresente
Per quanto riguarda l'Africa, il rapporto evidenzia come, seppure lentamente, i tradizionali consumi di cannabis (oggi il 60% dei consumatori africani usa questa sostanza), tendono ad essere soppiantati da altre sostanze e in particolare dagli oppiacei (il 15% dei consumatori, con circa un milione di tossicodipendenti per endovena), da droghe sintetiche (10%) e da cocaina (il 5% dei consumatori).
Da tempo la WACD (West African Commission on Drugs) chiede la depenalizzazione dell'uso delle droghe, ritenendo fallimentari le politiche attuate finora (i dati sono chiari: all'aumentare della repressione sui consumatori essi aumentano e con essa la mortalità). Naturalmente porre la dipendenza da sostanze come un problema di sanità pubblica richiede denaro. Negli Stati Uniti il budget dei servizi per la lotta alle dipendenze è di 9,2 miliardi di dollari l'anno, ovvero l'equivalente dell'intero budget per la sanità di tutti i paesi dell'Africa Occidentale, Nigeria esclusa.
Nel recente rapporto (giugno 2014) la WACD sottolinea come l'Africa Occidentale si stia trasformando da zona di passaggio del traffico verso l'Europa a zona di produzione e consumo.
Questo processo ha destabilizzato profondamente le società dei paesi coinvolti (Guinea Bissau e Mali sono le situazioni maggiormente interessate da queste trasformazioni). Oggi il traffico passa anche per le mani dei molti gruppi di estremisti che affollano il continente.
A partire dal 2005, quando i cartelli della droga sud-americani, finanziarono la campagna elettorale del presidente della Guinea Bissau, la situazione si è deteriorata di anno in anno e le zone di interesse dei narcotrafficanti si sono estese. Hanno coinvolto altri paesi come la Guinea, la Sierra Leone, il Gambia, il Senegal e il Mali. Questo processo (ovvero la rotta della cocaina dal sud-america all'Europa), ha poi interessato altri paesi come il Benin, il Togo, il Ghana e la Nigeria e infine l'Angola e il Sudafrica.

Appare evidente che la strada futura non può che essere la liberalizzazione di tutte le sostanze e la gestione della produzione e della vendita affidata agli stati nazionali. Un recente studio ha calcolato che la filiera della produzione dell'oppio rende ai trafficanti il 16.800% di quanto rende ai produttori (per fare un esempio, una sostanza preziosa e costosa come il caffè, rende alla filiera della lavorazione e della vendita il 413%).
Sono tantissimi denari (quei circa 1000 miliardi di dollari) che arricchiscono un mondo fondato sulla illegalità, sulla corruzione e sulla criminalità che sempre maggiormente (attraverso l'immisione di denaro nei sistemi legali dell'economia) è in grado di indirizzare le scelte dei governi e le loro azioni.

Colpire le organizzazioni criminali, togliendo loro l'origine di una parte consistente loro guadagni (le altre fonti sono, nell'eordine, le armi e la tratta degli esseri umani) è un imperativo.


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