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venerdì 10 dicembre 2010

Cinema: Il te' nel deserto

Il tè nel deserto (The Sheltering Sky) è un film diretto da Bernardo Bertolucci nel 1990. Il film, tratto da un romanzo di Paul Bowles (che ha anche una piccola parte nel film), racconta di un viaggio (forse sarebbe meglio definirlo una fuga dalla noia), che si svolge nel 1947 e che parte da Tangeri in Marocco. A farlo sono tre personaggi americani, una coppia Port e Kit (marito e moglie, interpretati nel film da John Malkovic e Debra Winger) di artisti in crisi (lui musicista e lei scrittrice), e un facoltoso loro amico, George, interpretato da Campbell Scott.
E' un film triste ed emozionante (Port morirà di tifo tra le braccia della moglie in una squallida fortezza della legione straniera, Kit sarà accolta e poi aggredita dai Tuareg, mentre George continuerà a carcarla) che racconta la disperazione amorosa e la pulsione autodistruttiva. Un film girato da un grande maestro del cinema e dalla straordinaria fotografia firmata da quel genio di Vittorio Storaro.
Il film ha avuto il merito di portare nel grande schermo il "popolo blu", i Tuareg appunto, seppure in un modo che stato anche criticato, come la descizione dell'harem, pratica che seppur npon proibita tra i tuareg è di fatto poco praticata. A far da "consulente" a Bertolucci sulla questione tuareg fu il leader dei tuareg del Niger Mano Dayak, che solo 5 anni dopo, nel 1995, morì in un incidente aereo nel 1995 mentre si recava con una delegazione a trattare con il governo del Niger.
Da vedere per la bellezza dell'opera, per le straordinarie immagini del Sahara e per l'omaggio fatto al grande e fiero popolo del deserto. Il film è girato in Marocco (Tangeri e Ouarzazate), Algeria e Niger.


sabato 11 settembre 2010

Libri: Gente in cammino

Gente in cammino, edito da Giunti (nella collana Astrea) nel 1994 e scritto dalla algerina Malika Mokeddem nel 1990, è una storia di un'intensa relazione tra una nonna, Zohra e sua nipote, Leyla.
Zohra è una nomade del deserto Tuareg, che il destino ha spinto a fermarsi e diventare sedentaria. Leyla, la nipote, sogna la libertà all'interno di un contesto di una cultura patriarcale in cui cresce e con cui battaglia per ottenere il permesso a studiare allontanandosi dal villaggio. Tutto questo mentre infuria la battaglia della resistenza algerina per la liberazione del paese dall'occupante Francia.
La libertà di una nazione che si interseca con quella libertà interiore e di scelte che Leyla cercherà di raggiungere in tutti modi pagando di persona, con l'esilio, la sua tenacia.
Una storia autobiografica dell'autrice, nata e vissuta nell'Algeria meridionale, la quale riesce a frequentare prima il liceo e poi la Facoltà di Medicina dell'Università di Orano, fino ad essere costretta, dall'avanzata dell'integralismo islamico, a migrare in Francia, a Montpellier, dove finirà gli studi, divenendo medico nefrologo.

Un libro decisamente bello, che si legge con grande piacere. Un viaggio - denso di dettagli e di magnifiche descrizioni - tra la gente del deserto, che attraverso le narrazioni di Zohra, condite di fiaba e magia, conserva quella memoria collettiva a cui Leyla sarà costretta a rinunciare.

I Tuareg, popolazione berbera conosciuta anche come "Uomini Blu" (per l'abitudine degli uomini nobili e ricchi a coprirsi il capo con un turbante blu indaco che spesso lascia il colore), sono nomadi del deserto del Sahara, in particolare nel Mali, nel Niger e in Algeria, ma anche in Libia e Burkina Faso. Un numero stimato intorno ai 5 milioni di individui. Soprattutto in Mali e Niger le loro rivendicazioni sono sfociate in aperte e violenti scontri con i governi.

Malika Mokeddem, nata nel 1949 in Algeria (nel villaggio di Kenadsa), vive in Francia ed è stata più volte in Italia a presentare i suoi lavori.

La guerra di liberazione algerina ebbe inizio, militarmente, nell novembre del 1954 per concludersi nel marzo 1962 con l'indipendenza dell'Algeria dichiarata il 5 luglio 1962.

Quando Maria Pia e Loris, mi regalarono questo libro nel maggio del 1997, mi scrissero questo passo del libro: " l'indipendenza è prima di tutto un cammino, con gli occhi all'orizzonte e i piedi fuori dalla catene..."