lunedì 20 maggio 2013

Femen in Tunisia

La giovane tunisina, attivista di Femen, ha ottenuto il suo scopo: far parlare di se e delle tematiche per cui si batte. L'ha fatto in un modo insolito e sicuramente provocante per un paese, come la Tunisia, che dopo la primavera araba stenta a trovare la sua strada. Mentre, cresce. il peso dell'islam sulla vita pubblica. Amina Tyler, questo è il nome della giovane diciannovenne tunisina, è una ragazza spigliata e determinata, che non ha esitato a manifestare a seno nudo davanti ad una moschea per denunciare la condizione delle donne in Tunisia e la deriva integralista che il paese rischia di intraprendere.

dalla rete
Femen, è un movimento nato in Ucraina nel 2008, che ha come obiettivo quello di sostenere le lotte delle donne, a difesa della parità di genere e contro ogni discriminazione. Lo fa in un modo insolito, e molto criticato, da uomini e donne, scoprendo pubblicamente il seno (in realtà fino all'agosto del 2009 lo fece in biancheria intima). Anna Hutsol (o Gutsol), economista e attrice teatrale nata nel 1984 è stata una delle fondatrici, mentre gran parte delle originarie compagne di questo insolito viaggio, proveniva dall'ambiente universitario . In poco tempo il movimento è diventato noto in tutto il mondo e azioni simili sono uscite dai confini dell'Ucraina, giungendo in Polonia, in Francia, in Italia, in Svizzera, in Brasile, in Canada e ora in Tunisia.

Irina Schevchenko, altra storica leader del movimento, ha sempre voluto sottolineare come il loro messaggio, senza la provocazione del seno nudo, non sarebbe mai giunto in maniera così dirompente sue media mondiali. E' difficile darle torto.

Naturalmente Amina è stata subito arrestata dalla polizia tunisina, così come a seguito della sua precedente azione, era sparita dalla circolazione perchè la famiglia d'origine l'aveva in qualche modo "sequestrata". In Tunisia Amina ha ricevuto qualche solidarietà per la sua azione, ma soprattutto molte critiche anche dalle femministe islamiche, che hanno affermato come "Femen abbia rubato la loro voce" (perfino sui social network sono nati gruppi di donne islamiche contro Femen).


Del resto nemmeno in Occidente i giudizi su Femen sono univoci.

Amina però rischia molto, molto di più delle sue compagne di battaglia in Ucraina o in Francia (che pure rischiano sempre di essere malmenate, arrestate e condannate). Dopo il suo primo gesto, la pubblicazione su Facebook di una foto a seno nudo con una scritta in arabo inneggiante i diritti delle donne, l'attenzione nei suoi confronti è cresciuta e la sua aperta sfida al movimento salafita tunisino (per semplicare movimento radicale che preme per una lettura integrale del Corano e per l'applicazione della sharia) ha determinato il pronunciamento di una condanna a morte (fatwa) nei suoi confronti. I salafiti da tempo sfidano il governo.

Le gesta di Amina dividono fortemente il mondo nord-africano. Culturalmente il suo seno scoperto vuole mettere a nudo un sistema in cui la donna è messa da parte e che faticosamente tenta di conquistare un suo spazio, ora che i vari re sono usciti di scena. Lo fa, come avvenne alla fine degli anni '60 in Europa e in America con i movimenti di emancipazione, scoprendo il seno per rivendicare il proprio diritto ad esistere e pretendere, non piccole concessioni, ma un radicale cambiamento nella vita sociale del proprio paese.
La differenza semmai è nella capacità di comunicare che oggi raggiunge, in poche ore, una scala planetaria varcando confini un tempo impensabili.
Hanno ragione le attiviste di Femen, senza il seno scoperto l'attenzione mondiale sarebbe venuta meno. E' innegabile.

Mentre il seno nudo di Amina agita milioni di abitanti del Nord-Africa, stretti nella morsa tra un islam sempre più aggressivo e la voglia di libertà e democrazia, mentre in Europa il seno scoperto delle Femen attira forse più per una morbosa curiosità, in Africa sub-sahariana, le donne, a seno nudo, cercano faticosamente di sopravvivere. Non tutti i seni evidentemente, sono uguali.


Ecco il sito ufficiale di Femen

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