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giovedì 16 febbraio 2012

La devastazione del Delta del Niger

Il Delta del Niger
Il Delta del Niger è l'area fluviale più vasta dell'Africa, è il terzo delta al mondo. Ha una superficie complessiva di circa 70.000 kilometri quadrati (per avere un metro di paragone, per noi italiani, il nostro maggior delta, quello del fiume Po, si estende su di una supercie di 786 chilometri quadrati). Era un paradiso ecologico, un ecosistema dove foresta pluviale, paludi alluvionali e anse del fiume si amalgamavano in un perfetto equilibrio tale da far vedere, in modo netto ed inequivocabile, la straordinaria bellezza della natura e da far vivere, attraverso la pesca, la caccia e l'agricoltura oltre 20 milioni di persone. 
Oggi non è più così.  
Dal sito del The Epoch Times
Alle fine degli anni '50 (esattamente tra il 1956 e il 1957) fu scoperto il petrolio. Le concessioni furono acquistate in particolare dall'anglo-olandese Royal Dutch Shell. Le compagnie - e in particolare la Shell - hanno per decenni occupato l'area, estratto ed inquinato, corrotto i governi (gli introiti da petrolio rappresentano tra il 40 e il 60% del PIL nazionale), infiltrato persone nel governo per condizionarne le scelte e scacciato le popolazioni locali dal loro habitat tradizionale. Non dimentichiamo che anche l'italiana ENI estrae petrolio in Nigeria.
Guerriglieri del MEND
Nello stato del Rivers (la cui capitale è Port Harcourt, oggi "città del petrolio" con le più grandi raffinerie della Nigeria) fu colpita una popolazione, gli Ogoni (oggi un gruppo di 500 mila persone) che a partire dagli anni '90 iniziarono una dura lotta prima contro il governo nigeriano e successivamente direttamente contro le multinazionali del petrolio. Nel 1990 nacque infatti il MOSOP (Movement for the Survival of Ogoni People) guidato dallo scrittore e poeta Ken Saro-Wiwa. Il movimento riuscì a portare all'attenzione internazionale il problema del Delta del Niger (tra le richieste vi era quella di utilizzare gli enormi dividenti del petrolio per le popolazioni locali, che per oltre il 70% vivono sotto la soglia di povertà). Ken Saro-Wiwa fu arrestato più volte, condannato e infine impiccato - assieme ad altri 8 attivisti del MOSP - il 10 novembre 1995. Naturalmente l'assassinio del leader ogoni -avvenuto durante la sanguinosa dittatura di Sani Abacha -  ebbe un grande eco internazionale (la Shell patteggiò, con un risarcimento di 11 milioni di euro, pur di non far svolgere il processo sulle sue responsabilità). 
Dall'inizio degli anni 2000 è attivo anche un gruppo armato, denominato MEND (Movement for the Emancipation of the Delta Niger) che attacca direttamente le compagnie petrolifere ed i suoi dipendenti. Sin dall'inizio il MEND ha chiesto agli "stranieri" di lasciare le loro terre, pena la morte. Ecco il resoconto dell'ultima azione del MEND.



Gli oleodotti nel Delta del Niger
Un rapporto, pubblicato nell'agosto 2011 (Enviromental Assessment of Ogoniland) dell'UNEP (United Nations Environment Programme) ha stabilito che ci vorranno almeno 30 anni di interventi, alcuni dei quali urgenti, e svariati miliardi di dollari per ripristinare l'ambiente naturale. I danni dovrebbero essere pagati dalla Shell. Intanto, come denuncia il giornalista Osasu Obayiuwana su New African (nel mese di gennaio in mensile New African ha dedicato uno speciale al Delta del Niger, con il titolo "The Rape of Paradise", che poi è il titolo di un libro di George Osodi), nulla è stato fatto.
Il Rapporto dell'UNEP ha impegnato per 14 mesi un folto team che ha esaminato oltre 200 località, sorvegliato 122 chilometri di oleodotto, compilato oltre 5000 cartelle cliniche, incontrato 23 mila persone, analizzato oltre 4000 campioni di terreno.
Il rapporto evidenzia lo stato di gravissimo inquinamento. Le popolazioni locali bevono acqua contaminate da idrocarburi. Il 60% dei campioni prelevati supera i livelli consentiti.

Quello del Delta del Niger è uno scempio verso la natura e l'uomo. L'avidità delle multinazionali (che poi a ben guardare è l'avidità nostra che usiamo i derivati dal petrolio) e una classe politica corrotta ha consentito decenni di distruzione. E' stato l'ennesimo atto di violenza contro l'Africa (che sia chiaro, attuato con la piena complicità di africani) e contro il suo popolo. Si sono fatte cose (e si continuano a fare) che nel nostro mondo non sarebbero mai state possibili. Nessuna legge, nessuna tutela per le popolazioni, nessuna distribuzione degli ingenti introiti dalla concessioni petrolifere, ma solo tanto denaro per pochi. La Nigeria è l'ottavo esportatore al mondo di petrolio e contemporaneamente uno dei paesi più poveri del mondo. Si stima che siano stati riversati - solo da perdite degli oleodotti - oltre 500 milioni di galloni di petrolio nel Delta del Niger (un gallone è circa 5 litri). Gli oleodotti sono stati posizionati tagliando a metà villaggi, lungo i fiumi che fornivano acqua da bere alla popolazione, spesso con materiali scadenti e senza nessuna manutenzione. 


Non vi sono ragioni al mondo per non affermare che chi ha prodotto questo disastro debba pagare fino all'ultimo centesimo il ripristino (se mai sarà possibile, comunque quanto più possibile) dell'ambiente naturale. Non è un problema che riguarda solo gli Ogoni (o i nigeriani). E' un tema che riguarda tutti noi, il mondo intero.


Vi segnalo il sito della rivista The Atlantic dove si possono vedere delle straordinarie (e purtroppo tristi) immagini del Delta del Niger.

domenica 19 settembre 2010

Esce il libro di Ken Saro-Wiwa, eroe Ogoni

Uscirà il 21 settembre il libro "Un mese e un giorno. Storia del mio assassinio", del nigeriano Ken Saro-Wiwa, edito da Dalai. E' il diario della prima prigionia (31 giorni, nel 1993) che l'autore affrontò prima di essere nuovamente arrestato nel 1994 ed impiccato (nel 1995) dal regime nigeriano, assieme ad altri 8 attivisti del MOSOP (Moviment for the Survival of the Ogoni People).
Ken Saro-Wiwa era un poeta, scrittore, drammaturgo e autore televisivo nigeriano, che dopo aver ricoperto incarichi istituzionali negli anni '70, a partire dagli anni '80 si fece promotore delle rivendicazioni del suo popolo (gli Ogoni), e in generale delle popolazioni del Delta del Niger (oggi uno dei luoghi più inquinati del mondo), contro lo sfruttamento da parte delle multinazionali - Shell in testa- del territorio per l'estrazione del petrolio (la Nigeria è il maggior produttore di petrolio africano - vedi post). Saro-Wiwa accusava la Shell di uccidere gli Ogoni inquinando l'ambiente con i rifiuti industriali prodotti dallo sfruttamento del petrolio.
Arresto una prima volta nel 1993, rilasciato, venne imprigionato nel 1994 con l'accusa di aver incitato all'omicidio di quattro oppositori contrari alla linea del Mosop. A seguito di un processo - da tutti ritenuto una farsa - fu condannato all'impiccagione. Il 10 novembre 1995 la sentenza fu eseguita a Port Harcourt.
L'anno dopo, nel 1996, Jenny Green, avvocatessa americana, avviò una causa contro la Shell, per dimostrare la sua complicità nell'assassinio di Ken Saro-Wiwa. La Shell, al processo iniziato nel maggio 2009, patteggiò, pagando un risarcimento di 11,1 milioni di euro pur di non dar corso al dibattimento, che secondo molti avrebbe fatto scoprire molti "affari poco chiari" della multinazionale in Nigeria.
All'epoca dell'assassinio (perchè di questo si tratta) di Ken Saro-Wiwa la Nigeria era guidata dal Gen. Sani Abacha (che il 17 novembre 1993, a seguito dell'annullamento delle elezioni che avevano decretato la vittoria del ricco uomo d'affari Abiola, aveva preso il potere) che a fine del 1994 aveva istituito un tribunale speciale militare per far condannare gli Ogoni per i disordini nel Delta del Niger. La sentenza fu pronunciata il 31 ottobre 1995 e nonostante gli interventi di Bill Clinton (allora presidente americano), di Nelson Mandela e del Commonwealth (che a seguito espulse la Nigeria), la sentenza fu rapidamente eseguita. Abacha morì poi improvvisamente l'8 giugno 1998 (per infarto mentre festeggiava assieme a due-tre prostitute). A seguito della sua morte - la moglie fu arrestata all'aereoporto di Lagos con 38 valigie piene di denaro. Si pensa che la famiglia Abacha (moglie e 9 figli) abbia sottratto al popolo nigeriano una cifra vicina ai 4 miliardi di dollari. Per la Svizzera (che aveva "congelato" quasi 750 milioni di dollari di Abacha) la famiglia Abacha è ritenuta una "famiglia criminale". Recentemente il Liechtstein ha iniziato la restituizione alla Nigeria di 188 milioni di euro rubati della famiglia Abacha.
E' evidente che l'assassinio di Ken Saro-Wiwa (che più volte aveva proposto di dividere con le popolazioni locali i grandi guadagni del petrolio), l'avidità di Sani Abacha (confermato dall'esportazione all'estero di 2,2 miliardi di dollari) e la sua scomparsa repentina, le enormi entrare della Shell (per le estrazioni del petrolio del Delta del Niger) e la volontà di chiudere presto il processo (patteggiando un rimborso), lasciano intravedere un legame da cui è difficile sottrarsi.

Nel suo ultimo discorso presso il tribunale speciale militare che lo condannò a morte, Ken Saro Wiwa ebbe modo di dire: "inorridito dall'umiliante povertà del mio popolo, che pure vive in una terra ricca, angosciato della sua emarginazione politica e per lo strangolamento economico, indignato per la devastazione del suo territorio..... ho investito le mie risorse intellettuali e materiali, tutta la mia vita in una causa in cui credo ciecamente e per la quale non posso accettare intimidazioni e ricatti... la prigionia, la morte potranno impedirci di avere successo" concludendo "sono convintissimo che molto presto la Shell sarà chiamata a rispondere della guerra ecologica iniziata nel delta del Niger".