Visualizzazione post con etichetta boigny. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta boigny. Mostra tutti i post

venerdì 3 dicembre 2010

Cosa accade in Costa d'Avorio, le origini

La commissione elettorale ha decretato la vittoria di Alassane Ouattara, che con il 54,1% ha battuto il presidente in carica Laurent Gbagbo che si è fermato al 46%, nel ballottaggio delle elezioni persidenziali svoltesi il 28 novembre scorso. Alle elezioni ha votato l'80% degli aventi diritto. Tutto normale? Le tensioni scoppiate dopo l'annuncio, si parla di 8 morti e 14 feriti, così come la chiusura delle frontiere sono solo "scaramucce" post elettorali? E' da aggiornare la situazione: infatti la Commissione Costituzionale ha esattamente rovesciato questo verdetto nella giornata del 3 dicembre (poche ore dopo aver scritto questo post) assegnando la vittoria a Gbagbo con il 51,4% e riconoscendo presunti brogli nel nord del paese. Ovvio che la situzione rischia ancor più di precipitare. Di Costa d'Avorio si parla poco, la guerra civile non è stata sanguinosa come altrove, gli interessi in gioco non sono così alti (l'economia della Costa d'Avorio si regge sulla produzione di prodotti agricoli cpme il cacao, il caffe e l'olio di palma).
In realtà la questione è molto più complessa e ha origine il 7 dicembre 1993, quando dopo 33 anni di dominio assoluto (la Costa d'Avorio divenne indipendente, dopo essere stata colonia francese nel 1960) e incontrastato muore Felix Houphoiuet-Boigny. Boigny, medico di etnia Baoulè, oltre ad essere stato uno dei leader più longevi d'Africa, aveva instaurato un regime personale, dove oltre ad essere leader politico era il grande saggio, il leader spirituale e il padre della nazione. Famosa fu la sua idea, realizzata, di costruire, per il modico costo di 300 milioni di dollari, la Basilica de Notre Dame de la Paix (nella foto) a Yamoussoukro, che altro non è che una copia della Basilica di San Pietro in Vaticano. In realtà Boigny fu il baluardo francese in Africa, anticomunista e fedele esecutore degli ordini francesi (spesso quelli di cui non si parla e di cui si nega l'esistenza), è stato coinvolto in molti golpe in paesi stranieri (tra cui quello che destituì e uccise Thomas Sankara in Burkina Faso) e nell'appoggio alle guerriglie anti-comuniste di mezza Africa, come l'UNITA in Angola.
Alla sua morte egli designò come successore il Presidente dell'Assemblea Nazionale, ed ex ambasciatore negli Stati Uniti, Henry Koran Badiè che vinse la "battaglia alla successione" contro il Primo Ministro ed econonomista del Fondo Monetario Internazionale Alassane Ouattara (lo stesso che ieri è stato proclamato vincitore delle elezioni e poi di nuovo sconfitto, vedi aggiornamento in rosso). Badiè governò fino al 24 dicembre 1999 quando un colpo di stato, guidato da giovani ufficiali portò al potere Robert Guei . Nel periodo del suo governo Badiè aveva guidato una dura lotta contro Ouattara accusato di non essere "ivoriano puro" (nato in Costa d'Avorio, ma secondo alcuni in Burkina Faso). Il generale golpista Robert Guei era stato un ardente sostenitore di Boigny, ma quasi subito era entrato in conflitto con il nuovo presidente Badiè, soprattutto nella sua lotta contro Ouattara (ad esempio Guei aveva rifiutato nel 1995 di schierare l'esercito contro i sostenitori di Ouattara).
Nell'ottobre 2000 si tennero le elezioni, dove con un'astuta riforma costituzionale Ouattara fu escluso (perchè non era in grado di dimostrare di avere entrambi i genitori ivoriani), così come fu escluso, per altre ragioni, Badiè.
Il risultato fu che a vincere le elezioni, con il 59%, fu l'ex professore universitario e leader di un partito di ispirazione socialista Laurent Gbagbo (presidente ancora in carico). Gbagbo era stato il massimo oppositore di Boigny, aveva fondato nel 1982 il Fronte Popolare Ivoriano, era stato in esilio dal 1985 al 1988 e nelle elezioni del 1990 (le prime volute da Boigny per dare una parvenza di democrazia) aveva ottenuto l'11% dei voti.
Il generale Guei non ricobbe la sconfitta, ma una rivolta popolare permise a Gbagbo di diventare il primo presidente eletto della Costa d'Avorio, il 26 ottobre 2000.
La pace durò fino al 19 settembre 2002, quando un tentativo di golpe fallì, ma i movimenti ribelli conquistano il nord del paese dando avvio ad una guerra civile (tra i primi a morire fu il generale Robert Guei, assassinato misteriosamente il 21 settembre). Gli accordi di pace, che prevedevano che Gbagbo restasse presidente ma affiancato da un primo ministro neutrale fallirono miseramente nel novembre 2004 quando i ribelli del nord rifiutarono di deporre le armi. Di fatto il paese è spaccato in due.
Il mandato presidenziale di Gbagbo, in scadenza del 2005, venne prorogato di anno in anno in attesa della risoluzione del conflitto interno. Il 4 marzo 2007 venne firmato in Burkina Faso un nuovo accordo di pace con il leader delle Forces Nouvelles, Guillaume Soro, che un mese dopo divenne primo ministro all'età di 35 anni e che in queste elezioni, come tutto il nord del paese, si è schierato con Ouattara (anch'esso originario del nord).
Dopo molti rinvii (le elezioni furono programmate per il 2008, poi per il 2009) si giunge alle attuali elezioni.

I motivi che sono alla base della spaccatura del paese e del conflitto che da essa deriva, come spesso accade in Africa, intersecano questioni etniche, questioni religiose (il nord è mussulmano, mentre il sud è cristiano) e interessi tra le lobby economiche dei proprietari terrieri e la manodopera anche proveniente da fuori paese.
Naturalmente il fatto che il risultato delle elezioni non sia facilmente accettato (e controllato) rischia di favorire quella parte del paese (in parte rappresentato dalle elite militari, ma non solo) che nell'affermare che il paese non è pronto per la democrazia, è pronto ad imporsi con metodi militari. La Costa d'Avorio è in bilico.
Vi posto questa intervista radio al caporedattore di PeaceReport Alberto Tundo, raccolta da Radio Onda d'Urto, sulla situazione in Costa d'Avorio.