lunedì 25 marzo 2013

Ennesimo cambio al potere nella Repubblica Centrafricana

fota da Giornalettismo.com
La ribellione della coalizione chiamata Seleka (che significa unione in lingua Sango), era iniziata nel dicembre 2012 e dopo mesi di avanzate e tentativi di accordi (mai rispettati), nei giorni scorsi il gruppo è entrato nella capitale della Repubblica Centrafricana, Bangui, spodestando il presidente Francois Bozizè, che è fuggito probabilmente nella Repubblica Democratica del Congo.

Se i nomi hanno un valore, quello della Repubblica Centrofricana, uno dei paesi più poveri al mondo, racconta solo di una connotazione geografica e di nessuna identità. Un paese anonimo sotto molti aspetti, oltre a quello del nome,  che da sempre è nelle mani dei militari che si contendono, assieme alle ex-potenze coloniali, le ricchezze (che pur ci sono) del paese.

Un paese che durante il domino coloniale francese era conosciuto come Ubangi Shari (dal nome del fiume omonimo). Grande poco più della Francia (621 mila km quadrati), ospita 4,4 milioni di individui (divisi in 80 gruppi etnici - Baya e Banda i più numerosi). Un paese tra i più poveri al mondo (reddito pro capite intorno ai 300 dollari/annui), ma che possiede discrete risorse (diamanti, oro, uranio oltre che cotone e caffè).

Sin dalla sua nascita, avvenuta grazie ad un leader straordinario come Barthelemy Boganda, che morì, in un "sospettissimo" incidente aereo, il 29 marzo 1959 quando era destinato ad assumere la guida del paese, la Repubblica Centroafricana è vissuta tra le armi. Ancora sotto schock per la morte di Boganda, il paese raggiunse l'indipendenza il 14 agosto 1960 e fu guidato da David Dacko. Dacko fu desposto nel 1965 da un colpo di stato ad opera di una delle "anime nere dell'Africa", Jean Bedel Bokassa che regnò (nel 1976 si proclamò Imperatore) fino al 1979, quando fu deposto con l'aiuto dei francesi e Dacko rimesso al potere. 

I militari hanno sempre guidato il paese, anche nel decennio 1993-2003, quando vi fu il primo presidente democraticamente eletto (Felix Patassè). Durante la sua presidenza le Nazioni Unite furono perfino costrette ad inviare una missione di pace. Francois Bozize, fino a ieri Presidente della Repubblica, a sua volta era giunto al potere con un golpe nel 2003.

Da ieri si è auto-proclamato (per ora nessuno ha riconoscito il nuovo corso, anzi l'Unione Africana ha chiesto l'immediato cessate il fuoco e il reitegro al potere del dittatore Bozize) presidente Michel Djotodia, ex funzionario del Ministero degli Esteri, poi a capo di un gruppo di opposizione e esiliato in Benin.

Le prospettive future non appaiono tanto limpide, tutt'altro.



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