giovedì 20 dicembre 2012

Tutti in rete

foto da Atlas
L'International Telecommunication Union (ITU), l'agenzia delle Nazioni Unite specializzata nelle tecnologie per l'informazione e le comunicazioni ha recentemente pubblicato il suo rapporto annuale sulla diffusione della  banda larga nel mondo (State of  World Broadband 2012: Achieving Digital Inclusione for All). E' un'analisi approfondita sulla diffusione di Internet nel mondo (di cui la banda larga costituiva già nel 2010 l'80% dei contratti fissi e il 20% dei contratti mobili).

Dall'analisi emerge che sono quasi 2,5 miliardi gli utilizzatori di internet nel mondo (ovvero il 32,5% degli abitanti del pianeta).
Naturalmente la variabilità geografica è in stretta relazione con lo sviluppo del paese (il 40% nei paesi sviluppati, il 6% in quelli in quelli "sottosviluppati"). Si parte dal 95% degli abitanti dell'Islanda che utilizzano Internet (94% in Norvegia, 92,3% in Olanda, 91% in Svezia, 90,9% a Lussemburgo, 90% in Danimarca) fino allo 0,9% a Timor Est (1% in Myanmar, 1,1% in Etiopia, 1,2% in RD del Congo, 1,3% in Somalia).
Il paese africano che meglio si posiziona in quest classifica è il Marocco (57° con il 51%), seguito dalle Seychelles (68°, 43,2%) e la Tunisia (79°, 39,1%). Al 101° posto, con il 28,4% il primo paese dell'africa Sub-Sahariana, la Nigeria. 
Nelle ultime venti posizioni della classifica vi sono 16 paesi africani.
L'Italia (e questo dovrebbe far riflettere) si trova al 47° posto con il 56,8% (dopo molti paesi tra cui l'Ungheria, la Bosnia, la Croazia, la Polonia, gli Emirati Arabi e la Malaysia, tanto per citarne solo alcuni)

Se andiamo a vedere i contratti da rete fissa per la banda larga (sono quasi 600 milioni nel mondo), a parte l'eccezione Liechtenstein (ove vi sono 71,6 contratti ogni 100 abitanti), tutti i paesi del mondo stanno abbondantemente sotto i 40 contratti per 100 abitanti. In testa a questa graduatoria la Svizzera (39,2), l'Olanda (38,7), la Danimarca (38,2) la Corea del Sud (36,9) e la Francia (36,1). Mentre in senso inverso in alcuni paesi la banda larga fissa non è ancora arrivata come ad Haiti, in Ciad, in Liberia, in Eritrea o in Congo.
I primi paesi africani (il continente è decisamente in ritardo) sono le isole Maurizio e le Seychelles (8,9), la Tunisia (5,1) e il Sudafrica (1,8).
L'Italia, si colloca al 29° posto con 22,8 contratti ogni 100 abitanti.


Narku Quaynor, foto da Internet Society
Per quanto riguarda invece i contratti da rete mobile per banda larga, dei quasi 6 milardi di contratti per cellulari nel mondo, poco più di un miliardo (il 18,3%) sono relativi alla banda larga. Tra i paesi con maggiori contratti mobili a banda larga vi è Singapore (111 contratti ogni 100 abitanti), la Corea del Sud (15), il Giappone (93), al Svezia (91,5) e la Finlandia (87). Naturalmente vi sono paesi  (non tantissimi quelli africani) in cui queste tecnologie non sono ancora disponibili.
Il paese africano con maggior numero di contratti di rete mobile a banda larga è il Ghana, al 40° posto, (23 su 100 abitanti), che nella classifica si trova poco sotto l'Italia (35° con 31,3), seguito da Egitto (21), Sudafrica 19,8) e Zimbabwe (14,9).
Il Ghana deve molto del suo successo al fisico Narku Quaynor che agli inizi degli anni '90 fu un vero pioniere di Internet in Africa (alcuni lo chiamano il "padre di Internet in Africa").
L'Africa è uno dei luoghi dove si punta alla rete mobile, secondo uno studio della Ericsson il numero totale degli smartphone saranno, nel 2017, 3 miliardi. In Africa passeranno dagli attuali 29 milioni a oltre 124 milioni.
Appare del tutto evidente che i nuovi mercati delle comunicazioni si sposteranno verso i paesi che oggi sono molto in ritardo e l'Africa sarà un "campo di battaglia".

Del resto l'accesso alla rete a banda larga e a Internet, oltre a favorire la circolazione delle informazioni (in paesi dove queste sono ancora difficili da ottenere), ad aumentare le conoscenze e a semplificare e migliorare molti aspetti della vita quotidiana, incide anche profondamente nel mondo del lavoro e dell'economia. La Banca Mondiale, infatti,  ha stimato che ogni aumento del 10% della diffusione della banda larga corrisponde nei paesi in via di sviluppo a 1,4 punti di Prodotto Interno Lordo (PIL) (nei paesi sviluppati equivale a 1,2).

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