martedì 25 agosto 2015

Non tutti i profughi sono uguali

I trafficanti di uomini lo sanno molto bene. Vi sono profughi che hanno un buon potere di spesa e sono quindi in grado di pagarsi i posti migliori nelle imbarcazioni, a volte perfino di avere una barca per la sola famiglia o meno carica, di comprarsi il salvagente ed il cibo e l'acqua per la traversata. Questi generalmente sono siriani, quelli che scappano dalla guerra e che sulla traversata investono quasi tutti i loro averi. Vi sono poi i poveri. Quelli che in genere provengono dall'Africa sub-Sahariana e che hanno attraversato il deserto per giungere sulle coste libiche. Hanno pochi soldi, spesso si indebitano oltre il loro reale potere di restituzione del denaro e viaggiano spesso nelle stive, a volte chiusi dentro, per non dare fastidio. Carne da macello, merce o, semplicemente, cibo per pesci.

Ai trafficanti tutte le questioni sociali non interessano. Business is business. Soldi, molti, che arrivano senza rischiare nulla. Dai porti libici, Zuwara, Harat o Sabatra (quelli più vicini a Lampedusa, ma ogni piccolo porticciolo va bene) partono le imbarcazioni. I prezzi? Dai 2500 ai 1000 dollari a persona per la sola traversata. I prezzi sono diversi per africani (quelli che pagano meno), per magrebini e per siriani (quelli che pagano di più).
I trafficanti acquistano le barche dai pescatori (dalla Libia fino all'Egitto), spesso uno o due giorni prima (per non essere identificati), direttamente dalle guardie costiere (gommoni) oppure recuperano quelle abbandonate dopo i salvataggi in mare (questo è un piccolo regalo che si fa ai trafficanti). Un grande peschereccio (17 metri) arriva a costare dagli 80 ai 160 mila dinari (50-100 mila euro). Si imbarcano 300 persone (400-480.000 euro circa), ma sappiamo che a volte si arriva a 400, 500 e perfino 800 persone (che fanno arrivare gli incassi vicini al milione di euro a viaggio!).

Poichè, a detta dei trafficanti, la cosa più difficile è far uscire le barche dai porti, i pescatori dopo aver venduto la barca, la sera prima denunciano il furto. Le guardie costiere, con una generosa mancia, cancellano l'imbarcazione e chiudono entrambe gli occhi. Il recupero dei paganti avviene in una spiaggia o in un porticciolo minore, e si parte.

L'effetto di questa situazione è che il pesce in Libia costa molto! Ci sono sempre meno pescherecci.
Il gasolio, non è un problema per un paese dove si estrae petrolio e dove c'è chi può venderti, in nero, migliaia di litri senza che nessuno sappia nulla.

Ma chi guida le barche? Sicuramente non i trafficanti! Quelli che noi chiamiamo scafisti sono in genere o gli stessi migranti in cambio dell'esenzione dal pagamento (soprattutto per i gommoni più facili da portare) o piccole pedine del traffico, capaci, nemmeno sempre, di portare un peschereccio fino all'incontro con una motovedetta.

Inutile dire che il traffico è in mano ad organizzazioni criminali, che governano anche il mercato della droga, delle armi e in parte quello legale del petrolio. Ad essi recentemente si sono aggiunti i terroristi dell'ISIS, che hanno fiutato il grande business del traffico umano.

Ai trafficanti non resta che, una volta partita la barca e aver pagato i vari tributi, incassare la lauta ricompensa e godersi la vita. Tanto, finchè qualcuno non deciderà di intervenire nei luoghi da dove la gente scappa, il lavoro sarà assicurato.
Certo possiamo sempre pensare di affondare tutti i pescherecci del nord Africa, alzare un muro nel mezzo del Mediterraneo oppure recintare tutte le nostre coste. Le cose, da un punto di vista della fattibilità e del risultato, si equivalgono.

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