venerdì 2 dicembre 2011

Ieri Giornata Mondiale contro AIDS, qualche pensiero fantasioso

Ogni 1 dicembre, dal 1988, si celebra la Giornata Mondiale contro l'AIDS. La giornata di sensibilizzazione, voluta dalle Nazioni Unite, è stata fino al 2004 gestita direttamente dall'organizzazione UNAIDS (che per conto delle NU cura tutti gli aspetti legati all'epidemia di AIDS) mentre dall'edizione del 2005 è stata affidata ad un'agenzia indipendente, la World Aids Campaign.
Quella dell'AIDS è una delle 10 giornate mondiali che durante l'anno il sistema delle Nazioni Unite dedica a malattie. Tra di esse il cancro (4 febbraio), la tubercolosi (24 marzo), l'autismo (2 aprile), la malaria (25 aprile), l'epatite (28 luglio), il cuore (25 settembre), la rabbia (28 settembre), il diabete (14 novembre) e la broncopneumopatia cronica ostruttiva (17 novembre).
Lo scorso anno, in occasione della pubblicazione dell'annuale rapporto avevo intitolato un post Pandemia da HIV: inizia il declino?, poichè i dati confermavano e confermano (vedi Rapporto AIDS 2011) anche adesso una molto leggera inversione di  tendenza del trend che nei 30 anni di vita della malattia (il primo caso fu diagnosticato negli USA nel 1981) ha fatto, stando all'Organizzazione Mondiale della Sanità, 25 milioni di morti nel mondo.
I dati sostanzialmente dicono che sono 34 milioni gli abitanti del pianeta che vivono con la sieropositività da HIV (di cui oltre il 60% in Africa Sub-Sahariana), sono stabili il numero dei nuovi infetti (2,7 milioni all'anno, erano 3,1 nel 2002), diminuiscono lentamente i morti per anno (1,8 milioni, erano 2 milioni nel 2002), aumenta la percentuale di donne in gravidanza testate per HIV (dal 8% del 2005 al 35% del 2010), aumenta il numero di soggetti trattati con farmaci antiretrovirali (6,6 milioni nel 2010, erano 5,2 nel 2009). L'Africa è sicuramente la parte del pianeta più duramente colpita dalla pandemia di AIDS. Oggi vi sono interi villaggi in cui manca la generazione di mezzo.
Insomma molto lentamente si riesce ad intravedere la luce alla fine del tunnel. Vi è ancora una forte preccupazione sui fondi, stiamo parlando di circa 24 miliardi di dollari all'anno, che i governi assegnano alla lotta all'AIDS (ieri ActionAid lanciava l'allarme). L'Italia è tra i paesi che non hanno ancora versato i quasi 300 milioni di euro promessi al Fondo Globale.

A parte i soldi, tutto bene?

L'AIDS - che come dicevamo compie oggi 30 anni di vita - è una malattia molto discussa, fin dalle sue origini. Vi sono troppe "anomalie" e "coincidenze" che hanno scatenato il dibattito mondiale tra chi fondamentalmente sostiene la mutazione naturale di un retrovirus animale e chi accusa l'uomo di averci "messo le mani".
A distanza di 30 anni non si hanno certezze e nessuno è riuscito a dimostrare "senza ragionevole dubbio" la fondatezza delle sue affermazioni. Capire come nasce una malattia è di fondamentale importanza per l'umanità
Vi racconto allora una storia di pura fantascienza, che fin da quando l'ho letta la prima volta, nel lontano 1993, mi ha sempre fatto pensare. Eccola.
Le conoscenze nel campo biochimico hanno viaggiato a grande velocità nell'ultimo secolo. Da sempre l'industria bellica è all'avanguardia nel campo della ricerca e la necessità di creare armi biologiche, capaci di distruggere il nemico di turno, è diventata una priorità. Gli Stati Uniti, ad esempio, hanno dal 1943 istituito un programma (US Biological Weapons Program) presso il laboratorio di Fort Detrick, nel Maryland. La comunità internazionale già nel 1925 con il Protocollo di Ginevra ha tentato di mettere al bando le armi biologiche. Il Trattato è andato in vigore ufficialmente il 26 marzo 1976, sebbene non siano stati previsti strumenti di verifica dell'effettivo smentellamento dei laboratori e delle armi in possesso degli stati.
Il 1 luglio 1969, nel pieno della Guerra Fredda, il Dipartimento americano della Difesa pubblica un documento che parla di armi biologiche. I 4 punti salienti dicono: 
1) "vi sono drammatici progressi nella biologia molecolare...  gli agenti biologici delle malattie sono adisposizione degli scienziati per propositi offensivi e difensivi" 
2) "nei prossimi 10 anni è possibile sviluppare un microrganismo, diverso da quelli esistenti... tra le cui capacità avrà quelle di essere refrattario ai processi immunologici e terapeutici"
3) "una ricerca su tale tema può essere condotta in 5 anni con un finanziamento di 10 milioni di dollari"
4) "sebbene alcuni sostengono che queste ricercehe non andrebbero fatte..... senza la certezza che queste armi siano possibili poco si può fare per la difesa..... inoltre i nemici potrebbero sviluppare tali armi"
Il laboratorio di Fort Detrick, ottenuti i finanziamenti, si mise subito a lavoro. Vi era bisogno di cavie umane su cui sviluppare i test (nel passato erano stati usati i barboni, negli e i pellerossa delle riserve). 
A metà degli anni '70, all'interno di un programma dell'OMS per l'eradicazione del vaiolo (sarà ufficialmente eradicato nel 1979, ultimo caso in Somalia nel 1977), vengono vaccinati contro il vaiolo  14.000 haitiani e 100.000 bambini africani nell'area del bacino del Congo.
Nel 1987 uno dei due scopritori ufficiali del retrovirus HIV, Robert Gallo (National Cancer Institute), che per pura coincidenza lavorava nello stesso edificio dei Laboratori di Fort Detrick, dichiarava" il legame tra le campagne di vaccinazioni del vaiolo dell'OMS e l'epidemia (di AIDS) è un'interessante ipotesi..... L'uso del vaccino vivo può attivare una dormiente infezione da HIV"
Pochi anni dopo, nel 1978, negli Stati Uniti si testarono i vaccini contro l'epatite B su un gruppo di 1083 omossessuali di New York (alla fine del 1988 tutti i partecipanti allo studio erano morti di AIDS), dal marzo 1980 all'ottobre 1981 lo stesso vaccino venne testato su un gruppo di omosessuali di San Francisco e Los Angeles (per l'esattezza 1402). In questo gruppo vi saranno i primi 5 casi di pneumocistosi polmonare diagnosticati il 5 giugno 1981 e ritenuti ufficialmente l'inizio della pandemia da AIDS.  
Da allora i casi aumentarono, tra gli omosessuali, i tossicodipendenti, gli emotrasfusi e gli emofilici (quelle che originariamente erano ritenute le categorie a rischio) e le prime epidemie si sviluppano, per una strana casualità, ad Haiti e nel centro dell'Africa. Nel 1983 il francese Luc Montagnier isolò il virus di una malattia che chiamò LAV (Linphadenopathy Associated Virus), un anno dopo, nel 1984, Robert Gallo isolò lo stesso virus associandolo all'AIDS (chiamandolo HTLV III - Human T-Limphotropic Virus Type III). La disputa tra i due continuò per alcuni anni, mentre la malattia si diffuse in tutto il mondo, varcando i confini delle categorie a rischio.
Nel 1987 l'OMS sentì il dovere (cosa insolita) di pubblicare una risoluzione in cui affermava che l'AIDS era "causato da uno o più retrovirus naturali di non determinata origine geografica".

Dicevamo appunto che si tratta di pura fantascienza, le cose sono andate in modo diverso. Così come erano una burla le parole pronunciate dalla Principessa Anna d'Inghilterra il 26 gennaio 1988, quando durante un'intervento ufficiale parlando di AIDS disse "a classic own goal scored by the human race against itself".



1 commento:

karen disch ha detto...
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