lunedì 3 febbraio 2014

Turismo sessuale al femminile, in Africa

Il turismo sessuale, ovvero la pratica di recarsi in altri paesi del mondo alla ricerca di incontri sessuali, è fortemente diffuso nel nostro mondo e non lascia fuori nessuna area geografica. Generalmente si pensa a uomini non più giovanissimi che si recano in paesi esotici (e dove i costi della vita sono molto più bassi) alla ricerca di emozioni forti con donne molto più giovani. Ma non sempre è così.
Chiariamo subito una cosa. La ricerca di prestazioni sessuali a pagamento con persone maggiorenni e consenzienti, appartiene alla storia dell'umanità e, indipendentemente da questioni morali, credo religiosi e normative locali, è legale. Può piacere o no. Altra questione è l'implicazione di minori, l'uso di violenza e altro che sono gravissimi reati che non devono essere sottovalutati e  tollerati mai e che anzi devono essere fortemente colpiti in ogni angolo del pianeta. In primo luogo colpendo i clienti (di cui il nostro paese detiene un importante record).


Il turismo sessuale, però, non è solo una questione di uomini.

In  modo molto più mascherato, meno appariscente e meno pubblicizzato donne di mezzo mondo si muovono verso quelle che oramai sono le mete riconosciute di queste frequentazioni. In Centroamerica, e in particolare a Cuba, Haiti, Santo Domingo e Giamaica e in Africa, in Senegal, in Gambia, a Capo Verde, in Kenya e a Zanzibar. Ma, il fenomeno avviene anche altrove, tra cui Spagna e Croazia.

Sono donne in genere non giovanissime (45-65 anni), a volte coniugate, che si regalano qualche settimana all'anno di trasgressione e sesso. La psicologia umana è molto complessa. Per qualcuna è una consapevole trasgressione, per altre una vera e propria terapia. Qualcosa che migliora il proprio umore e che a dispetto dell'età e spesso di un fisico non perfetto, conferma la propria femminilità. Certo alcune solo consapevoli del trucco, altre no. Qualcuna la vive bene, qualcuna con i rimorsi.

Oggi si dice che è un fenomeno recente. Di recente c'è solo il fatto che. sebbene ancora poco, se ne parla.

Dal 1992 al 1994 ho vissuto in Gambia, in Africa Occidentale. Già allora era considerato "un paradiso sessuale" per donne provenienti dal nord Europa. Ricordo i primi giorni, in riva all'Oceano, sulle ampie spiagge sabbiose, mi chiedevo - ancora inconsapevole - l'origine di quelle strane coppie che al tramonto passeggiavano sulla spiaggia, mano nella mano. Donne bianche, spesso lattee, non giovanissime e con fisici certamente non invidiabili, e giovani ragazzi color ebano dal fisico possente. Ma, avevo altro a cui pensare, e non sono certo il tipo da scandalizzarsi per queste amenità.

Solo col tempo iniziai a osservare con occhi diversi. Ebbi modo di parlare con qualcuno di queste donne e con parecchi ragazzi (beach boy, sono chiamati) e poi di leggere un articolo sull'edizione inglese (da cui provenivano gran parte delle donne) di una rivista femminile (credo fosse l'edizione inglese di Marie Claire) che descriveva proprio la situazione del Gambia.

Le donne in questione viaggiavano spesso con amiche (alcune sole), qualcuna provava una certa vergogna (altre no). Alcune lasciavano a casa un marito o un compagno, molte altre no. Avevano alcune caratteristiche comuni: un'età non propriamente giovane, dei fisici appesantiti dall'età e da una scorretta alimentazione e la voglia di sentirsi donne. Ecco quest'ultima credo sia una forte connotazione delle turiste sessuali. Ricordo che una di loro mi disse che alla soglia dei 50 anni, sola e con un fisico appesantito, in Inghilterra trovare un uomo con cui fare l'amore era impossibile. Oppure bisognava "accontentarsi" di un vecchio o di uno "sfigato" (usò la parola loser, che io ho tradotto con sfigato). Alcune di loro, scoprii, ritornavano due-tre volte all'anno, da parecchi anni, alla ricerca sempre dello stesso ragazzo.
La sensazione che ho avuto è che questi ragazzi di spiaggia, giovani e prestanti, rivitalizzassero donne tendenzialmente scontente.

I ragazzi erano veramente giovani, 18-20 anni, lo facevano, è chiaro per i soldi, sebbene la declinazione era diversa dalla prostituzione femminile. Non c'era una relazione diretta prestazione-pagamento. I ragazzi stavano con la stessa persona per tutto il tempo che ella trascorreva in Gambia. Per quel tempo costituivano una coppia, che girava, pranzava, cenava, andava in spiaggia e, con un mancia negli alberghi, dormiva insieme ogni notte. Alcuni di loro venivano presi in giro da coetanei e coetanee, perchè stavano con donne "brutte e vecchie". Altri erano invidiati.

Vi erano dei risvolti però che raramente si osservano tra gli uomini clienti. In primo luogo molte donne inviavano ai ragazzi regali da casa. Scarpe da ginnastica, jeans, walkman e denaro (allora non c'erano i telefonini che credo oggi siano i degni sostituti). Alle poste centrali, che per lavoro mi capitava di frequentare molto, vi era una ressa di beach-boy di ricevevano pacchi. Mi divertivo un mondo a vedere scartare queste ricompense faticosamente conquistate.

Vi erano poi i più "fortunati" che avevano trovato chi in cambio di una esclusività del rapporto gli forniva i mezzi per vivere. Aiuti in denaro, l'acquisto di un chiosco o di un bar con il quale guadagnarsi la vita. Altri ancora erano riusciti a studiare grazie all'intervento di queste particolari supporter. Ho conosciuto un ragazzo che aveva studiato medicina in Inghilterra grazie ad una donna, sposata, che da quasi un decennio lo finanziava.

Altre storie avevano dei risvolti particolari. Non era infrequente vedere ristorantini o altre attività commerciali, gestite da coppie miste, che si erano formate a seguito di questi incontri particolari.

La sensazione che ho sempre avuto è che questa tipologia di relazioni a pagamento avessero caratteristiche e modalità così differenti, da quelle della prostituzione femminile, da renderne difficile qualsiasi paragone.

Molti sostengono che queste situazioni minano l'esistenza stessa delle società da cui provengono i ragazzi, attraverso il "cattivo esempio" e le dinamiche relative ai "soldi facili". Francamente ho sempre pensato che altri, e molto più pericolosi elementi, destabilizzano le società africane.


Sul turismo sessuale femminile sono stati girati alcuni film. Vi segnalo Verso Sud (2005) di Laurent Cantet, ambientato ad Haiti e che vede una splendida Charlotte Rampling nei panni di una cliente e il recente Paradise Love (2012) di Ulrich Seidl, ambientato in Kenya. Così come non mancano alcuni libri, sebbene più giocati sugli aspetti sessuali.

7 commenti:

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