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venerdì 21 novembre 2014

Rapporto sulla protezione internazionale in Italia

E' stato pubblicato nei giorni scorsi il 1° Rapporto sulla Protezione Internazionale in Italia 2014, un sforzo congiunto e corposo (sono oltre 240 pagine) fatto dalle varie "agenzie" che operano, a vario titolo, su questi temi: ANCI  (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani), Caritas, Cittalia, Fondazione Migrantes, SPRAR (Sistema di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati) e con la collaborazione dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR).
Una fotografia - purtroppo spietata e cruda- che oltre ad analizzare sessant'anni di storia "di rifugiati" (dalla Convenzione di Ginevra del 1951) attraverso le crisi che da allora ad oggi hanno accompagnato il nostro mondo, porta ai nostri giorni e al nostro paese. Storia, dati analitici e mappe per comprendere una realtà alla quale i più si riferiscono, aihmè, per sentito dire e per luoghi comuni.

Un rapporto che molti dovrebbero leggere come un libro, un'analisi storica che attraverso il passato aiuta a comprendere le ragioni del presente.
Un modo, se si vuole onesto, per comprendere i meccanismo che regolano (dopo decenni di esperienze) lo status di rifugiato, le richieste di asilo e molto altro. Con rigore e chiarezza vengono inoltre definite categorie e parole chiave che sono l'essenza di quest complessa disciplina.

Vi è un dato sconvolgente. Sono oltre 51 milioni le persone del mondo che fuggono da guerra, da gravi violazioni dei diritti umani e da ogni sorta di lesione delle libertà individuali (vedi questo vecchio post di Sancara) e che spesso finiscono vittime della tratta di esseri umani, aggravando una situazione già ai limiti della tollerabilità.

Sfatiamo subito una cosa, ovvero che a dispetto della posizione geografica italiana e del vocio di alcune forze politiche, l'Italia non è il luogo dove avvengono la maggioranza delle richieste d'asilo in Europa. E' la Germania (con 127 mila richieste circa) la capolista di questa orribile classifica, seguita da Francia (66 mila), da Svezia (54 mila) e poi da Italia (26.620 richieste) e da Austria (17 mila).

Per quanto riguarda l'Italia, delle 26.620 richieste d'asilo del 2013, esse provengono da Nigeria (circa 3500), da Pakistan (3292), da Somalia (2774), da Eritrea (2109), da Afghanistan (2056) e  dal Mali (1806).
Di essi, oltre il 40%, ha un'alta scolarità (superiori e laurea).

Vi è poi il capitolo dei minori non accompagnati che chiedono asilo. Di essi il 19,9% proviene dalla Somalia (un paese fallito e secondo alcuni senza speranza), il 14,3% dal Gambia, l'8,7% dal Mali, come dal Bangladesh e dall'Afganistan.
Sorprende come in questa classifica figuri un microscopico paese (che conosco bene) e che ha delle situazioni ben diverse da quella delle altre nazioni di maggiore grandezza.

Un'orribile classifica perché non dimentichiamolo mai, parliamo di persone che fuggono, lasciando dall'oggi al domani ogni cosa, ogni ricordo, ogni affetto e perfino figli, madri e padri, che sanno che non rivedranno mai più. A volte hanno una storia nei campi profughi sparsi nelle vicinanze dei luoghi delle crisi, altre volte no.

Un report che vi invito a leggere (o perlomeno a sfogliare) perché aiuta a comprendere non solo la situazione internazionale e quella specifica italiana (il report contiene anche tutte le statistiche e i numeri sulle accoglienze italiane dei profughi divisi per provincia e città), ma a smascherare ipocrisie e idiozie dette e scritte da chi usa questi temi per nascondere il proprio fallimento e alimentare falsi e pericolosi pensieri su di un tema che merita l'attenzione e la partecipazione di tutti.

Ecco una sintesi del rapporto
Dal blog Minori stranieri non accompagnati è possibile leggere l'intero report

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