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domenica 30 ottobre 2016

Ippopotamo, il cavallo di fiume

L'ippopotamo (Hippopotamus amphibius), dal greco "cavallo di fiume" è un gigantesco  mammifero erbivoro africano che può arrivare a pesare 1800 chilogrammi. Attualmente, delle quattro specie conosciute della famiglia degli Hippopotamidae, rappresenta una dei due generi ancora viventi. L'altro è l'ippopotamo pigmeo (Hexaprotodon liberienisis). Sono oramai estinte, da tempo, le specie di ippopotami che vivevano in Europa e in Madagascar. 
In accordo con la classificazione della lista rossa dell'IUCN l'ippopotamo è una specie vulnerabile (VU) (nel 1996 era classificato come a basso rischio di estinzione). 
Sebbene non vi siano studi precisi e sia molto difficile ipotizzare la popolazione totale degli ippopotami che comunque non dovrebbe superare le 150 mila unità.
E' interessante notare come studi recenti hanno portato a stabilire che geneticamente l'ippopotamo è più vicino alla balena che ad altri artiodattili (bovini, ad esempio).
E' un erbivoro (sebbene gli zoologi lo definiscano un "carnivoro facoltativo", perché in talune circostanze mangia anche carcasse di animali) che pascola spesso durante la notte, perché durante il giorno passa la maggior parte del tempo in acqua, semisommerso.
La sua presenza ha una funzione utile per l'intero ecosistema, contribuendo a concimare la terra (con le sue feci), favorendo così la sopravvivenza di altre specie animali e a proteggere le area dagli incendi poiché nei pascoli degli ippopotami l'erba sembra tagliata da un giardiniere!
Naturalmente gli ippopotami non distinguono tra erba spontanea e campi coltivati entrando in contrasto con gli agricoltori. Inoltre altri due pericoli incombono sulla sua sopravvivenza: la sua carne è molto apprezzata e, cosa più grave, i suoi canini (che possono essere anche 60 centimetri) sono ricercati come sostitutivi dell'avorio.
Contrariamente alle apparenze, è un animale molto veloce che diventa aggressivo se si entra nel suo territorio. Viene ritenuto il secondo animale, dopo il coccodrillo, più pericoloso in Africa.

La sua distribuzione in Africa, che un tempo era molto ampia (in rosso nella mappa) è ora diventata esigua ed a macchia di leopardo (in verde). Lungo la valle del Nilo, dove un tempo gli ippopotami vivevano fino alla foce, oggi non superano Khartoum. Vive inoltre anche fino a 2000 metri di altitudine, dove il suo corpo ben si adatta anche a temperature vicino allo zero.
Tra le storie curiose sugli ippopotami vi è senz'altro quella di Pablo Escobar, il più conosciuto narcotrafficante del mondo, che durante l'epoca del suo massimo "splendore" (negli anni '80 - Escobar fu ucciso nel 1993) si era fatto arrivare - clandestinamente come ogni cosa - due esemplari di ippopotami da mettere nello zoo, situato nell'Hacienza Napoles, che aveva allestito per suo figlio. Nel tempo gli animali si sono riprodotti e sembra abbiano raggiunto il numero di 50 esemplari, con un grande problema di gestione.

Lake Manyara, 1991
Resta però tutto il fascino di questo enorme animale, che da lontano sembra appunto essere un "grande bonaccione" e che visto nel suo habitat appare in tutta la sua bellezza.

La prima volta che ho visto gli ippopotami in acqua, nel loro habitat naturale è stato a Lake Manyara, in Tanzania, la foto è di quel giorno. Fu uno spettacolo meraviglioso. Una ventina di esemplari erano solo a pochi metri da me e intorno a loro centinaia di pellicani e cormorani. I loro suoni rimbombavano nell'aria e di tanto in tanto sembravano scoppiare delle enormi risse, con uno scatto le enormi bocche si aprivano e mostravano enormi denti. L'acqua si agitava e gli uccelli volavano via creando un'enorme nuvola bianca e nera. Poi, solo pochi secondi dopo, tutto tornava alla normalità. Dalla sponda del lago gli ippopotami sembravano innocui e per nulla aggressivi. 

Ecco la scheda dell'IUCN dell'Ippopotamo
Ecco la scheda su African Wildlife Foundation

Vai alla pagina di Sancara sugli Animali d'Africa

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