giovedì 4 novembre 2010

Grave situazione umanitaria ai confini tra Kenya e Somalia

L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (ACNUR o UNHCR in inglese) ha lanciato un appello al governo del Kenya perchè blocchi il rimpatrio forzato di più di 8.000 rifugiati somali (la maggior parte bambini, donne e anziani) dal campo di accoglienza Border Point One a Mandera.
La storia è cominciata il 29 ottobre quando l'Alto Commissariato ha lanciato un'allarme perchè a seguito degli scontri tra le milizie del governo provvisorio somalo e i ribelli di al-Shabaab nella città somala di confine Beled Hawo, oltre 7.000 persone erano scappate, trovando rifugio nel camp di Border Point One, a 500 metri dal confine tra Kenya e Somalia, in attesa delle decisioni del governo del keniota.
Il Kenya, stando al report 2010-2011 del Alto Commissariato è il paese dell' East Africa che ospita il maggior numero di rifugiati, in maggioranza provenienti dalla Somalia (oltre 350 mila), ma anche dall'Etiopia e dal Sud Sudan. Nel 2010 saranno spesi, nel solo Kenya, 152 milioni di dollari per i rifugiati (il budget previsto per il 2011 è di 166 milioni di dollari, mentre nel 2009 sono stati spesi 127 milioni).
L'emergenza dei profughi in Kenya è vecchia e grave (del resto la Somalia è in uno stato di anarchia dal 1993, il Sud Sudan è stato in guerra dal 1983 al 2005 e l'Etiopia affronta periodiche crisi soprattutto nella regione dell'Ogaden), al punto che è stato coniato il termine per quella regione di "triangolo della morte" dei rifugiati. Da anni le organizzazioni non governative denunciano la situazione esplosiva dei campi (vedi articolo).

Sempre secondo il rapporto dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite, sono oltre 10 milioni in rifugiati del mondo (oltre 2 milioni in Africa) che fanno arrivare a oltre 34 milioni ( richiedenti asilo, rimpatriati, apolidi, sfollati interni) le persone in qualche modo assistite dal UNHCR (oltre 10 milioni in Africa). L''80% di essi sono ospitati in Paesi in Via di Sviluppo, spesso aggravando la situazione interna al paese (quello che è successo dopo il genocidio nel Ruanda del1994 della a zona del Kivu nella Repubblica Democratica del Congo è l'esempio forse più drammatico).
La stato del rifugiato fu definito già nel 1951 all'Articolo 1 della Convenzione di Ginevra e tutelato dall'Art.14 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948.
Stiamo parlando di persone (la maggior parte donne, bambini e anziani) che improvvisamente sono costrette a raccogliere in fretta e furia i loro averi, abbandonare le loro case e fuggire, oltre i confini, in un altro stato per vivere (per un periodo? per anni? per sempre?) ,quando va bene, in una tendopoli allestita dagli organismi internazionali e dalle organizzazioni non governative. Inutile dirlo che si scappa dalla guerra, dalla fame, dalle violenze e dalle persecuzioni: insomma dalla morte certa.



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