mercoledì 8 maggio 2013

I falascia dell'Etiopia

Qualche tempo fa ha fatto il giro del mondo l'immagine di Yityish Aynaw, la prima donna nera ad essere eletta Miss Israele. In realtà la sua notorietà si deve maggiormente all'incontro con il Presidente americano Barak Obama avvenuta durante una cena offerta dal Presidente israeliano Shimon Peres.

Titi, così è più semplicemente chiamata la reginetta di bellezza, ha origini etiopi ed è della comunità "falascia", i neri ebrei che vivevano in Etiopia, che Israele trasferì con una serie di operazioni segrete dal 1984 al 1991.

I Falascia (letteralmente emigrato, straniero) sono un popolo etiope di religione ebraica, non differenti dalle popolazioni locali, fatto salvo per la loro religione. L'origine storica di questo popolo resta controversa (i primi resoconti appartengono ai viaggiatori arabi del 1400), sebbene la tesi più accreditata sia quella della fusione tra popolazioni autoctone e ebrei fuggiti dall'Egitto. In Israele sono conosciuti come Beta Israel.

Israele dal 1984 al 1991 condusse tre operazioni clandestine, coordinate dai servizi segreti, per "spostare" questo popolo dal Corno d'Africa ad Israele, complessivamente nelle tre operazioni, denominate Mosè, Giosuè e Salomone, furono trasferiti quasi 30 mila falascia (altre fonti parlano di 90 mila, ovvero l'85% della popolazione).

I Falascia, da sempre in conflitto con il regime etiope, fuggirono durante il periodo 1977-79 nel Sud Sudan a causa della carestia. Stipati in campi profughi, con un governo ostile e in guerra con le popolazioni del sud (le loro condizioni non erano dissimili da quelle delle popolazioni del Sud Sudan), fecero crescere attorno a loro l'attenzione dell'opinione pubblica israeliana. Il 21 novembre 1984 il governo israeliano (Primo Ministro Shimon Peres, l'attuale Presidente) fece partire l'operazione clandestina (grazie anche al segreto via libera del governo sudanese) denominata Mosè. Attraverso un ponte aereo (alla media di circa 160 partenze al giorno dirette in Europa da un volo charter belga) e fino al 5 gennaio 1985 furono evacuati circa 8000 falascia etiopi. L'operazione ebbe fine quando, una volta resa pubblica l'operazione, i governi arabi fecero pressione sul regime del Sudan, costringendolo a chiudere gli spazi aerei ad Israele.
In realtà le operazioni di evacuazione via terra e poi via mare erano già attive dalla fine del 1981 avendo come base un villaggio turistico a Port Sudan sul Mar Rosso e continuarono anche dopo grazie alla ripresa dei rapporti diplomatici con l'Etiopia. 



L'ultima operazione di evacuazione fu quella denominata Salomone avvenne nel maggio 1991 quando il regime di Menghistu era prossimo al collasso e che in sole 36 ore, grazie all'utilizzo simultaneo di 34 aerei, furono evacuati dal nord dell'Etiopia 14.500 falascia. 
Per farlo si svuotarono completamente gli aerei e ai passeggeri venne consentito di portare solo i propri vestiti. Le cronache del tempo ricordano di un Boing 747 che trasportò ufficialmente 1122 passeggeri.

La vita dei molti ebrei neri subì un brusco cambiamento. Catapultati in poche ore da una vita rurale, sebbene di stenti, negli altopiani del nord dell'Etiopia vicino al lago Tana alla moderna Tel Aviv, una volta spenti i riflettori sulla loro vita, hanno vissuto (e vivono tutt'ora) il difficile dramma dell'integrazione. Del resto non sono mai stati nemmeno accettati da tutti i rabbini come "ebrei" e non sono mancate accuse di razzismo verso di loro.

Per la cronaca, la giovane Yityish Aynaw, che oggi ha 21 anni, ha dichiarato di essere giunta in Israele 12 anni fa, quando era bambina. Ancora oggi comunità di falascia vivono in Etiopia.

Sull'operazione Mosè, nel 2005 il regista franco-romeno Radu Mihaileanu (l'autore dello splendido Train de Vie) ha girato un bel film intitolato Vai e vivrai.

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