giovedì 7 aprile 2011

Immigrazione e ipocrisie

Che il migrare sia un fenomeno complesso, di grande portata e capace di incidere profondamente sulle società è un fatto arcinoto. In un paese come l'Italia, che è stato protagonista di una delle più intense e complicate emigrazioni della storia - nel periodo dal 1861 al 1985 emigrarono circa 29 milioni di italiani - e che solo recentemente (a partire dall'inizio degli anni '90) ha visto l'affermarsi del fenomeno immigratorio, le ripercussioni sulla società, sulla cultura, sull'economia e sulla vita quotidiana dovrebbero essere note e ben studiate. Amaramente, quello che si legge o, peggio, si sente sull'immigrazione lascia quantomento sgomenti.

Vorrei solo rimarcare alcune ipocrisie, che hanno il gusto più dello slogan fatto in malafede, che della reale conoscenza di un fenomeno, che come dicevo in premessa, è molto, molto complesso. Ben consapevole di toccare un livello superficiale.

In primo luogo stiamo parlando di persone in carne e ossa, con delle storie spesso non felici e brillanti, e non di pacchi postali. Il linguaggio, le parole - che non sono solo un'opzional - fanno pensare a qualcosa che si possa "spedire", "rispedire" e "bloccare".

I motivi per cui le persone si spostano, sono assolutamente nobili: povertà, miseria, paura, persecuzioni, violenze. Questo non significa che tutti quelli che migrano sono nobili, ci mancherebbe. Tra di loro vi è di tutto, ma non possiamo permetterci di affermare, perchè totalmente insensato, che tutti sono deliquenti.

La differenza tra uno che migra per povertà, o comunque per ricercare una vita migliore, e uno che scappa dalle persecuzioni o dalla guerra (profughi o rifugiati) è certamente importante sotto l'aspetto del diritto internazionale e delle sue conseguenze, ma molto sottile da un punto di vista umano.

Pensare di arginare un fenomeno di tale intensità in condizioni normali - ovvero senza emergenze umanitarie - con pattugliamenti, accordi bilaterali di polizia, chiusura delle frontiere, istituzione di reati e altre alchimie del genere, è utile alla propaganda e forse attenua, nel breve, i flussi, ma non risolve il problema. Certo quando un fiume esonda anche i sacchetti di sabbia servono, ma pensare di arrestare l'acqua è un'altra cosa. Serve un intervento a monte o sulle cause.
Quando poi vi sono emergenze queste misure sono totalmente inadeguate.
A volte dalla nostra cara Europa sembra che le emergenze migratorie avvengano solo dalle nostre parti (l'ex Jugoslavia, poi l'Albania ora la Tunisia e la Libia). Quando, ad esempio, nel 1994 vi fu il genocidio del Ruanda, in poco tempo si riversarono nella Repubblica Democratica del Congo quasi due milioni di persone. Molte delle quali vivono ancora oggi in condizioni disumane nella quasi totale indifferenza. Solo in queste ultime settimane sono oltre 500 mila i profughi fuggiti dalla Libia in Tunisia e altrettanti gli sfollati nella Costa d'Avorio.
L'emergenza che oggi si chiama Tunisia domani sarà la Libia, dopodomani avrà un'altro nome. Tra i quasi duecento paesi del mondo vi è solo l'imbarazzo della scelta.

E' chiaro che un mondo intero, quello povero o comunque quello meno ricco, si sposta verso quello che ritiene essere un luogo dove si vive meglio. Questo - è bene sottolinearlo - indipendentemente dal fatto che nel nostro mondo vi sia o meno la possibilità di offrire lavoro e una vita decente.
Cosa può fermare una persona disposto a rischiare la vita in un barcone, in un viaggio a piedi nel deserto, nella stiva di una nave, dentro un camion? Cosa può bloccare un uomo disperato che non vede nessun futuro nel suo paese? Cosa può trattenere un uomo che vede morire di fame il proprio figlio tra le braccia o la propria figlia stuprata durante una guerra? Nulla.

Solo migliorando le condizioni di vita nei paesi di origine, solo facendo in modo che " a casa loro" vi siano opportunità di lavoro, di vita e si possa intravedere un futuro possibile, riusciremo a contenere la necessità di fuggire e di abbandonare le proprie radici anche a costo della vita. Perchè nel nostro pensare agli immigrati come qualcosa di diverso che a degli esseri umani, perdiamo di vista che coloro che partono abbandono, spesso per sempre, la loro famiglia, la loro casa, la loro storia. E questo, non piace a nessuno.

Certo - anche questo bisogna dirlo - tutto questo ha un prezzo. Saremo costretti a rinunciare a qualcosa.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

parole sante....Monica

rossorosso ha detto...

Siamo un Paese che ha la memoria corta, cortissima e che non pensa mai molto prima di parlare. Sembra di assistere ad una tragica gara a chi le "spara" più grosse su qualsiasi tema e senza alcun rispetto per nessuno. Spero che qualcosa cambi presto perchè amo il mio Paese ma sempre più spesso non lo riconosco. Grazie per il tuo blog. Ciao e a presto.

Gianfrano Della Valle ha detto...

@Monica - grazie ......
@RossoRosso - grazie del tuo commento. E' vero abbiamo una memoria corta e una buona dose di stupidaggine. La politica è diventata orami solo questo.....
Ciao e a presto
Gianfranco, Sancara

Cyberaler ha detto...

Bell'articolo, anzi bellissimo. saluti

Gianfranco Della Valle ha detto...

Grazie. Ciao
Gianfranco

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