lunedì 28 novembre 2011

Presentato il rapporto sulle risorse idriche e fondiarie per l'alimentazione

Stamane la FAO ha presentato il Rapporto sullo Stato Mondiale delle Risorse Idriche e Fondiarie per l'Alimentazione e l'Agricoltura (SOLAW). Si tratta di un rapporto di indirizzo che la FAO pubblica, ogni 3-5 anni, e che serve a fornire indicazioni per assumere delle decisioni in merito alle azioni da compiere in tema di agricoltura, alimentazione e risorse idriche.

Il rapporto lancia un serio allarme sul futuro. Nel 2050, ovvero tra meno di 40 anni, vi sarà bisogno di un aumento della produzione alimentare mondiale pari al 70% dell'attuale - il 100% nelle aree in via di sviluppo -  (ovvero circa un miliardo di tonnelate di cereali all'anno e 200 milioni di tonnellate di prodotti di allevamento). 
Poichè nel periodo 1961-2009 la superficie coltivata nel mondo si è estesa del 12%, ma la produzione è cresciuta del 150% grazie ad uno sfruttamento più intensivo delle aree coltivabili. Ma il segnale di allarme è che i tassi di crescita della produzione agricola sono andati rallentando in molte aree del pianeta, costituiendo una seria minaccia alla possibilità di sfamare una popolazione che entro il 2050 avrà toccato i 9 miliardi di individui.
Il rapporto fornisce anche una mappatura dello stato delle terre del pianeta. Il 25% è fortemente degradato, l'8% è moderatamente degradato, il 36% è stabile o leggermente degradato e il 10% è classificato comne in miglioramento. Il restate 20% è costituito da superficie brulle (18%9 e da acque interne (2%).
Il rapporto lancia anche l'allarme idrico. La scarsità d'acqua sta aumentando, così come la salinizzazione e l'inquinamento delle falde. Inoltre nelle zone cerealicole di tutto il mondo il prelievo dalle falde acquifere sotterranee porta alla diminuizione dello stock di scorta delle risorse idriche sulle quali le comunità rurali fanno affidamento.

Il rapporto si conclude con due raccomandazioni per il futuro: migliorare l'efficienza dell'uso delle risorse idriche ai fini  agricoli e di aumentare glki investimenti per lo sviluppo agricolo (intensificazione sostenibile), per la protezione e la conservazione del suolo.

Insomma per chi non l'avesse ancora capito, stiamo lentamente, ma inesorabilmente distruggendo il nostro pianeta, depauperando le risorse più care: acqua e terre fertili.

Ecco alcuni dati essenziali contenuti nel Rapporto SOLAW.
Ecco il Rapporto SOLAW completo

Vi rimando anche a questo approfondimento sul sito Green Report.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciò, penso, non derivi da una reale mancanza delle risorse, ma del modo in cui sono trattate, come appunto si evince. L'attuale produzione agricola è eccessiva rispetto ai nostri fabbisogni. L'Occidente, tuttavia, ha adottato uno stile di vita della crescita fine a se stessa, secondo cui crescere vuol dire ben-essere. Falso: piuttosto, per me si parla di ben-avere.
Aumentare la produzione agricola non farà altro che ripetere ed estendere quel determinato meccanismo: vorrei chiedere, per esempio, cosa significa 'intensificazione sostenibile'.
La sostenibilità sta diventa un po' una moda se non si fa in modo di renderla quotidiana, a partire dalle relazioni umane.
Un saluto dal blog Vongole&Merluzzi!

Gianfranco Della Valle ha detto...

Concordo sul fatto che il modo in cui sono trattate le risorse (quelle idriche in particolare) è la chiave di volta per il futuro. Che la produzione agricola sia eccessiva nei paesi ricchi può anche essere. Resta il fatto che una buona fetta di mondo non mangia. Aumentare la produzione nei prossimi anni servirà comunque anche se riduciamo in modo significativo i consumi nel Nord (aumento della popolazione, necessità di sfamare chi oggi non mangia). Purtroppo credo ci staiamo avviando verso un punto in cui questo pianeta non è in grado di sfamare tutti...... Ho anch'io dei seri dubbi sulla "intensificazione sostenibile" (come riportato nel solaw) poichè come dici la sostenibilità è diventata uno slogan e una moda. Ma, di contro, in molte aree stiamo devastando la terra.
Ciao e grazie del commento
Gianfranco Della Valle, Sancara

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