lunedì 5 agosto 2013

Lo spettacolo dei rifugiati

campo in Uganda, foto dalla rete
Da tempo, nel mondo degli addetti ai lavori, è nata una forte polemica,  in relazione all'annunciato nuovo reality show, prodotto da Rai Uno, in collaborazione con l'Alto Commissariato della Nazioni Unite sui Rifugiati (UNHCR) e l'organizzazione non governativa Intersos, chiamato "The Mission". Stando alle notizie, il reality (la cui prima puntata andrà in onda il 27 novembre prossimo) porterà una coppia di VIP (si parla di Al Bano, Filippo Magnini, Elisabetta Canalis) a lavorare, fianco a fianco, con i volontari nei campi profughi del mondo (Sudan, Congo, Giordania e Libano, questi sono i siti di cui si è parlato).

La polemica è subito scattata perchè il mondo della cooperazione e del volontariato è fortemente contrario a questa inutile spettacolarizzazione della povertà. Di contro, UNHCR e Intersos assicurano che gli operatori vigileranno sul rispetto della sofferenza e delle storie personali dei rifugiati e che lo scopo del reality è quello di far conoscere queste situazioni che il pubblico medio italiano ignora.

foto dalla rete
Ora, appare evidente che se la maggior parte degli italiani ignora perfino l'esistenza dei campi profughi (alcuni in essere da oltre 30 anni), dove si stima vi siano oltre 30 milioni di esseri umani, la colpa è di chi avrebbe il compito di informare e non lo fa.
Se solo il 4% dei servizi giornalistici della RAI (ma vale anche per le altre emittenti) si occupa di questi temi, la colpa non è certo degli ultimi tra gli ultimi che non vogliono farsi riprendere.

Pensare che gli stessi che per decenni hanno trascurato questi fatti, si trasformino improvvisamente in paladini della corretta informazione e dell'aiuto umanitario, mi sembra alquanto improbabile.

Avete mai visto un servizio su questi temi in prima serata? Tutto viene rigorosamente trasmesso passata la mezzanotte, forse per non disturbare troppa la digestione dei telespettatori.

Il vantaggio per gli abitanti dei campi profughi quale sarà? I produttori sostengono che il denaro versato dai telespettatatori sarà consegnato ai responsabili del campo.
Il reality show tenterà quindi, come sempre, di smuovere le solite corde, quelle cioè che attraverso un sms, una telefonata o una carta di credito è possibile, per qualche giorno, mettere l'anima a riparo.

C'è da chiedersi anche quale sarà il vantaggio dei produttori e dei VIP. Nulla si fa per nulla, soprattutto in quel mondo. Allora l'immancabile pausa pubblicitaria (dopo aver fatto vedere coloro che non hanno nulla e mangiano forse una volta al giorno, mostreranno l'ultimo modello di smarthphone e la nuova confezione di merendine per la scuola), pagherà tutte le spese di produzione (generalmente non proprio economiche), il cachet dei protagonisti e dei conduttori.
Infine ci sarebbe da chiedersi cosa ci guadagnano l'UNHCR e Intersos, che pure questi luoghi, e questi temi, li conoscono. 

Foto Cristina Francesconi
Vi sono profughi che vivono in condizioni precarie da decenni (sicuramente sostenuti - loro fortuna -dalle agenzie internazionali e dalle ONG). Quello di cui hanno bisogno è di porre fine alla loro assurda e miserabile situazione e far ritorno nei loro paesi. In molti casi le organizzazioni internazionali, gli stati e la politica potrebbero agire, ma non lo fanno. Gli interessi economici internazionali, la logica delle strategie della geopolitica e molte distrazioni, fanno sì che questi ultimi siano sempre sacrificati.

Il compito di una corretta informazione dovrebbe essere quello di martellare ogni giorno sulle questioni irrisolte di questo pianeta, sulla necessità di porre fine all'ingiusta sofferenza di intere generazioni che, in questo caso, hanno avuto l'unica colpa di nascere in paesi dove la vita umana non valeva nulla mentre il petrolio, il coltan, l'oro, i diamanti o l'uranio molto.
 Insomma di far sì che nessuno possa dire non sapevo o peggio ho già dato (la moneta)

Ecco comunque, ed ad ogni buon conto, un estratto dalla Carta di Roma  una sorta di codice deontologico per i giornalisti.

c. Tutelare i richiedenti asilo, i rifugiati, le vittime della tratta ed i migranti che scelgono di parlare con i giornalisti, adottando quelle accortezze in merito all’identità ed all’immagine che non consentano l’identificazione della persona, onde evitare di esporla a ritorsioni contro la stessa e i familiari, tanto da parte di autorità del paese di origine, che di entità non statali o di organizzazioni criminali. Inoltre, va tenuto presente che chi proviene da contesti socioculturali diversi, nei quali il ruolo dei mezzi di informazione è limitato e circoscritto, può non conoscere le dinamiche mediatiche e non essere quindi in grado di valutare tutte le conseguenze dell’esposizione attraverso i media;


Ecco i link ai post di Sancara sui rifugiati, per chi ha voglia.

3 commenti:

Unknown ha detto...

Da notizie frammentarie e non ancora verificate sembra che in Giordania non sia stato possibile girare The Mission. Il problema comunque resta. I rifugiati sono involontarie comparese e non potranno mai esprimere il loro parere anche perchè facilmente non capiranno cosa si sta facendo e di certo non possono raggiungere i media non solo italiani ma nemmeno quelli regionali

Gianfranco Della Valle ha detto...

Grazie Fulvio, ho letto anch'io questa cosa della Giordania.Sono d'accordo che il problema resta ed il punto centrale è che stiamo parlando di strumenti quali la televisione che spesso molti rifugiati non hanno nemmeno mai visto! Inoltre permane il fatto che lo show, non nascondiamolo, sposta il problema sulla "compassione", mentre invece qui bisognerebbe veramente incazzarsi!!! ciao e grazie Gianfranco

Sisi ha detto...

Spettacolarizzazione della poverta non e un spettacolo. Ci sono modi per aiutare i rifugiati senza offendere la lora dignita. Intersos e amici dovrebbe fare una sensibilazzione sul governo Italiano di fermare i commercianti della morte.
I rifugiati sono stati abusati per colpa loro, non piu commercianti di armi nel mondo.

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