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domenica 2 novembre 2014

La fine di Campaorè

In queste ore si è consumato l'ennesimo colpo di stato in un paese africano. Uno come tanti, verrebbe da pensare, di quelli che a partire dagli anni '60 del secolo scorso, si sono succeduti con una sorprendente regolarità (nel passato) o al ritmo di 1-2 ogni anno (nell'ultimo decennio).
Quello del 31 ottobre però è un colpo di stato particolare. Avviene in Burkina Faso, il "paese degli uomini integri" come aveva voluto chiamarlo (i coloni lo avevano chiamato, senza molta fantasia, Alto Volta), nel mezzo della sua breve rivoluzione, Thomas Sankara. A fuggire, in fretta e furia (destinazione Costa d'Avorio), con un codazzo di fedelissimi e galoppini di ogni genere, l'uomo che da sempre è sospettato (e anche molto più che sospettato) di aver organizzato, con la complicità della Francia, della CIA e della Costa d'Avorio, quel 15 ottobre 1987, l'agguato che costò la vita a Sankara e che mise fine alle speranze del popolo burkinabè: Blaise Campaorè.
Dopo quasi trent'anni al potere (Campaorè era il settimo leader africano per longevità e tra i primi venti nel mondo) il regime di Campaorè, già scricchiolante da anni, non ha retto alla pressione popolare contraria al tentativo di modificare la Costituzione che impediva a Blaise di ricandidarsi alla Presidenza (il limite è posto a due mandati).
La folla si è riversata per le strade, ha bruciato l'edificio del Parlamento  (si parla di una trentina di morti e un centinaio di feriti) costringendo i militari, da sempre legati al Presidente (che fino all'ultimo ha tentato di ritirare la proposta di legge e guidare personalmente il Paese alle prossime elezioni), ad intervenire e prendere in mano la delicata situazione. Il vice-capo della Guardia Presidenziale, il corpo scelto voluto da Campaorè per la sua difesa, Isaac Zida è da ieri alla guida del Burkina Faso. Le prossime ore saranno cruciali: i militari che da sempre guidano il paese (gli stessi Sankara e Campaorè provenivano dall'esercito) vogliono guidare la transizione, ma la gente preferirebbe un governo civile. Il popolo ha indetto per oggi una grande manifestazione, nonostante il coprifuoco decretato dall'esercito. Qualcuno già vede in questa azione del popolo burkinabè un nuovo "autunno africano" (in assonanza con le primavere arabe di qualche anno fa).

La fine di Campaorè apre anche una speranza, quella che una volta e per sempre, si possa far chiarezza sulla fine di Thomas Sankara. In tutti questi anni il regime ha impedito di accedere a qualsiasi informazione utile per conoscere la verità e fare giustizia (nonostante molte pressioni internazionali indipendenti).

Per il Burkina Faso si tratta del sesto colpo di stato nella sua breve storia, iniziata con l'indipendenza dalla Francia del 5 agosto 1960.



Campaorè, che era stato intimo amico di Thomas Sankara (l'aveva conosciuto nel 1976 in un campo di addestramento in Marocco, quando entrambi erano giovani ufficiali dell'esercito). Fu Ministro della Giustizia durante il governo di Thomas Sankara. Nel 1985 sposò Chantal Terrasson, nipote dell'allora Presidente della Costa d'Avorio, il potente Felix Houphauet-Boigny. Nel 1987, quando aveva 36 anni, tradì il suo compagno d'armi Thomas Sankara, organizzando il suo assassinio e impedendo poi qualsiasi investigazione sulla morta del giovane rivoluzionario. 
Alla base del suo tradimento vi è stato senz'altro l'assicurazione di una lunga e sicura protezione (cosa che è regolarmente avvenuta, visto che sono trascorsi quasi 30 anni) a fronte dell'eliminazione di un uomo, Sankara, che iniziava a diventare scomodo (le sue idee stavano "contaminando" altri Paesi africani) e che aveva stretto alleanze non molto gradite alla Francia e agli Stati Uniti.

Ecco il link ad uno straordinario documentario del giornalista Silvestro Montanaro sulla morte di Thomas Sankara

2 commenti:

franz ha detto...

non tutti i colpi di stato sono uguali, qualcuno (speriamo) è migliore degli altri.

Gianfranco Della Valle ha detto...

Speriamo sia così! Ciao e grazie
Gianfranco

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