lunedì 12 novembre 2012

Popoli d'Africa: Tutsi

I Tutsi (conosciuti anche come Watussi) sono una popolazione di circa 2,5 milioni di persone che vivono in Ruanda, Burundi e una piccola comunità nella Repubblica Democratica del Congo.
I Tutsi, assieme agli Hutu e ai Twa (che sono un popolo di origine pigmea, sebbene oggi da un punto di vista somatico non facilmente distinguibile) rappresentano le tre etnie che abitano il Ruanda e il Burundi. Gli Hutu sono maggioranza, mentre i Tutsi costituiscono, a seguito del colonialismo, una elite economica e sociale.
I Tutsi sono tristemente conosciuti nel mondo per le loro rivalità "etniche" nei confronti degli Hutu, che sono sfociate nei fatti noti come il genocidio del Ruanda, scoppiato il 6 aprile 1994, in cui morirono, in 100 giorni, circa un milione di Tutsi e di Hutu moderati per mano di estremisti Hutu. Ben prima, a partire dal 1965 i due gruppi si sono affrontati nel sangue.
Ad oggi non vi sono prove evidenti che Hutu e Tutsi siano due etnie diverse. Alcuni studiosi sostengono che si tratti solo di due classi sociali diverse che hanno sviluppato attitudini e comportamenti diversi (e quindi cultura, professioni e potere economico diverso) e che appartengono tutti allo stesso gruppo bantu, che sottomise l'etnia di pigmei Twa, già presenti nell'area prima del loro arrivo. Perfino alcuni tratti fisici, come l'altezza, sono fortemente influenzati dall'alimentazione.
Recenti studi genetici hanno dimostrato un'estrema similitudine tra i due gruppi.
Di fatto, indipendentemente dalla seppur importante questione antropologica-genetica, dal XV secolo in cui i Tutsi e gli Hutu giunsero (erano tradizionalente pastori e agricoltori) in un'area già abitata dai pigmei Twa e fino al XIX secolo non vi sono stati attriti tra le due comunità, che condividevano molte cose, tra cui la lingua.
Immagine emblema del genocidio ruandese (dalla rete)
La situazione sulle differenze etniche tra i due gruppi, nacque con il colonialismo (prima quello tedesco e poi quello belga), questo è l'unica cosa che mette d'accordo tutti gli studiosi. A partire dagli anni venti, quando i belgi subentrarono, a seguito della prima guerra mondiale, ai tedeschi, decisero di privilegiare la minoranza tutsi, in particolare nella formazione scolastica, nella pubblica amminstrazione e negli incarichi politici. E' questo il punto in cui si data l'inizio della discriminazione degli hutu. Già nel 1957 alcuni intellettuali hutu scrissero quello che è conosciuto come il "manifesto Bahutu", in cui si sottolineava il monopolio sotto il profilo politico, economico e sociale dei tutsi - identificando nella loro azione un nuovo colonialismo - e si invitava ad una rivendicazione del popolo hutu. Tale tesi è alla base di tutti gli scontri che a partire dagli anni '60 hanno innescato gli scontri tra i due gruppi e hanno fatto crescere l'odio che è sfociato nel genocidio del 1994.
Vi è poi il fatto, che contrariamente a quanto si possa immaginare, i matrimoni misti tra i due gruppi sono stati sempre molto frequenti, contribuendo ad annullare ancora di più le differenze.

Quello che è accaduto nel 1994 - che molti hanno liquidato come l'estremizzazione africana del conflitto etnico - non ha nulla a che vedere con i temi razziali, ma trova la sua origine in una lunga storia di rapporti di forza, politici, sociali ed economici, che hanno visto protagoniste le forze coloniali. La responsabilità dell'orrenda strage della primavera del 1994 è da iscrivere a chi ha privilegiato gli uni a discapito degli altri, a chi ha visto ed ha taciuto, a chi ha favorito il crescere di un odio profondo e irrazionale ed infine a chi poteva intervenire e non l'ha fatto.

Tra le tante cosa da leggere, per approfondire i fatti del 1994, vi segnalo il libro del Procuratore Silvana Arbia "Mentre il mondo stava a guardare", una straordinaria testimonianaza di chi ha indagato per conto della Corte Penale Internazionale.


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