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mercoledì 13 gennaio 2016

Sia Tolno, una donna africana

Sia Tolno può essere considerata una musicista, e una voce, emergente dell'Africa Occidentale. Nata in Guinea orientale (precisamente a Guekedou il 21 febbraio 1975), ai confini tra Liberia e Sierra Leone, è cresciuta a Freetown, dove ha avuto modo, per le strade, di ascoltare la musica e di familiarizzare con la sua voce. La sua un'infanzia non facile. Nel 1995, a causa della sanguinosa guerra civile è costretta a fuggire, ancora giovane, a Conakry dove è vissuta cantando nei night e nei locali, ed in particolare al Copains d’abord, fino all'incontro con l'intellettuale e musicista gabonese Pierre Akendenguè che l'ha introdotta all'etichetta francese Lusafrica, con cui ancora oggi è legata. Pubblicò allora, nel 2009, il suo primo album Eh Sanga a cui seguirono nel 2011 My Life e nel 2014 African Woman.

Sia è considerata l'erede e la maggiore interprete, al femminile,  dell'afrobeat di Fela Kuti. Non ha caso l'ultimo album è frutto di una collaborazione con il batterista Tony Allen, uno dei fondatori di quel genere. Proprio in un genere tipicamente maschile, Sia porta i temi delle corruzione, della guerra, della condizione delle donne e delle mutilazioni genitali femminili.

E' con questo ultimo album che avviene il salto di qualità che la porta ad essere una delle migliori voci contemporanee africane ed ad essere paragonata, per il suo talento a delle donne straordinarie come Nina Simona e Miriam Makeba.



La sua voce, sensuale e calda, si inserisce perfettamente nel ritmo dell'afro-beat creando una piacevole simmetria che rende la sua musica una miscela tra il funky ed il soul.
Ha collaborato nella sua carriera anche con musicisti del calibro di Mamadou Barry e Cesaria Evora.

Ecco la sua pagina Facebook

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lunedì 28 maggio 2012

Musica: Mamadou Barry, "Maitre Barry"

Mamadou Barry, nato nel 1947, è un polistrumentista - suona ogni tipo di sax, flauto e percussioni -  della Guinea (nato a Kindia, al confine con la Sierra Leone, quando la Guinea era ancora colonia francese). Di etnia peul, fu in seguito chiamato "maitre Barry" (maestro Barry), perchè aveva il diploma di maestro elementare. La madre contraria al fatto che diventasse musicista, lo voleva insegnante, mentre il padre, a sua volta musicista (suonava fisarmonica e batteria) favoriva la sua naturale propensione al pentagramma e alle note.
Inizia da giovane a suonare come percussionista (djembe) e solo dopo iniziò a suonare il sassofono, fu allievo di Honorè Coppet.
Quando iniziò a suonare, la musica della Guinea rappresentava una avanguardia della musica africana. Da una parte alcuni musicisti si impegnavano a rappresentare le radici e la tradizione, dall'altra, i più giovani e talentuosi (di cui Barry era tra i principali esponenti) potevano sperimentare nuovi linguaggi e farsi contaminare da altre sonorità, prima tra tutte quella cubana.
Nel 1969 fu tra i fondatori, e poi direttore, della Kaloum Star Orchestra, un'orchesta nata a Conakry, frutto della collaborazione di giovanissimi musicisti (tutti ventenni), tra cui il chitarrista, e suo compagno (ancora oggi i due collaborano), Mamadou Camara. L'Orchestra pur continuando a suonare con grande intensità, diventò presto conosciuta ed apprezzata in tutta l'Africa Occidentale, incise solo tre singoli e un'unico album, nel 1997, Felenko (registrato in Francia).
Solo molti anni dopo, precisamente nel 2009, dopo oltre 50 anni di carriera, Mamadou Barry incide il suo primo album, chiamato Niyo, una miscela di Afro-beat, jazz e ritmi tradizionali.


Nell'album vi è anche una bella versione di uno dei classici del jazz, Take Five di Paul Desmond (standard del 1959, suonato da Dave Brubeck), reintitolato da Barry Africa Five. 
Oggi porta in giro per il mondo la sua musica accompagnato dal suo sestetto.

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lunedì 22 agosto 2011

Riserva naturale del Monte Nimba

La Riserva naturale del Monte Nimba è un riserva integrale naturale che si trova al confine tra la Guinea e la Costa d'Avorio (in realtà per gran parte nel territorio della Guinea). Dal 1981 il sito è Patrimonio dell'Umanità Unesco (da tempo si propone l'estensione anche alla vicina Liberia dove la riserva naturale continua).  La zona della Guinea della Riserva del Monte Nimba è dal 1980 anche Riserva della Biosfera.
Il Monte Nimba e una catena montuosa denominata anche "Guinean Backbone" che con il Monte Richard Molard - chiamato così in onore del geografo francese Jacques morto su queste montagne nel 1951- costituisce il punto più alto dell'Africa Occidentale con i suoi 1752 metri.
La riserva fu istituita nel 1943 in Costa d'Avorio e nel 1944 in Guinea. Oggi è un'area di 180 chilometri quadrati, costituita oltre che dalla montagna, da savana e foreste pluviali. E' una zona ricca di specie endemiche (oltre 200) sia animali che vegetali. Tra le più studiate il rospo viviparo e lo scimpanzè di Bossou. E' un'area anche ricca di ferro (e in parte di cobalto). L'area è ricca di ferro e in parte di cobalto. Infatti in Liberia a partire dal 1963 e fino al 1989 la zona fu intensamente sfruttata per l'estrazione dei minerali (ed è, assieme alla scarsa protezione del luogo che la Liberia offre, uno dei motivi per cui non è stato ancora esteso il sito nella Liberia). Nel 1992 il governo della Guinea, adducendo alcune errori sulla definizione  dei confini della riserva, tentò di concedere ad una consorzio la concessione per l'apertura di una miniera di ferro sui Monti Nimba. Per tale ragione dal 1992 la Riserva è inserita nella lista dei Siti patrimonio dell'Umanità in pericolo, anche a causa dal massiccio arrivo di rifugiati nell'area durante la guerra civile in Liberia.
La Riserva è integrale, quindi non sono possibili visite turistiche, ma è possibile l'ascesa alla montagna, come lo studio e la ricerca.
Infatti dal 1980 l'area della Guinea della Riserva è una Riserva della Biosfera, dove si cerca un sistema ecocompatibile per fra convivere una decina di villaggio (alcune  migliaia di persone) che storicamente vivono attorno al Monte Nimba e che utilizzano l'area della Riserva per l'agricoltura.

Ecco il sito sugli Scimpanzè di Bossou curato dall'a Kyoto University, da cui è possibile avere notizia dei progetti di conservazione.
Ecco anche qualche informazione turistica su Bossou, il luogo più vicino alla Riserva.




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domenica 7 novembre 2010

Musica: Mory Kantè

Mory Kantè, è nato a Kissidougou nel nord della Guinea, il 29 marzo 1950 da una famiglia mandinka di griot, cantori, poeti e musicisti che hanno il compito di preservare e tramandare la cultura orale.
E' un musicista (chitarra e balafon, una sorta di xilofono con delle zucche a fare da casse armoniche), cantante e soprattutto un suonatore di kora, uno strumento a corde (21 corde, con variazioni che rrivano fino a 28) tradizionale dell'etnia Mandinka in Africa Occidentale la cui cassa armonica è costituita da una grande mezza zucca ricoperta con pelle di mucca o di antilope. Definita da qualcuno come arpa-liuto.
Ultimo di 38 fratelli, a 15 anni viene mandato a Bamako, capitale del Mali, per essere iniziato alla tradizione griot. Nel 1971 entra a far parte della Rail Band di Bamako come chirattista belafonista e nel 1973 sostituisce alla voce Salif Keita. Inizia, da autodidatta, a studiare la kora e nel 1978 lascia il Mali per la Costa d'Avorio. Nel 1981 incide il suo primo disco e nel 1984 si trasferisce a Parigi - dove da immigrato clandestino - suona nei locali parigini. Nel 1987 grazie al singolo Yekè Yekè, che vende un milione di copie (forse il singolo africano più venduto al mondo), ottiene il successo internazionale. Nel 1991, da ex immigrato clandestino, rappresenta la Francia in un concerto a New York(assieme all'algerino Khaled) nel giorno della presa della Bastiglia.
Ha collaborato con artisti del calibro di Carlos Santana, i Talking Heads, Martyn Young, Jeff Portaro e Manu Dibango.
Dal 2001 è ambasciatore nel mondo della FAO e in questa veste partecipa a trasmissioni televisive e radiofoniche raccogliendo fondi per la lotta alla fame nel mondo. E' inoltre molto attivo nella promozione e nelle diffusione della musica africana nel mondo.






Il sito ufficiale di Mory Kantè.


domenica 26 settembre 2010

Bandiere africane, l'importanza dei colori

L'origine delle bandiere nazionali e il simbolismo che in esse si raffigura rappresenta uno studio antico e di assoluto interesse. Le bandiere hanno sempre lo scopo di comunicare e tutte costituscono segnalibri tra le pagine della storia. Tutti i grandi momenti della storia sono stati segnati da una bandiera: la rivoluzione francese e il tricolore sono oggi un'unica immagine.
Sulla trattazione delle bandiere del mondo vi rimando ad alcuni siti, come quello di Roberto Breschi o al Flags of The World.

In Africa la prima bandiera fu quella della Liberia (risalente al 1847 e ancor oggi in uso) che chiaramente derivata da quella americana. La seconda fu invece quella dell'Etiopia (datata 1897, ancor oggi in uso) e costituita da tre colori: il rosso, il giallo e il verde, che in seguito sarebbero diventati simbolo del panafricanismo. Sono anche i colori del rastafarianesimo -i rasta per semplificare - movimento nato appunto in Etiopia negli anni trenta e diffusosi nel mondo, a partir dagli anni '70 - grazie al musicista Bob Marley.
Oggi infatti 18 stati africani contengono, nella loro bandiera, i colori rosso, giallo e verde (la bandiera nella foto è della Guinea, che è uguale a quella del Mali).
Pur con variazioni da paese a paese, il rosso che originariamente rappresentava la forza è stato usato per simboleggiare il sacrificio per l'indipendenza (quindi, il sangue versato nella lotta di liberazione), il giallo, che nella bandiera etiope rappresentava la pace e l'amore, è diventato il sole e la ricchezza della terra (spesso l'oro e le risorse minerarie), mentre il verde, che per gli etiopici simboleggiava la terra e la speranza per il futuro ha mantenuto lo stesso significto anche nel simbolismo panafricano.
E' interessante notare che il Ghana, primo paese dell'Africa nera a giungere all'indipendenza enl 1958 e quindi a dotarsi di una bandiera nazionale, aggiungerà ai colori panafricani una stella nera al centro, che da allora simboleggerà la libertà e l'unità africana.
Nelle bandiere africane fu poi adottato il blu - simbolo del mare e dei fiumi e in genere dell'acqua e il bianco, simbolo di pace e giustizia. Tutti i colori, quelli panafricani, assieme al nero, il blu e il bianco si trovano oggi nella nuova bandiera del Sudafrica adottata nel 1994 all'indomani della Costituzione multirazziale (vedi foto).

Il verde, rappresenta anche i colori dell'islam ed è usato, con tale simbolismo, nei paesi del nord Africa come la Libia e l'Algeria, ma anche in Mauritania e nelle Comore.