
Wesseling tratta il periodo storico che va dal 1880 al 1914, ovvero quel trentennio che porta l'Africa dai margini della colonizzazione alla totale spartizione tra sette grandi potenze europee (Francia, Germania, Belgio, Spagna, Gran Bretagna, Italia e Portogallo) con modalità coloniali diverse e distinte.
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ive gli eventi che a partire dal Congresso di Berlino (1878), che delineò il nuovo assetto tra le grandi potenze europee a seguito della sconfitta ottomana contro l'Impero Russo, ritenuto, a suo avviso, il momento in cui "politicamente" fu dato il via libera alla costituzione del protettorato sulla Tunisia a opera della Francia (1881) e all'inizio della colonizzazione africana.
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Difatti fino al 1880 dell'Africa interessavano solo le coste e poco più anche perchè molto del continente interno non era conosciuto. La spartizione dell'Africa, come racconta con densità di particolari Wesseling, si incontrerà con le "scoperte" geografiche sull'Africa.
Prima del 1
880, la Francia era in Algeria (1830), la Gran Bretagna era in Sudafrica (1814) e il Portogallo aveva molti avanposti sulla costa atlantica e in Mozambico. In pochi anni lo scenario cambiò radicalmente come si vede molto chiaramente da queste due mappe che mostrano le differenze tra il 1885 e il 1914, data in cui può ritenersi conclusa la spartizione dell'Africa.
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Una spartizione che, come si evince con chiarezza, non ha mai tenuto conto di chi, da millenni, abitava quelle terre.
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