venerdì 29 novembre 2013

The Mission, il teatrino della falsità

Una vignetta di Mauro Biani
Un merito sicuramente il programma The Mission (una sorta di reality show, ambientato nei campi profughi, prodotto dalla RAI in collaborazione con l'Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite e l'Organizzazione Non Governativa italiana Intersos) lo ha, ancora prima di andare in onda (è previsto il 4 e il 12 dicembre): far riflettere tutti, in modo critico, sul mondo della cooperazione internazionale.
Una riflessione amara (Sancara aveva già affrontato questo tema in agosto quando le polemiche cominciarono), perchè pone seriamente l'interrogativo sullo stesso senso dell'operato umanitario e del ruolo dell'informazione.
Stupisce che la massima agenzia internazionale che si occupano di rifugiati e , ancor più, una grande Organizzazione Non Governativa italiana difendano, a volte anche oltre il difendibile, un'operazione che è osteggiata, criticata e mal vista dalla quasi totalità del mondo del volontariato umanitario, dalle associazioni, dai media che si occupano di Africa,  e non solo, e da molti comuni mortali. 

Non si tratta, come qualcuno vuol far passare di una "censura preventiva" (sebbene, a seguito delle critiche la prima puntata non è mai andata in onda ed il palinsesto della trasmissione è stato molto cambiato - oggi guai a chiamarlo reality), bensì di una critica culturale, relativa ad un prodotto che sfrutta la sofferenza altrui, valorizza il ruolo di "cosiddetti VIP", spettacolarizza condizioni di vita estrema, rende i veri protagonisti delle semplici comparse, al solo fine di raccogliere fondi (per carità, necessari) da privati cittadini che in questo modo tombano, in modo definitivo, la loro coscienza.

Così come non ci si venga a dire che un programma come questo serve "a far conoscere la situazione (quando non la semplice esistenza) dei campi profughi". Temi che sono stati sempre taciuti dall'informazione nella più completa assenza d'intervento da parte delle grandi, e potenti, organizzazioni internazionali. Chi dovrebbe rendere edotti i telespettatori sulla situazione: l'attricetta di turno, un cantante di altri tempio o il figlio di una casa reale che non esiste più? La RAI da un lato produce questo "teatrino della falsità" e dall'altra taglia, uno dei pochi canali di informazione (in onda sempre in orari da sonnambuli), serio e reale, come la trasmissione "C'era una volta", del giornalista Silvestro Montanaro (nel più assoluto silenzio da parte di chi dice , oggi, che lo scopo del reality è informare).

La sensazione che molti hanno è che The Mission sia funzionale all'industria umanitaria. Un colossale business mondiale, che dati alla mano, non solo ha fallito nella maggioranza dei programmi di sviluppo, ma è stato assolutamente incapace (quando non dannoso) nei tentativi di redimere le cause che hanno portato (è continuano a portare) alla nascita delle crisi umanitarie.
La comunità internazionale (gli Stati, i governi, noi in definitiva) investono miliardi in quello che qualcuno da tempo definisce la "carità che uccide", mentre i funzionari delle agenzie umanitarie guadagnano (alcune agenzie spendono in "amministrazione" il 70% del loro budget) cifre da capogiro che in un solo giorno coprono il fabbisogno di un profugo per un anno intero e forse più. 

No, mi dispiace, non ci convincete.

Non ci sembra questa la strada. Questa operazione odora di vecchio, di stantio. Del vecchio modo caritatevole di vedere la realtà, di pensare a noi come esseri superiori capaci di portare pace e benessere pressochè ovunque. Odora di quel modo che da decenni non si interessa del perchè delle cose, ma che attorno ai problemi costruisce le necessità. Necessità che tengono in piedi un sistema che, paradossalmente, ha bisogno che nulla cambi.
Puzza anche della sconfitta dell'informazione. 

Per approfondire African Voices (il portale di informazione guidato da Marco Pugliese)
La pagina facebook di Africa Report, curata dal giornalista Fulvio Beltrami
Gli interventi di Silvestro Montanaro sul sito C'era una volta non deve morire
Il blog Buongiorno Africa di Raffaele Mastro




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