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venerdì 11 marzo 2016

Gazzella bianca

La gazzella bianca, nome scientifico Gazella leptoceros, è uno dei tanti animali che vivono esclusivamente nel continente africano e che è oggi in grave pericolo di estinzione.
Si tratta di una gazzella di media taglia (circa 70 centimetri di altezza, dal peso massimo di circa 30 chilogrammi), con lunghe corna sottili, chiamata in arabo rhim, che vive in gran parte del deserto del Sahara, tra dune e scarsa vegetazione. A questo habitat si è adattata nel corso del tempo, allargando molto gli zoccoli per non sprofondare nella sabbia, divenendo un animale semi-notturno a causa delle alte temperature del deserto e, cosa molto importante, resistendo, anche per giorni, senza bere (rucavando l'acqua necessaria alla sopravvivenza dal cibo e dalla rugiada). E' una delle tante dimostrazioni di come, in natura, le specie animali adattano la propria morfologia in funzione delle condizioni dei luoghi in cui vivono, In natura, appunto. Altra questione sono gli interventi dell'uomo, che alterando gli habitat o eliminando gli esemplari, modificano in modo irreversibile il corso degli eventi che generalmente contribuiscono all'estinzione della specie.
Secondo l'IUCN la gazzella - di cui si stimano esistano non più di 2500 esemplari - è classificata come una specie in pericolo di estinzione (EN) fin dal 1996, sebbene fin dagli anni '70 si ha la sensazioni di un inevitabile estinzione di questa gazzella. Nel 1987 il governo libico lanciò una campagna di protezione della gazzella, emettendo anche dei francobolli. Il numero è calato decisamente a causa della caccia incontrollata (viene cacciata per la carne, per la pelle e per le corna ma, anche per il semplice divertimento).

Vai alla scheda dell'IUCN sulla Gazzella Bianca
Vai ad alcune foto dal sito Arkive
Vai alla pagina di Sancara sugli Animali d'Africa

venerdì 10 dicembre 2010

Cinema: Il te' nel deserto

Il tè nel deserto (The Sheltering Sky) è un film diretto da Bernardo Bertolucci nel 1990. Il film, tratto da un romanzo di Paul Bowles (che ha anche una piccola parte nel film), racconta di un viaggio (forse sarebbe meglio definirlo una fuga dalla noia), che si svolge nel 1947 e che parte da Tangeri in Marocco. A farlo sono tre personaggi americani, una coppia Port e Kit (marito e moglie, interpretati nel film da John Malkovic e Debra Winger) di artisti in crisi (lui musicista e lei scrittrice), e un facoltoso loro amico, George, interpretato da Campbell Scott.
E' un film triste ed emozionante (Port morirà di tifo tra le braccia della moglie in una squallida fortezza della legione straniera, Kit sarà accolta e poi aggredita dai Tuareg, mentre George continuerà a carcarla) che racconta la disperazione amorosa e la pulsione autodistruttiva. Un film girato da un grande maestro del cinema e dalla straordinaria fotografia firmata da quel genio di Vittorio Storaro.
Il film ha avuto il merito di portare nel grande schermo il "popolo blu", i Tuareg appunto, seppure in un modo che stato anche criticato, come la descizione dell'harem, pratica che seppur npon proibita tra i tuareg è di fatto poco praticata. A far da "consulente" a Bertolucci sulla questione tuareg fu il leader dei tuareg del Niger Mano Dayak, che solo 5 anni dopo, nel 1995, morì in un incidente aereo nel 1995 mentre si recava con una delegazione a trattare con il governo del Niger.
Da vedere per la bellezza dell'opera, per le straordinarie immagini del Sahara e per l'omaggio fatto al grande e fiero popolo del deserto. Il film è girato in Marocco (Tangeri e Ouarzazate), Algeria e Niger.