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venerdì 3 aprile 2015

Burundi: quello che non ci dicono

Del Burundi si è sempre saputo poco. Del piccolo stato dell'Africa Orientale, poco più di 10 milioni di abitanti, schiacciato tra Repubblica Democratica del Congo, Tanzania e Ruanda, si è parlato, almeno fino al 1994, sempre in associazione al vicino Ruanda, per gli scontri etnici, tra tutsi e hutu, che si susseguivano con grande regolarità e violenza. Poi venne il 6 aprile 1994 che cambiò i destini dei due paesi. In Ruanda l'orrendo genocidio mise il paese sotto gli occhi di tutti ed in particolare della colpevole comunità internazionale. Tristemente la fama e le attenzioni sul Ruanda, mettevano sempre più il Burundi in un angolo, nonostante quel 6 aprile anche il Presidente del Burundi l'hutu Cyprien Ntaryamira perì sotto i razzi che diedero avvio ad una delle più tristi vicende dello scorso secolo.
In Burundi la guerra civile preseguì, sebbene offuscata dai fatti del Ruanda, con scontri armati e colpi di stato. Poi calò il silenzio.

Fonti giornalistiche competenti ci informano che in Burundi è in atto un colpo di stato, nel silenzio dei nostri media. Fulvio Beltrami - giornalista free lance italo-africano - da tempo segnala movimenti e strategie in atto nel vicino Burundi (lui vive in Uganda) e oggi pubblica su L'Indro (un quotidiano indipendente online) l'interessante analisi che vi invito a leggere.

In estrema sintesi in Burundi siamo alla resa dei conti (e come tutte le situazioni del genere, e ancora di più in Africa, il rischio che tutto si trasformi in un bagno di sangue è elevatissimo). Una resa di conti tra il Presidente Pierre Nkurunziza (ex leader dei ribelli del CNDD-FDD, in carica dal 2005 e intenzionato a candidarsi per la terza volta nonostante la Costituzione lo vieti) un hutu legato alle milizie Imbonakure (in continuità con gli autori del genocidio in Ruanda) e il Ministro della Difesa, il generale Pontien Gaciyubwenge, che mercoledì scorso ha diramato l'ordine di disarmare i civili senza consultare il Parlamento e il Presidente.
L'azione della Ministro della Difesa sembra avere lo scopo di evitare un bagno di sangue e ristabilire i principi democratici.
Le Nazioni Unite, la chiesa (molto forte in queste aree) e alcuni paesi limitrofi hanno invitato il Presidente Nkurunziza a farsi da parte e rispettare la Costituzione, ma l'approssimarsi delle elezioni stanno facendo crescere pericolosamente la tensione. 

Le prossime ore e prossimi giorni saranno decisivi per la tenuta della pace in un contesto già fortemente instabile e pericoloso. L'accendersi di una nuova miccia nel Burundi significherebbe una quasi certa contaminazione dell'intera area.

Beltrami conclude la sua analisi con la volontà di rimanere sul tema e aggiornarci sugli sviluppi della situazione. Potete seguire Fulvio su Twitter (@Fulviobeltrami) oppure nelle pagine Facebook di African Voices che sicuramente seguirà con grande attenzione quello che, per ora solo Beltrami, ci sta raccontando dal Burundi.

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