martedì 14 gennaio 2014

Repubblica Centroafricana.... un regno oscuro

In poco più di mezzo secolo di vita indipendente, la Repubblica Centroafricana è stata teatro di aspre battaglie, di oscure dittature, di lotte intestine, di abusi, di missioni di pace e di interventi stranieri. I francesi nel dicembre 2013, all'aumentare degli scontri, sono intervenuti per la quarta volta nel paese. 

Negli della dittatura di una delle anime nere dell'Africa,  Jean Bedel Bokassa (1966-1979), il paese fu devastato e impoverito. Il regista tedesco Werner Herzog dedicò un film documentario su quegli anni chiamato appunto Echi da un regno oscuro, un regno (Bokassa che aveva il culto di Napoleone, si era autoproclamato Imperatore) sostenuto dai francesi.

Quando nel marzo 2013 vi fu l'ultimo golpe, che portò al potere Michel Djotodia (primo mussulmano alla guida del paese) spinto dalle milizie islamiche Seleka (una coalizione nata nel settembre 2012), commentai i fatti di questo anonimo paese, perfino nel nome, prevedendo prospettive tutt'altro che limpide. L'ennesimo cambio di potere faceva presagire ad un caos generalizzato ed ad una crescita dell'incertezza e delle violenze.

Così purtroppo è stato.

Il "Patto Repubblicano" i cui accordi furono in parte siglati a Roma, non ha retto e il presidente Djotodia non solo non è stato capace di controllare le "sue" milizie (che nel tempo sono diventate bande di saccheggiatori, zeppe di bambini soldati e di stranieri e assolutamente anarchiche) e che nel settembre 2013 aveva annunciato essersi "dissolte", ma è stato costretto a dimettersi e ritornare in esilio in Benin.

Dopo l'arrivo al potere di Djotodia, sono nate nel paese gruppi di "vigilantes" cristiani, chiamati anti-balaka (ovvero anti-machete) che nel tentativo di difendersi da quello che ritenevano essere un "genocidio" pianificato (tesi sostenuta anche dalle Nazioni Unite), hanno commesso uguali violenze.
Il paese è sprofondato in un caos generalizzato, dove violenze, uccisioni, stupri e mutilazioni hanno fatto ricordare tante altre situazioni già viste in Africa.

Le Nazioni Unite, scottate dalle passate esperienze di non intervento (in Ruanda in particolare) hanno aumentato il loro contingente e autorizzato l'intervento armato della Francia (ex paese coloniale).

Il 10 gennaio scorso Djotodia si è dimesso (con lui il Primo Ministro Nicolas Tiangaye), mentre la carica di presidente è stata assunta ad interim dal presidente della Camera, Alexandre Ferdinand Nguendet.

Intanto nel paese, oltre alle migliaia di morti, vi sono già quasi 2 milioni di rifugiati, che fuggono dalle violenze.
Naturalmente classificare quello che succede come violenze tra mussulmani e cristiani (che per inciso nel paese non avevano mai avuto problemi di relazioni), sarebbe scorretto e riduttivo. Fattori etnici, antichi odi, assoluta assenza di strutture statali, sessanta anni di regimi militari, povertà (e ricchezze) e ingerenze straniere giocano un ruolo fondamentale in questa crisi annunciata.

Non fanno certamente un buon servizio alla verità coloro i quali spingono l'acceleratore sulle violenze di cristiani su mussulmani o di mussulmani su cristiani, come se l'unico motivo dell'odio fosse la questione religiosa. Così come si è dato grande risalto a presunti atti di cannibalismo, raccontati con ricchezza di particolari ed enfasi da commentatori del mondo intero.
Quando si parla di Africa è semplice liquidare la questione come "uno scontro tra selvaggi che combattono per un Dio che non gli appartiene nemmeno".

Forse bisognerà interrogarsi di più su come una paese, che pure possiede alcune invidiabili ricchezze (oro, diamanti e uranio su tutto) sia tra i più poveri del mondo. Un paese dove nulla funziona, dove i funzionari dello stato non ricevono lo stipendio da mesi, dove lo stato taglieggia i cittadini, dove la sanità è affidata alla buona volontà del resto del mondo, dove i militari sono sottopagati e senza controllo, dove la giustizia non esiste. Un paese dove prendere il potere è la cosa più facile da fare. Un paese dove da tempo "mercenari" dei paesi limitrofi (Sudan, Ciad, Nigeria e Uganda in testa), pagati direttamente in oro o diamanti, sono  al servizio dei vari signori della guerra.
Appare chiaro che da più parti vi siano teorici del caos, che applicando strategie di guerriglia e scatenando violenze in vari luoghi del pianeta, ricavano indiretti (e ingenti) guadagni.

Ecco un articolo di Angelo Turco, pubblicato su Nigrizia in aprile 2013, che già evidenzia, allora, alcuni scenari possibili

Vi posto anche una testimonianza dal Centrafrica di qualche giorno fa che Raffaele Masto ha pubblicato nel suo blog Buongiorno Africa



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