venerdì 21 ottobre 2011

Gheddafi e la verità

La notizia di queste ultime ore è la morte di Mu'ammar Gheddafi fino a poche settimane fa padre padrone della Libia. Con lui si chiude senz'altro un capitolo buio della storia della Libia e si apre una nuova stagione densa di incognite, ma anche ricca di opportunità e di possibilità che il popolo libico si appresta a vivere. Come spesso avviene saranno in molti a tentare di prevedere possibili scenari futuri, ben sapendo che le variabili, interne ed esterne, sono in continua trasformazione. Alcuni interrogativi che avevo posto in un post di fine agosto restano a mio avviso pressochè invariati e privi, per ora, di risposte. La morte di Gheddafi semplifica solo parzialmente gli scenari.
Con la morte di Gheddafi però si chiude anche la possibilità di conoscere qualche interessante particolare dei suoi oltre 40 anni di presenza, spesso ingombrante, sulla scena internazionale. Come è gia avvenuto in occasione della frettolosa esecuzione di Saddam Hussain e del bliz un pò misterioso che portò alla morte di Bin Laden, anche quella di Gheddafi appare una morte per cui oltre alla popolazione libica, altri nel mondo hanno festeggiato e lo stanno ancora facendo. Sono uomini che hanno portato nella loro tomba segreti forse incoffessabili che custodivano gelosamente e che hanno rappresentato fino ad un dato momento il loro salvacondotto.
Si ha sempre la sensazione, anche per chi non vuole appartenere al filone dei complottisti, che una occulta regia impedisca a tutti noi di conoscere la verità.
Quella verità che forse è scomoda a tutti quelli (e sono molti) che hanno sempre fatto affari con il leader libico, venerandolo a volte in maniera perfino troppo riguardosa (e accondiscendente) e tollerando, nei fatti, i suoi eccessi.
Perchè se è vero che oggi tutti ricordano l'ultimo periodo di Gheddafi, non dobbiamo dimenticare che nella sua iniziale ascesa al potere era un paladino di quel panafricanismo, tanto in voga fino agli anni settanta. Fu anche punto di riferimento per un nutrito gruppo di golpisti, gruppi e movimenti africani ( e non solo) che nelle terre libiche trovarono sostegno, protezione e addestramento. Così come ha finanziato, in tutti questi anni e in vari modi, governi, partiti e lobby senza badare ne alla connotazione politica ne alla correttezza dei rapporti che la geopolitica del momento avrebbe suggerito.
Sarebbe stato interessante vedere Gheddafi di fronte ad una Corte Internazionale interrogato su quel che accadde a Ustica o sul terrorismo palestinese, sulle contropartite nasconte avute quando ha salvato aziende in vari paesi (Italia compresa) o sui rapporti con golpisti e dittatori africani. O ancora sugli accordi con gli americani che hanno segnato i suoi cambi di rotta.


Purtroppo non avremmo mai il piacere di ascoltare Gheddafi su questi e su altri temi.


Ai fini delle curiosità statiche la morte di Gheddafi è l'ultima di una lunga serie di capi di stato o capi di governo (o ex capi) che hanno trovato la morte in modo cruento. Solo un mese fa (il 20 settembre 2011) in Afganistan morì in un attentato l'ex Presidente dell'Afghanistan Burhaddin Rabbani. L'ultimo presidente in carica assassinato è stato Joao Bernando Vieira, presidente della Guinea Bissau morto il 2 marzo 2009 in uno scontro a fuoco. Per trovare nell'ultimo decennio altri capi di stato assassinati bisogna andare al 2001, quando il 1 giugno fu assassinato, in una disputa familiare, il re del Nepal Birendra, mentre il 16 gennaio dello stesso anno fu assassinato il presidente della Repubblica Democratica del Congo Laurent Desirè Kabila. Nel mezzo, vale la pena ricordare un'altro omicidio eccellente quello dell'ex-primo ministro pakistano Benazir Bhutto, assassinata il 27 dicembre 2007.
Governare a volte può essere pericoloso, in Africa nel passato lo è stato per molti (una trentina, tra capi di stato e primi ministri, gli assassinati a partire dal 1960).

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