martedì 27 novembre 2012

Balafon, lo xilofono d'Africa

Il balafon è uno strumento, tipico dell'Africa Occidentale (usato anche in Africa centrale), che può essere assimilato ad uno xilofono. E' classificato tra gli strumenti idiofoni a percussione. Il nome deriva dalla lingua mandinka (balan è in nome e fo è il verbo suonare). In altre lingue è chiamato bala, balagi, giyl o palaku. La sua caratteristica è che la cassa di risonanza, posta al di sotto di un gruppo di fasce di legno o di bambù (in ordine decrescente dai più grandi ai più piccoli), è composta da una serie di zucche svuotate (calabasse), generalmente 12, di diverse dimensioni. Le zucche vengono perforate e i fori sono ricoperti con delle sottili membrane, originariamente con la tela di una particolare specie di ragno o con ali di pipistrello, poi con cartine di sigaretta e solo recentemente con pellicola di plastica. I "tasti", che in alcune zone sono ricavati da un particolare albero che è chiamato "nufiaram" che significa buon suono, vengono poi percossi da bacchette di legno, ricoperte con pelle di capra.
Normalmente i balafon sono accordati su scala pentatonica (5 note), sebbene alcuni anche in scala diatonica (7 note). Ovviamente queste questioni tecniche le lasciamo agli esperti!.
Il balafon è molto simile ad uno strumento della tradizione sud americana, il marimba, tanto che alcuni studiosi fanno risalire lo strumento del nuovo continente all'arrivo degli schiavi africani (per dovere di cronaca, alcuni sostengono pure che i due strumenti si siano sviluppati indipendentemente nelle rispettive aree).

Fonti storiche (viaggiatori nord africani che si spingevano verso sud) risalenti al XII secolo, ovvero durante l'epoca dell'Impero del Mali, fanno datare questo strumento come uno dei più antichi dell'Africa. A partire dal XVII secolo sono invece i viaggiatori europei a descrivere questo strumento.
dal sito di Gert Kilian
Nel 2001 l'UNESCO ha inserito tra i Patrimoni Immateriali dell'Umanità il contesto culturale attorno al Balafan di Sosso Bala, uno strumento a 20 tasti, datato 800 anni, avente secondo la tradizione poteri magici e custodito dalla comunità della cittadina di Niagassola nella Guinea.
Infatti in molte cultura dell'Africa Occidentale il balafon è ritenuto uno strumento sacro e pertanto suonato solo da persone che hanno avuto una particolare formazione (iniziazione) religiosa.
Nel 2011 anche il contesto culturale del Balafon dei Senufo (etnia del Burkina Faso, della Costa d'Avorio e del Mali) è stato inserito tra i Patrimoni della Tradizione orale dell'UNESCO.
Il ruolo del balafon tra le culture dell'Africa Occidentale è sottolineato anche dal fatto che esso, assieme alla kora (strumento a corde) e allo n'goni (una sorta di banjo) è uno degli strumenti associati alla cultura dei griot: musicisti, cantastorie e detentori della tradizione orale di molti popoli dell'area.



Il balafon è stato "riscoperto" in Europa e nel Mondo a partire dagli inizi degli  anni '80, quando il diffondersi della world music (e della musica etnica) ha fatto scoprire al mondo le sonorità di questo particolare strumento.

Oggi tra i musicisti africani che usano questo strumento, vale la pena segnalare alcuni come Mory Kantè, Keletigui Diabatè (inseparabile compagno di Habib Koitè), Baba Sissokò, Yayà Diabatè e Rokia Traore.

Vi segnalo il sito del balafonista tedesco Gert Kilian, in cui oltre a trovare informazioni sullo strumento (comprese le modalità costruttive), si possono ascoltare alcuni brani

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