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E' un film triste ed emozionante (Port morirà di tifo tra le braccia della moglie in una squallida fortezza della legione straniera, Kit sarà accolta e poi aggredita dai Tuareg, mentre George continuerà a carcarla) che racconta la disperazione amorosa e la pulsione autodistruttiva. Un film girato da un grande maestro del cinema e dalla straordinaria fotografia firmata da quel genio di Vittorio Storaro.
Il film ha avuto il merito di portare nel grande schermo il "popolo blu", i Tuareg appunto, seppure in un modo che stato anche criticato, come la descizione dell'harem, pratica che seppur npon proibita tra i tuareg è di fatto poco praticata. A far da "consulente" a Bertolucci sulla questione tuareg fu il leader dei tuareg del Niger Mano Dayak, che solo 5 anni dopo, nel 1995, morì in un incidente aereo nel 1995 mentre si recava con una delegazione a trattare con il governo del Niger.
Da vedere per la bellezza dell'opera, per le straordinarie immagini del Sahara e per l'omaggio fatto al grande e fiero popolo del deserto. Il film è girato in Marocco (Tangeri e Ouarzazate), Algeria e Niger.
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