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domenica 9 gennaio 2011

Iniziate le operazioni di voto per il referendum nel Sud Sudan

Oggi 9 gennaio 2011, come oramai annunciato da tempo (quasi 6 anni) e come previsto dagli accordi di pace, si vota il referendum per l'autodeterminazione del Sud Sudan. E' una data storica per chi ha vissuto quasi mezzo secolo di conflitto.
L'esito del voto appare scontato agli occhi di tutti. Le operazioni di voto e il successivo scrutinio saranno complesse. Si vota infatti fino al 15 gennaio (siamo in un territorio dove recarsi al seggio può richiedere anche 2-3 giorni di cammino). IL 1 febbraio sono attesi i primi risultati provvisori, mentre è il 14 febbraio la data in cui ci si aspetta il risultato definitivo.
Perchè il referendum sia valido è necessario che voti il 60% degli iscritti (circa 3,9 milioni di persone).
Della popolazione del Sud Sudan circa l'80% è analfabeta, infatti le schede sono state disegnate con semplici disegni che permettono le due scelte(unione con il Nord con due grandi mane congiunte o la separazione con una mano aperta).
Non si voterà (il referendum è stato postecipato forse a luglio) nel distretto di Abyei (zona petrolifera) contesa sia dal nord che dal sud e dove l'arbitrariato internazionale non ha ancora trovato una mediazione (sono infatti in corso scontri anche durante il voto) e sui Monti Nuba, enclave nel Nord del Sudan, da sempre alleato alla SPLA del Sud Sudan, dove non sono ancora chiare le soluzioni per il futuro.
Osservatori delle organizzazioni internazionali, delle ONG e dei governi interessati (Cina in testa) sono sul campo.

Cosa succederà dopo il referendum? E' la domanda a cui tutti vorrebbero trovare una risposta. Le dichiarazioni dei diretti interessati - il presidente del Sudan Al Bashir e il futuro presidente del Sud Sudan Salva Kirr - sono ovviamente di segno opposto. Torneremo sul tema. Intanto a Juba, capitale del Sud Sudan, già si festeggia.


Sito ufficiale del Governo del Sud Sudan per seguire l'evolvere della situazione. Oppure il sito Secondo Protocollo che seguirà il tema.

mercoledì 4 agosto 2010

Oggi si vota per la nuova Costituzione in Kenya

Dalle prime luci dell'alba di oggi, 4 agosto 2010, la gente è in coda davanti ai seggi in Kenya. Si vota per la nuova Costituzione. Fin dall'indipendenza, ottenuta il 12 dicembre 1963 (il Kenya era un colonia britannica) il sistema elettorale ha premiato un solo partito di maggioranza. A guidare la lotta indipendentista fu Yomo Kenyatta, leader del partito KANU (Kenian African National Union). Kenyatta guiderà il Paese dal 1963 e fino alla sua morte avvenuta il 22 agosto 1978.
Padre di un socialismo africano nazionale, non legato ai movimenti panafricani e rivoluzionari, già nel 1966 ebbe contrasti interni al suo partito con l'uscita di Jaramogi Oginga Odinga (padre dell'attuale primo ministro) e con la nascita del partito KPU (Kenya People's Union).
Le tensioni di allora sono ancora oggi attuali - e sono culminate nel gennaio-febbraio 2008 - con lo scoppio di tumulti, a seguito delle accuse reciproche di brogli elettorali tra l'attuale Presidente Mwai Kibaki e il primo ministro (carica istituita per sancire un accordo di pace) Raila Odinga, che hanno lasciato per le strade oltre 1300 morti.
I voto di oggi, con la nuova Costutizione che equilibria i poteri, limiti gli enormi poteri del Presidente , rafforza i governi locali e trasforma il sistema elettorale in senso più proporzionale, è il naturale proseguimento del processo iniziato dopo i fatti del 2008.

Per seguire l'andamento del referendum: il sito di Internazionale
Il sito di AfricaNews

Oppure un ottimo approfondimento in inglese sul sito di Al Jazeera

5.8.2010 - Aggiornamento
La nuova costituzione è stata approvata, i dati non ancora definitivi, dicono che hanno votato per il il 67% ( oltre 4 milioni di elettori) e per il no il 33% ( oltre 2 milioni di elettori).

Un ulteriore approfondimento nel blog Africa exPress di Massimo Alberizzi (Corriere).