martedì 22 marzo 2011

Giornata Mondiale dell'Acqua: la storia del lago Ciad

L'acqua abbonda sulla Terra. Il 97,5% di essa però è salata, il 2,5% è acqua dolce (di cui il 70% è ghiaccio) e solo lo 0,02% del totale è utilizzabile dall'uomo. L'accesso all'acqua è mal distribuito. Oltre 2 miliardi di individui nel mondo non hanno accesso all'acqua dolce e si trovano ben al disotto della soglia minima stabilita dalle Nazioni Unite (1000 metri cubi pro capite d'anno).
Oggi nel mondo il 70% di acqua è usato per l'agricoltura, il 22% per l'industria e l'8% per uso domestico.
Tanto per fare un esempio per produrre un chilo di patate servono dai 500 ai 1000 litri di acqua, per un chilo di grano tra i 900 e i 2000 litri di acqua, per un chilo di riso tra i 1900 e 5000 litri di acqua e per un chilo di manzo tra i 15000 e i 70000 litri di acqua.
L'acqua non potabile (assieme all'assenza di rete fognaria) è causa dell'80% delle malattie nei paesi in via di sviluppo.

E' sorprendente che solo nel luglio 2010 una risoluzione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Uniteha dichiarato l'acqua come un diritto fondamentale e inviolabile dell'uomo. Purtroppo si tratta di una risoluzione di principio, senza alcun obbligo per gli Stati.

La Giornata Mondiale dell'Acqua, voluta dalle Nazioni Unite a partire dal 1992, ha lo scopo di portare all'attenzione del mondo intero la questione idrica, come elemento essenziale e strategico della vita umana. Al tempo stesso vuole sottolineare la necessità di un intervento della comunità internazionale a favore di chi non ha accesso all'acqua.



Tra le storie che meritano di essere raccontate vi è quella del Lago Ciad. E' un lago endoreico - cioè che ha un immissario che porta l'acqua, il fiume Chari, ma non ha un emissario che la fa uscire - che negli anni sessanta aveva una superficie di 26 mila chilometri quadrati (per capirci grande quanto il Ruanda o la Macedonia) e che oggi arriva a malapena a 2 mila chilometri quadrati (vedi mappa).
E' un lago che si trova al confine tra Ciad, Nigeria, Niger e Camerun, ma il cui bacino idrologico è condiviso anche dalla Repubblica Centroafricana, dall'Algeria, dal Sudan e dall'Egitto, e che da da vivere a circa 30 milioni di persone che vi abitano intorno.
L'allarme è già stato lanciato. Gli effetti della così drastica riduzione dell'acqua rischiano di diventare drammatici. Secondo la FAO i prodotti della pesca si sono già ridotti del 60%, così come la varietà dei pesci presenti. Allevatori e agricoltori, che dipendono dall'acqua del lago, sono costretti ad abbandonare le proprie attività ( si stima che nell'area sia diminuita del 46,5% la quantità di mangime disponibile). Lascio a voi immaginare le conseguenze nell'ambito sociale e dei rapporti tra le popolazioni e gli stati.
I motivi che hanno prosciugato il Lago Ciad sono da attribuirsi da un lato ai cambiamenti climatici e dall'altra allo sfruttamento intesivo. Il fiume Chari, che fino agli anni '60 portava nel lago 40 miliardi di metri cubi d'acqua all'anno, oggi non supera i 20 miliardi di metri cubi. Inoltre la riduzione delle piogge ha dato un ulteriore contributo. Nello stesso tempo in cui il bacino diminuiva, cresceva la richiesta delle popolazioni locali per l'agricoltura e per l'allevamento.
E' chiaro a tutti che il completo prosciugamento del lago (ipotizzato in circa un ventennio) porterebbe ad una catastrofe umanitaria senza precedenti.
Già da tempo si è iniziato a ottimizzare l'uso dell'acqua, ma appare evidente che il destino sembra segnato. Allora si è ipotizzato di deviare il corso del fiume Oubangui ( uno dei principali affluenti del Congo) nel fiume Chari, in modo da aumentarne la portata. Il progetto, che prevede la costruzione di una diga sul Oubangui a Palambo, la creazuione di due canali artificiali (di cui uno navigabile) e di due porti fluviali, è oggi allo studio di fattibilità da parte di una società canadese.
Inutile nascondere che la comunità internazionale si trova di fronte ad un dilemma di non poco conto. Salvare il Lago Ciad, rischiando di arrecare un danno all'ecosistema del bacino del Congo oppure lasciare 30 milioni di individui al loro inesorabile destino.

Quando nel 1995 l'ex vicepresidente della Banca Mondiale, l'egiziano Ismail Serageldin affermava che "le guerre del venetsimo secolo sono state combattute per il petrolio, quelle del prossimo secolo saranno combattute per l'acqua", forse aveva visto giusto.

Per tutti gli approfondimenti sul tema della Giornata Mondiale dell'Acqua , vi rimando ad alcuni siti:
Sito della Giornata Mondiale dell'Acqua.
Sito del Consiglio Mondiale dell'Acqua.
Sito delle Nazioni Unite sull'Acqua.

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