mercoledì 18 marzo 2015

Petrolio in Nigeria: ricchezza e miserie

La Nigeria è oggi il primo produttore africano di petrolio e il dodicesimo del pianeta. Oltre 80 miliardi di dollari ricavati nel 2014, che costituiscono l'80% del prodotto interno lordo. Con questi numeri ci si aspetterebbe un paese ricco, in crescita e con pochi problemi sociali. La realtà invece è assolutamente e diametralmente diversa. La ricchezza del petrolio ha significato, per la Nigeria, una disgrazia.
Una devastazione del territorio (il Delta del Niger) che non ha quasi uguali nel pianeta (vedi questo post di Sancara) e che peserà sulle generazioni del futuro e che rappresenta una macchia indelebile dell'avidità e della follia dell'uomo. Una classe politica che corrotta è dir poco. Che si è avvicendata al potere con tutti i mezzi possibili: guerre atroci (come quelle del Biafra), colpi di stato sanguinari (come quello del 1966) e complotti di vario genere. Un paese che è stato un esempio, se così si può dire, di come la cleptocrazia possa essere perseguita nel pieno "rispetto" delle norme internazionali (vedi la dittatura di Sani Abacha).
Un paese che ha visto far fuori, nella quasi indifferenza, leader politici e culturali (l'esempio più noto è quello di Ken Saro-Wiwa) e che recentemente è stato messo a fuoco e fiamme (letteralmente) dagli estremisti "islamici" (?) di Boko Haram.

Tutta la storia recente della Nigeria ruota intorno, nel bene e nel male, al suo più prezioso avere: il petrolio. 
Le multinazionali, pur di continuare ad estrarre senza problemi, hanno arricchito una piccolissima parte della popolazione, attraverso la sistematica corruzione di tutti i livelli della politica e dell'amministrazione pubblica. Facendo letteralmente terra bruciata intorno. I danni ambientali, sommati a quelli politici e sociali (avete mai notato che la prostituzione africana in Europa proviene tutta dalla Nigeria, e tutta da Benin City?), costituiscono il vero problema di questo rapporto tra la Nigeria e il petrolio.
Le altre economie, quelle agricole e manifatturiere, sono state, a partire dagli anni '60 (ed in particolare dopo il 1970) abbandonate, a favore del monopolio petrolifero.

Dalla fine del 2014 i prezzi del petrolio sono crollati (guarda caso quando, poco prima, gli Stati Uniti avevano raggiunto l'autosufficienza petrolifera) e per la Nigeria incominciano nuovi guai. Si stima che i ricavi da petrolio (rappresentano il 95% delle esportazioni nigeriane) saranno per il 2015 "solo" 67 miliardi di dollari, ovvero il 18% in meno dell'anno precedente.
Le compagnie petrolifere stanno decidendo di abbandonare il Paese, che è sempre più pericoloso (Boko Haram ha annunciato di voler interrompere la produzione) e corrotto. Del resto la produzione "facile" si stà esaurendo e vi sarebbe necessità di nuovi investimenti in Nigeria. Di contro,  le coste dell'Africa orientale offrono oggi nuove aree su cui scavare ed estrarre a costi minori. Inoltre esse sono più a diretto contatto con il versate asiatico dove maggiormente nei prossimi anni vi sarà richiesta di petrolio.
Vi è anche il fattore ambientale. Le compagnie finora tra risarcimenti e altro hanno dovuto sacrificare una piccola parte dei loro immensi guadagni. 
In caso di progressivo abbandono la Nigeria oltre all'inevitabile crisi economica, dovrà affrontare anche la complessa questione delle mancate bonifiche da parte delle multinazionali che le hanno prodotte. Tempi duri per il colosso africano.


Suggerisco questi post di Sancara sul tema

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