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sabato 18 aprile 2015

18 aprile 1980, lo Zimbabwe è indipendente

Quando il 18 aprile 1980 lo Zimbabwe, che fino a prima si chiamava Rhodesia Meridionale, ottenne l'indipendenza, si chiuse anche un aspro conflitto diplomatico, tra le Nazioni Unite e il governo bianco della Rhodesia, iniziato nel 1965 e durato appunto 15 anni.
Infatti, quando l'11 novembre 1965 il governo bianco del Primo Ministro della Rodesia Meridionale, Ian Douglas Smith, proclamò unilateralmente l'indipendenza dal Regno Unito, il giorno dopo la Nazioni Unite (che Smith definiva "un covo di marxisti e terzomondisti") votarono una risoluzione (la 216) con la quale invitavano gli stati membri a non riconoscere il governo razzista rhodesiano e applicò, per la prima volta nella storia dell'Organizzazione, sanzioni economiche al paese.
Solo il Sudafrica (governato da bianchi) e il Portogallo (che ancora possedeva integralmente il suo bottino di colonie) riconobbero la Rhodesia.
Il pensiero politico di Smith, si basava sul diritto dei bianchi a gestire lo stato e sul principio della crescita separata delle comunità, una forma di "apartheid sociale", che nella sostanza restava un'espressione di razzismo non tollerabile. Lo scontro politico si trasformò ben presto in una vera e propria guerra civile che coinvolse le due maggiori etnie del paese: i Ndebele (oggi il 13% della popolazione), guidati dal partito ZAPU e più propensi al dialogo e gli Shona (oggi il 67% della popolazione), guidati da Robert Mugabe (attuale Presidente), più radicali, che costituirono il partito ZANU.

La storia dell'attuale Zimbabwe (il cui nome deriva dalle parole shona zimba remabwe, ovvero "grande casa di pietra",  il grande sito archeologico, Grande Zimbabwe, scoperto nel 1871) ha origine antica (almeno intorno al IV secolo) e in parte misteriose. Della civiltà ad elevato sviluppo (almeno dal XII secolo), testimoniata dai primi visitatori portoghesi (XIV secolo) e dai reperti di Grande Zimbabwe, si conosce ancora molto poco.
E' invece dell'inizio del 1800 l'arrivo degli Ndebele (in fuga dal sud) nel territorio occupato dagli Shona. Fu però alla fine del XIX secolo che avvenne la vera e propria colonizzazione dell'area e fu opera dello spregiudicato uomo d'affari inglese  di Cecil Rhodes (che diede anche il nome ai due territorio del sud e del nord) il quale stipulò accordi con i Ndebele, assicurandosi lo sfruttamento delle ricche miniere della Rhodesia, attraverso la compagnia mineraria da lui fondata nel 1888, la De Beers (ancora oggi prima multinazionale dei diamanti nel mondo). La sua compagnia commerciale, invece, la British South Africa Company, dotata di un esercito privato, fu di fatto la "vera proprietaria" della regione, anche ben oltre la morte dello stesso Rhodes, avvenuta nel 1902. Infatti, almeno fino al 1923, il territorio fu sotto diretto controllo della BSAC.
Nel 1890 fu fondata Salisbury, l'odierna capitale Harare (nome cambiato nel 1982).
Dopo il 1923 la Rhodesia Meridionale divenne colonia britannica e per un breve periodo (1953-1963) fu costituita un Federazione (della Rhodesia e del Nyassaland), che alla fine della sua esperienza diede vita l'indipendenza del Malawi (ex Nyassaland) e dello Zambia (ex Rhodesia Settentrionale).

Smith guidò quindi la Rhodesia dall'aprile 1964 al giugno 1979, portando, nonostante le sanzioni e la guerra civile, il paese ad una tale ricchezza economica (naturalmente per i bianchi) da venir chiamata "la Svizzera d'Africa".
Quando nel 1979 si giunse ad un accordo tra governo e partiti ZANU-ZAPU, il nome del paese fu trasformato in Rhodesia-Zimbabwe e la guida affidata provvisoriamente al vescovo anglicano Abel Muzorewa. Le elezioni del 1980 portarono alla vittoria del partito degli shona, lo ZANU. A guidare il paese furono chiamati Robert Mugabe (capo del governo) e Canaan Banana (capo di stato).

Robert Mugabe (cattolico educato dai gesuiti e ex docente Universitario), che oggi è, con i suoi 91 anni, il più anziano leader del nostro pianeta, guida ininterrottamente dal 1980 il paese (ovvero da 35 anni), estromettendo prima i bianchi da ogni ruolo, poi i Ndebela (dal 1983 al 1988 vi fu anche una sanguinosa guerra civile) e infine autoproclamandosi Presidente e abolendo la carica di Primo Ministro e proclamando il partito unico.

Sono stati 35 anni di progressivo decadimento delle strutture economiche e sociali del paese. Mugabe ha represso, con la violenza, ogni tentativo di opposizione. A partire dalla metà degli anni '90 ha espropriato le terre dei bianchi senza che questo incidesse sull'economia del paese. L'inflazione ha raggiunto livelli inauditi (furono stampate monete da 300 trilioni di dollari!) , con il dollaro dello Zimbabwe che si svalutava dalla mattina alla sera. Le violazioni dei diritti umani sono all'ordine del giorno e in particolare la situazione delle donne "non shona" è preoccupante sotto il profilo della sicurezza e dell'integrità.
La politica di Mugabe è stata fallimentare sotto ogni punto di vista, ma in particolare ha abbandonato a sé stessi le classi più povere del paese. 
Nonostante l'Unione Europea lo consideri "una persona non grata", Mugabe ha serenamente partecipato ad ogni evento che si è svolto in vaticano, dalla beatificazione di Paolo II alla inaugurazione del Pontificato di Francesco e fino alla recente (aprile 2014) canonizzazione dei papi Roncalli e Wojtyla. Insomma un dittatore, oggi protetto dalla Cina (che nel paese ha molti interessi), con un passato marxista-leninista, gradito in Vaticano. La sintesi del mondo moderno!

Il link alla mostra del fotografo Robin Hammond sulla pessima situazione dello Zimbabwe
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giovedì 9 ottobre 2014

9 ottobre 1962, l'indipendenza dell'Uganda

Il 9 ottobre 1962 l'Uganda diventò uno stato indipendente. Il paese, abitato fin dall'antichità dai pigmei Twa (che furono scacciati di popoli bantu), era stato culla di importanti regni, tra cui il più conosciuto e importante era quello Buganda (sorto nel XV secolo e ancora oggi esistente), da cui il paese prende il nome.
Il colonialismo europeo giunse nell'area intorno al 1860, prima con viaggiatori ed esploratori, poi con missionari (protestanti e cattolici) e infine, nel 1894 il paese divenne protettorato britannico.
L'importanza strategica dell'Uganda era legata alla coltivazione di cotone e caffè.

Durante il periodo che anticipò l'indipendenza il paese - che pur non conteneva forti spinte indipendentiste come i vicini Kenya e Tanganica - fu diviso tra i sostenitori del re (kabaka) buganda Mutesa II ( i cui sostenitori fondarono il partito Kabaya Yekka) e il partito politico emergente, l'Uganda People's Congress, guidato da Milton Obote, i quali si allearono nelle elezioni del 1962, ottenendo la maggioranza contro il Partito Democratico.

All'atto di indipendenza, il re Mutesa II assunse la Presidenza, mentre Milton Obote divenne primo ministro.
L'allenza durò poco, perché nella tarda primavera del 1966, il rapporto tra il re del Buganda e Milton Obote si ruppe. Obote si autoproclamò Presidente, facendo votare al Parlamento una nuova Carta Costituzionale e incaricò il capo di stato maggiore, Idi Amin Dada, di assediare il Palazzo Reale. Il Re fuggì in esilio nel Regno Unito. 
La storia dell'Uganda e il suo processo democratico finiva definitivamente il 25 gennaio 1971, quando Idi Amin Dada con un colpo di stato assunse il potere (aiutato dagli occidentali timorosi dello spostamento a sinistra della politica di Obote) e mise in opera una delle pìù feroci dittature africane (1971-1979).
Per la cronaca, nel 1980, dopo la caduta di Amin, Milton Obote ritornò al potere fino al 17 luglio 1985 quando fu destitito da un colpo di stato che fu seguito, pochi mesi dopo, da un altro golpe guidato da Yoweni Museveni, che ancora oggi regge l'Uganda.

Il Regno del Buganda, ancora esistente (il re potè rientrare nel 1993), convive con altalenanti rapporti, nell'odierna Uganda e rappresenta il più grande dei regni tradizionali ancora esistenti.

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venerdì 21 marzo 2014

21 marzo 1990, è il giorno della Namibia

La Namibia è uno stato molto giovane, indipendente dal 1990 (terzultimo in Africa, dopo di lei solo l'Eritrea e il Sud Sudan). La storia che portò quel 21 marzo 1990 alla dichiarazione d'indipendenza è molto complessa ed è legata intimamente alla guerra fredda e alla contrapposizione tra i blocchi, che in Africa del Sud ha significato entrare nel vivo della guerra d'Angola e dell'apartheid sudafricano.
La regione dell'attuale Namibia, abitata da popoli boscimani fin dall'antichità, fu toccata dai portoghesi verso la fine del 1400, ma il territorio desertico rese difficile le esplorazioni verso e dall'interno. Nel XIV secolo arrivarono i primi popoli bantu, tra cui gli Ovambo (che oggi costituiscono circa il 50% degli abitanti) e gli Herero (circa il 10%). A partire dal XVI secolo gli europei (portoghesi, olandesi, inglesi e tedeschi) mostrarono qualche interesse per quest'area, ma solo alla fine del 1800 si delinearono i ruoli sul campo. Gli inglesi nel 1878 occuparono la zona della Walvis Bay, annettendola alla Colonia del Capo, mentre nel 1884 i tedeschi estesero il loro protettorato su tutta l'area, ad accezione dell'enclave di Walvis Bay. I motivi furono quelli economici: le miniere di rame e i diamanti (Vedi la storia di Kolmanskop). Queste condizioni portarono, unica eccezione in Africa, il colonialismo tedesco a far giungere nel paese molti coloni (le cui tracce, nella toponomastica e nelle costruzioni ancora oggi si vedono).
Già tra il 1893 e il 1894 vi furono le prime rivolte degli abitanti locali (Nama e Ottentotti) duramente represse, ma furono gli Herero (e i Nama con essi) a pagare maggiormente la loro ribellione, che iniziata nel 1904, finì pochi anni dopo, nel 1908, con un vero e proprio genocidio (fu eliminata l'80% della popolazione herero), dove furono fatti i primi esperimenti di eugenetica.
Alla fine della I guerra mondiale i tedeschi persero le loro colonie e il territorio dell'Africa del Sud Ovest fu affidata dagli inglesi al governo bianco del Sudafrica (che nel 1920 ottenne anche il mandato della Lega delle Nazioni).
Dopo la seconda guerra mondiale, le Nazioni Unite iniziarono a chiedere al Sudafrica larghe autonomie per la Namibia e un'amministrazione controllata dalle stesse Nazioni Unite. Il Sudafrica rifiutò e governò il territorio della Namibia come una sua provincia, in cui valsero le stesse leggi dell'apartheid, da poco entrate in vigore.

Negli anni sessanta, quando la storia coloniale europea (per lo meno per come era intesa al tempo) andò ad esaurirsi, la gestione della Namibia balzò agli occhi come vera e propria "occupazione" sudafricana.
Nacque così negli anni '60 la SWAPO (South West African People's Organization), movimento politico di ispirazione marxista, che con un braccio armato (PLAN - People Liberation Army of Namibia)) iniziò, a partire dal 1966, una lunga e sanguinosa guerriglia, sfruttando le basi dello Zambia e alleandosi con l'African National Congress (ANC) di Mandela.
Con l'indipendenza dell'Angola (1975), la SWAPO (che era legata all'MPLA angolano) trasferì le sue basi in Angola, legando in modo definitivo le sue sorti alla guerra civile angolana.

Il Sudafrica chiuse le porte ad ogni negoziato internazionale e nel dicembre 1978 indisse, unilateralmente, delle elezioni in Namibia (boicottate dalla SWAPO e da altre forze politiche) senza osservatori internazionali. 
Il periodo di tempo tra il 1966 e il 1988 fu un susseguirsi di tentativi, falliti, di negoziazione in cui la Nazioni Unite nominarono ben sette commissari speciali per la Namibia (tutti rifiutati dal Sudafrica), senza riuscire a fare minimi passi in avanti.
La fine della guerra fredda, il logoramento della guerra angolana, le pressioni internazionali verso il Sudafrica, l'affacciarsi della fine del sistema dell'apartheid portano agli accordi che, assieme alla cessione del controllo della Namibia introdussero anche il ritiro della truppe cubane, oramai impantanate nella guerra civile angolana. Nel novembre 1989, elezioni molto partecipate (98% degli aventi diritti) diedero la vittoria alla SWAPO (57%) e il suo segretario, nonchè co-fondatore, l'ex-ferroviere Sam Nujoma, ritornò dopo 30 anni in Namibia, assumendo la carica di primo Presidente del Paese. La Walvis Bay restò sudafricana fino al 1994 (ovvero poco prima delle elezioni in Sudafrica che incoronarono Nelson Mandela),

Nujoma, governo per 3 mandati, fino al 21 marzo 2005, quando annunciò di non candidarsi (fu eletto Hifikepunye Pohamba) volendosi ritirare dalla vita politica (in realtà su pressione popolare mantenne la carica, forse più onoraria, di Presidente del partito).

Oggi, con poco più di 2,1 milioni di abitanti (di cui oltre 300 mila nella capitale Windhoek) e con un'estensione di oltre 820 mila chilometri quadrati (quasi 3 volte l'Italia) la Namibia è il secondo stato al mondo, dopo la Mongolia, meno densamente popolato.

E' lecito affermare che la storia della Namibia, sia legata a quella della guerra fredda, seppur rappresentandone una parte sicuramente meno conosciuta e studiata.

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domenica 2 marzo 2014

2 marzo 1956, il Marocco è indipendente

L'indipendenza del Marocco è stata segnata, caso abbastanza raro in Africa e non solo, da una relativa tranquilla transizione. I francesi, impegnati in quell'epoca in due sanguinose guerre d'indipendenza, in Algeria ed in Indocina, decisero, anche su pressione degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, di negoziare l'indipendenza del Marocco al primo tentativo di far nascere un esercito di liberazione. Si può affermare, per deduzione, che l'indipendenza del Marocco fu dovuta alla lotta d'indipendenza del Fronte Nazionale di Liberazione in Algeria  e agli uomini di Ho Chi Minh in Indocina. Queste forze, che impegnarono fortemente sul campo i francesi (sconfiggendoli alla fine) facilitarono la sorte degli indipendentisti marocchini.

Abitato fin dal Neolitico  da popoli berberi, il Marocco (che prende il nome dalla città di Marrakech, che ne fu capitale nel medioevo), a causa della sua strategica posizione è stato un susseguirsi di colonizzazioni. Fenici, cartaginesi, romani, vandali, visigoti e infine arabi. Questi ultimi, a partire dal 788 introdussero l'islam e regnarono attraverso varie dinastie (quella attuale è la dinastia Alawita). Dal XVII secolo iniziarono le penetrazioni coloniali europee (inglesi, tedeschi, francesi e spagnoli si contesero il territorio) che portarono, alla fine, ad un protettorato diretto francese e ad un protettorato spagnolo. Pur non mancando rivolte e ribellioni interne (soprattutto nelle campagne), che i francesi sedarono con la forza, nel 1927 alla salita al trono del sultano Mohamed V (1927-1961), la Francia impose il dominio diretto sul Marocco.

Durante la II Guerra Mondiale il Marocco fu teatro di aspri scontri con l'esercito tedesco e dello sbarco alleato nel 1942.

Già prima della guerra (fine anni '30) si era costituito il partito Istiqlal (che in arabo significa "partito dell'indipendenza"), che sebbene fu ufficialmente fondato nel 1943, aveva nel suo programma l'indipendenza del Marocco. Il Sultano appoggiò il partito Istiqlal (che è sempre rimasto vicino alla casa reale) al punto tale che dal 1953 al 1955 fu esiliato in Madagascar.

Con la proclamazione dell'indipendenza, avvenuta appunto il 2 marzo 1956, Mohamed V nel 1957 fu proclamato Re. Alcune città rimasero in mano agli spagnoli, mentre Tangeri fu incorporata solo successivamente nel territorio del Maraocco. Alla sua morte, avvenuta nel 1961, gli successe il figlio Hassan II (1961-1999) ed oggi, a guidare il paese vi è il figlio di Hassan II, Mohamed VI, mentre il partito Istiqlal (conservatore e di destra) è ancora presente nella coalizione di governo.

Il Marocco indipendente è sempre stato in bilico tra una monarchia parlamentare (vi sono state regolari elezioni, vinte anche dalle opposizioni), la forte presenza del re (che ha sempre usato i suoi privilegi politici), tensioni interne sfociate più volte in vere e proprie rivolte e una posizione sul piano internazionale a volte isolata (il Marocco fu il secondo paese arabo dopo l'Egitto a riconoscere Israele, fu però espulso dall'Unione Africana per le sue posizioni sul Sahara Occidentale) e altre volte al centro della geopolitica del Mediterraneo.

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lunedì 18 febbraio 2013

18 febbraio 1965, la Gambia è indipendente

La Gambia (sull'uso del maschile o del femminile vi sono svariate discussioni) è uno "staterello" dell'Africa Occidentale (è il più piccolo della parte continentale dell'Africa) - tra i più piccoli del mondo (160° posto) con i suoi 10.400 km quadrati e circa 1,7 milioni di abitanti. La sua peculiarità è quella di essere un enclave (completamente circondato) del Senegal, fatta eccezione per gli 80 chilometri di costa sull'Oceano Atlantico. Un'enclave anglofona in un paese francofono. Una terra pianeggiante che segue le sponde del fiume omonimo. Nel punto più largo il Gambia non raggiunge i 50 chilometri.
Il paese, da quando nel 1588 i portoghesi cedettero a mercanti inglesi i diritti di navigazione sul fiume Gambia, fu conteso tra inglesi e francesi fino al 1783 quando il Trattato di Parigi assegnò il Gambia agli inglesi.
Ha avuto il triste primato di essere il luogo da cui partirono centinaia di migliaia di schiavi ( si parla di tre milioni di individui) diretti nel Sud e Centro America (da un villaggio del Gambia proveniva il protagonista della fortunata serie televisiva Radici).
Come per quasi tutti gli stati africani i confini del Gambia sono stati tracciati con il righello, dividendo popolazioni, villaggi e perfino famiglie. Oggi, nonostante le ridotte dimensione, sono parecchie le etnie che popolano il paese: fulani, wolof, mandinka, jola, serer e serahola, le più diffuse. La sua importanza strategica è venuta meno con la fine della tratta degli schiavi ed oggi la sua economia si basa sull'agricoltura (arachidi principalmente) e sul turismo (il Gambia è uno dei luoghi del pianeta dove vi è uno spiccato turismo sessuale femminile).

Dawda Jawara
Quando il 18 febbraio 1965 la Gambia ottenne l'indipendenza come monarchia costituzionale in ambito del Commonwealth (il Capo dello Stato restava la Regina d'Inghilterra), fu una logica conseguenza di ciò che accadeva nel continente e non il frutto di un movimento indipendentista. A guidare il paese fu Dawda Kairaba Jawara, un veterinario che si era laureato a Liverpool, e che dal 1962 era primo ministro del primo governo autonomo. Lo stesso Jawara, il 24 aprile 1970, divenne Presidente della neonata Repubblica del Gambia.
Il paese, povero e rurale, era retto da una classe politica fortemente legata alla Gran Bretagna, che viveva nella piccola capitale Banjul (prima Bathurst) cercando di riproporre stili di vita (e di ricchezza) simili a quelli europei.
Il primo scossone alla vita politica su dato da un tentato golpe, il 30 luglio 1981, quando un gruppo "rivoluzionario" guidato da Samba Sanyang - pare con l'aiuto di forze libiche - tentò di destituire il Presidente Jawara. Forze miliari senegalesi entrarono le paese e il 5 agosto spensero quel tentativo golpista. Sanyang si rifugiò in Libia. Il pegno per l'aiuto del Senegal fu la nascita di una confederazione (Senegambia) che non decollò mai e che perì, di morte naturale, nel 1989.

Mentre Jawara e il suo entourage continuavano a vivere una vita spensierata (il veterinario amava il golf e nella sua dimora aveva fatto costruire un campo a 9 buche dove invitava gli amici a giocare, mentre solo a pochi chilometri di distanza, vi era il Circolo del Golf), il paese restava uno dei più poveri al mondo con una altissima mortalità infantile e materna.

Fu così che il 22 luglio 1994, un gruppo di giovani ufficiali capeggiato da Yahya Jammeh, in modo incruento depose Jawara (su questo golpe vi rimando al post di Sancara "Il golpe delle noccioline"). Agli entusiasmi iniziali, ricordo che la popolazione era quasi tutta contenta della fine del regime di Jawara, non vi è stata una vera trasformazione politica, sociale ed economica del paese. Anzi, a distanza di quasi vent'anni, Jammeh, ancora al potere governa con la forza e sembra reprimere qualsiasi sviluppo democratico del paese.


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lunedì 9 luglio 2012

9 luglio 2011, il Sud Sudan è il 54° Stato africano

Festa per l'indipendenza a Juba, dalla rete
Il 9 luglio 2011, esattamente un anno fa, nasceva il 54° stato indipendente dell'Africa. Dopo una lunghissima guerra, durata decenni, oltre 2 milioni di morti e un processo di pace, difficile e incompleto, iniziato nel 2005 e che si concludeva con il referendum del 9 gennaio 2011 che sanciva, a maggioranza "bulgara", la voglia di indipendenza. Nasceva così il Sud Sudan, popolato da 8 milioni di persone, con capitale Juba e che galleggia, letteralmente, sul petrolio. Un paese fragilissimo, inesistente sotto il profilo delle istituzioni, in balia degli interessi di mezzo mondo per le sue risorse (non solo petrolio, ma anche oro, rame, zinco e l'acqua) e per le sue terre (il fenomeno del land-grabbing è, stando agli analisti,in netta ascesa)
Lo scorso anno, alla nascita del nuovo stato, il 193° del mondo, Sancara pubblicò questo post, che registrava la felicità del popolo del nuovo stato, che sottolineava una volta tanto la tenuta degli accordi internazioni e che poneva alcuni interrogativi per il futuro, soprattutto nei rapporti con il Sudan.
Il presidente del Sud Sudan, Salva Kiir (dalla rete)
Interrogativi che ancora oggi (solo ad aprile scorso Sancara pubblicava questo post, seguendo l'ennesima,e forse la più grave, crisi militare e politica tra i due paesi) sono attuali e rischiano di far precipitare in un nuovo baratro il neonato paese.
Gli operatori umanitari - sono molte le organizzazioni non governative e le agenzie internazionali che operano nel Sud Sudan - da tempo lanciano allarmi sulla situazione, che peggiora di giorno in giorno, della popolazione locale.

Le ingerenze internazionali (in primo luogo di Stati Uniti e Cina, ma anche Israele, Iran, Egitto ed Etiopia, per citare solo quelli che più hanno le "mani in pasta" nella complessa vicenda), le storiche rivalità (religiose e non solo tra i due paesi), un puzzle etnico complesso (sono molte le etnie del paese, alcune rivali tra di loro, storicamente gruppi nati dalla contaminazione tra popoli rabi e popoli bantu), una forte connotazione islamica del regime del nord (il regime di Al Bashir, salito al potere con un golpe nel 1989, oltre ad aver condiviso il potere per una decina di anni con uno dei massimi teorici del fondamentalismo islamico, ha anche ospitato per anni (1991-1996) Bin Laden) una completa inadeguetezza del management politico del sud (i leader del Sud Sudan, una volta morto in uno strano incidente aereo lo storico leader John Garang, sono tutte seconde file dell'organizzazione militare che per decenni hanno guidato le battaglie: guerriglieri perstati alla politica), la totale interdipendenza tra i due paesi (ad esempio il petrolio del sud per essere venduto deve usare gli oleodotti del nord e soprattutto l'affaccio all'acqua,e i porti, del nord) e un'odio reciproco derivato da 40 anni di sanguinosa guerra, fanno della situazione sudanese una delle più complesse e intrigate della martoriata Africa.

Vi segnalo questo interessante Dossier curato dalla Campagna Italiana per il Sudan, un cartello di associzioni e gruppi per la Pace italiani di ispirazione cattolica, operante in Sudan e per il Sudan a partire dal 1995.
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martedì 28 febbraio 2012

28 febbraio 1922, Egitto indipendente

Donne egiziane durante le rivolte del 1919 

L'Egitto fu il quarto paese del continente africano che raggiunse l'indipendenza. Quando il 28 febbraio 1922 gli inglesi concessero, unilateralmente, l'indipendenza all'Egitto vi erano in Africa solo altri tre stati, in qualche modo, sovrani. L'Etiopia, che è ritenuto, a ragione, il più antico stato africano, che fino a quel momento non era mai stato conquistato (sarà annesso per un breve periodo, dal 1936 al 1941 all'Impero Italiano), la Liberia, i cui coloni afro-americani avevano dichiarato l'indipendenza, dopo essere arrivati nel 1822, il 26 luglio 1847 ed il Sudafrica, che dal 1910, era a tutti gli effetti una dominion del Commonwealth britannico (dal quale fu espulso nel 1961).
Il leader del Wafd, Sa'b Zaghlul  (Wikipedia)
L'indipendenza del 1922 - nata sulla spinta dei movimenti nazionalisti, primo tra tutti il partito Wafd ("Il partito egiziano della delegazione", quello che aveva partecipato appunto come delegazione alla conferenza di pace di Parigi del dopoguerra), che aveva dato vita ad una vera e propria rivoluzione nel 1919, fu di fatto una sovranità di facciata poco gradita agli egiziani. Gli inglesi mantenevano saldamente nello loro mani il controllo della politica estera e della difesa, il diritto di mantenere le proprie truppe nel paese, il codominio nel Sudan e quello che più contava, l'assoluto controllo, assieme alla Francia, del Canale di Suez. Il sultano Ahmed Faud (che era subentrato al fratello nel 1917) divenne re, assumendo il nome di Faud I, mentre primo ministro (eletto dal popolo a grande maggioranza nel gennaio 1924) fu fino al novembre 1924 -quando entrò in conflitto con il re e gli inglesi-  il leader del Wafd Sa'd Zaghlul.
Nonostante il 22 agosto 1936 fu siglato (dal figlio di Faud, Faruq I che alla morte del padre nell'aprile 1936 gli era succeduto) un trattato tra gli inglesi e l'egiziani (firmato anche dal partito Wafd, nella figura del suo nuovo leader Nahas Pascià che lo denuncierà nel 1951), in cui peraltro il Regno Unito si impegnava a ritirare le truppe dal paese, l'Egitto fu sempre sotto tutela.
Durante la guerra l'Egitto fu alleato dei britannici - sebbene gli egiziani vedevano più gli inglesi che i tedeschi come nemici  (di fatto solo la "responsabilità" del partito Wafd impedì che si creasse un asse egiziano con i nazifascisti) - e questo non giovò al prestigio del partita wafdista. 
La prima bandiera egiziana (1922-1952)
Bisognerà aspettare gli eventi del dopoguerra, la nascita di Israele e la prima guerra arabo-israeliana per creare la definitiva frattura nei rapporti tra inglesi e egiziani, che culminarono con il colpo di stato dei "liberi ufficiali" (di Muhamd Naguib e Gamal Nesser) del 23 luglio 1952, con la proclamazione della Repubblica (nel 1953) e  infine con la nazionalizzazione del canale di Suez nel 1956.
Per gli egiziani però la vera data da ricordare non è quella di una falsa indipendenza. Prima dei recenti sviluppi era la data del golpe di luglio del 1952 ad essere festeggiata e da poco si è aggiunta quella dell'inizio della rivoluzione che ha destituito il regime di Mubarak.

Da notare che la prima bandiera egiziana aveva tre stelle a significare i tre popoli dell'Egitto (mussulmani, cristiani e ebrei). Poi gli uomini e soprattutto le interferenze esterne hanno creato un'altra storia.


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martedì 4 ottobre 2011

4 ottobre 1992, è fatta la pace in Mozambico

Il 4 ottobre 1992 a Roma i due nemici storici, il FRELIMO, che guidava il Mozambico e la RENAMO, che da 17 anni combatteva una sanguinosa guerra civile in Mozambico, firmarono uno storico accordo di pace. Le trattative, iniziate ufficialmente il 10 luglio 1990, sebbene contatti fossero in essere sin dal 1987, si svolsero a Roma perchè mediatore tra le parti fu la Comunità di Sant'Egidio (assieme al governo italiano) che a seguito di questo successo sarà conosciuta come l'"ONU di Trastevere".

Il Mozambico è stata una delle colonie portoghesi africane. Nel 1962, nasce dalla fusione di tre gruppi minori, il Frente de Libetacao de Mocambique - FRELIMO, di ispirazione socialista, guidato da Eduardo Mondlane. Trasferiisce nel 1963 la sua base in Tanzania e a partire dal 1964 lancia una guerriglia, contro i portoghesi, per l'indipendenza. Nel febbraio 1969 Mondlane, da alcuni considerato un eroe dimenticato, viene assasinato da una bomba piazzata in un libro: i sospetti saranno sempre addossati ai servizi segreti portoghesi. Gli succede Samora Machel, che continuerà la lotta per l'indipendenza ottenenedola il 25 giugno 1975 e divenendo il primo presidente del Mozambico. Il 19 ottobre 1986 Samora Machel muore in un incidente aereo, quando il suo Tupolev si schianta in territorio sudafricano, abbattuto dai servizi segreti di quel paese. Alla guida del Paese e del partito arriva Joaquim Chissano, già Ministro della Cultura, che guiderà il Mozambico alla pace del 1992. Nel 1994 e nel 1999 sarà confermato nelle libere elezioni battendo il candidato della Renamo. Guiderà il paese fino al 2005, quando si ritira e a vincere le elezioni sarà il compagno di partito Armando Guebuza.


A seguito dell'indipendenza il Mozambico avvia una politica di stampo socialista avvicinandosi politicamente all'Unione Sovietica. La scelta non piace "ai vicini di casa razzisti", in particolare alla Rhodesia (oggi Zimbabwe) e al Sudafrica che sovvenzionano la nascita della Resistencia Nacional Mocambicana -RENAMO - gruppo anti-comunista - che da subito inizia una guerra civile contro il governo. Il primo leader è Andrè Matsangaissa, che era stato espulso dal Frelimo. Nonostante il grande attivismo sul campo (grazie ai finanziatori e agli appoggi dei servizi statunitensi) la Renamo non riesce mai a fare breccia sulla popolazione. Nel 1979 Matsangaissa muore in battaglia e gli succede Afonso Dhlakama che dopo aver continuato la guerra, firmerà con Chissano gli accordi di pace di Roma. Sarà poi candidato presidente, sconfitto, in tutte le tornate elettorali (1994, 1999 e 2004).

Il lavoro di mediazione della Comunità di Sant'Egidio è stato un piccolo capolavoro della diplomazia. Un tela tesa attorno ai protagonisti della guerra civile, basata sulla credibilità e sulla neutralità. Certo questo lavoro e stato favorito dalla situazione internazionale che, a seguito della caduta del sistema sovietico ridisegnava il sistema delle alleanze e dei timori sull'"avanzata comunista in Africa". Insomma in pochi mesi i motivi non locali che avevano determinato 17 anni di guerra, un milione di morti e oltre 6 milioni di sfollati si dissolvevano nel nulla. Il Sudafrica inoltre dopo aver liberato Mandela e si avviava verso la prima presidenza nera della sua storia. Oramai le ragioni che continuavano a contrapporre il popolo mozambicano erano solo legate a vecchi rancori e alla necessità di mantenere alcuni "privilegi" conquistati sul campo. 
Certo anche l'assenza di risorse interne da sfruttare (come invece avvenuto in Angola) e con cui continuare a pagarsi la guerra, ha favorito la distensione e la pace.
Un pace che è stata duratura, indicata spesso come modello e che ha consentito una stabilità politica che fanno oggi del Mozambico, un paese povero, ma in costante crescita.

I mediatori dell'accordo di pace furono in quattro: Mario Raffaelli, in rappresentanza del governo italiano (deputato socialista dal 1979 al 1994, sottosegretario agli Affari Esteri dal 1983 al 1989, attuale presidente dell'AMREF Italia), Jaime Goncalves, arcivescovo di Beira, Andrea Riccardi, storico e fondatore nel 1968 della Comunità di Sant'Egidio e Don Mario Zuppi della Comunità di Sant'Egidio, parrocco di Trastevere.

Alla firma parteciparono il Ministro degli Esteri italiano Colombo, il presidente dello Zimbabwe Mugabe, il presidente dello Botswana Masire, il vice-presidente del Kenya Saitoti, il Ministro Esteri del Sudafrica Botha, il Ministro di Stato del Malawi Tembo e l'ambasciatore Haggag, assistente del segretario-generale dell'Organizzazione dell'Unità Africana.


Ecco l'articolo del Corriere della Sera, all'indomani della firma degli accordi di pace
Ecco la pagina della Comunità di Sant'Egidio, in occasione dei dieci anni di pace, in cui è possibile trovare documenti e analisi.

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sabato 9 luglio 2011

Nasce un nuovo stato: il Sud Sudan

Dalla mezzanotte di oggi in Africa gli stati sono 54. A seguito del referendum del 9 gennaio scorso, oggi il nuovo stato del Sud Sudan, oltre 8 milioni di abitanti, è ufficialmente indipendente.
La lunga e sanguinosa storia che ha portato alla nascita del nuovo stato ha origini che risalgono ancora prima dell'indipendenza del Sudan, avvenuta nel 1956. Ci sono voluti anni di guerra, milioni di morti e interventi internazionali per giungere agli accordi di pace del 2005 che sono alla base del referendum dello scorso 9 gennaio e alla dichiarazione di indipendenza di oggi (9 luglio 2011).
Gli ultimi paesi a rendersi indipendenti in Africa furono l'Eritrea, il 24 maggio del 1993, la Namibia il 21 marzo del 1990 e lo Zimbabwe il 18 aprile del 1980.
Il Sud Sudan rappresenta anche il 193° stato indipendente del mondo.
Gli ultimi nati nel mondo furono il Montenegro il 3 giugno 2006, Timor Est il 20 maggio 2002 e Palau il 1 ottobre 1994.

Il Sud Sudan, le cui terre custodiscono oltre l'80% del petrolio del Sudan, nasce ancora con enormi tensioni sui suoi confini e con una popolazione stremata dai lunghi anni di guerra ed isolamento, che resta una delle più povere d'Africa.
Sulla rete è possibile trovare analisi di ogni genere sullo stato attuale della situazione e sui possibili sviluppi. Per ora registriamo solo la gioia dei sudanesi del sud nelle vie di Juba (la capitale del nuovo stato) e, per una volta, ed almeno fino ad ora, della tenuta degli accordi internazionali e degli impegni.
Certo, la presenza quest'oggi a fianco di molti leader africani e di qualche personaggio di seconda fila dei governi europei, per i festeggiamenti ufficiali a Juba, del presidente del Sudan Al-Bashir, sulla cui testa pende un mandato di arresto della corte internazionale per crimini contro l'umanità per i fatti del Darfur, non è certo un bel segnale per la tanto auspicata legalità internazionale.

Ecco un video che Repubblica ha postato sul suo sito sul nuovo Paese.

domenica 13 marzo 2011

11 novembre 1975, l'Angola è indipendente

Il giorno dell'indipendenza angolana, l'11 novembre del 1975, fu anche il giorno dell'inizio di una delle più lunghe guerre civili dell'Africa. Mentre il primo presidente dell'Angola, Agostinho Neto (nella foto), pronunciava con la voce rotta dall'emozione, a Luanda, il breve discorso per la proclamazione della Repubblica Popolare di Angola i cannoni e l'artiglieria rompevano il silenzio poco più in là, dove nella città di Huambo il FNLA e l'UNITA avevano proclamato la nascita di un'altro governo.



La strada per giungere a quel fatidico 11 novembre era stata molto lunga e ricca di insidie. Era cominciata simbolicamente nel 1948 quando un gruppo di giovani poeti angolani (Viriato da Cruz, Agostinho Neto e Mario de Andrade) avevano dato vita al movimento culturale Vamos descobrir Angola. Questo movimento fu l'embrione della lotta per l'indipendenza angolana al colonialismo portoghese, l'ultimo a cedere il passo agli africani. Infatti solo pochi anni dopo, nel 1953, nacque la prima organizzazione clandestina di liberazione dell'Angola, il Partido para a Luta Unida dos Africanos de Angola, il PLUA, embrione della futura MPLA. Nel 1954 a Kinshasa nacque invece l'UPNA (Uniao das Populacoes do Norte de Angola) da parte di esponeneti di etnia Bakongo del Nord (sarà il germe della successiva FNLA).
Il 10 dicembre 1956 dall'unione del PLUA e altri piccoli gruppi - tra cui il Partito Comunista angolano - nacque a Luanda il Movimento Popular para a Liberatacao de Angola (MPLA) guidata da Alves Machado. Nel 1958 l'UPNA cambia nome in Uniao das Populacoes de Angola (UPA). La situazione politica del vicino Congo con i fatti che porteranno prima all'indipendenza, poi al tentativo scissionista del Katanga, infine all'assassinio di Patrick Lumunba e avvento del dittatore Mobutu, influenzeranno fortemente la vita politica angolana.
Il 4 febbraio 1961, con l'assalto alla prigione di Luanda, dove erano rinchiusi i prigionieri politici, da parte dei guerriglieri dell'MPLA segnò l'inizio della lotta armata. La sede dell'MPLA venne spostata a Kinshasa in Congo. Poco dopo , il 15 marzo 1961, l'UPA nel nord attaccò con le sue bande armate tutti i residenti non Bakongo (civili portoghesi, mulatti angolani e membri delle altre etnie Ovimbundu e Kimbundu), dura fu la repressione dell'esercito portoghese che costrinse i Bakongo a rifugiarsi in Congo.
Il 23 marzo 1962 l'UPA cambiò il proprio nome in Frente Nacional da Libercao de Angola (FLNA) ed a capo si pose Roberto Holden, un ex impiegato di religione protestante che aveva vissuto quasi sempre in Congo, dove possedeva alberghi e ristoranti. Fu creato il governo rivoluzionario in esilio (GRAE).
Nel novembre 1963 l'MPLA (che dal 1962 era guidata dal medico e poeta Agostinho Neto) fu costretta a spostare il suo quartier generale da Kinshasa a Conakry e successivamente a Brezzaville.
Nel 1964 avvenne una scissione nell'ambito del FLNA, da dove fuoriuscì Jonas Savimbi, già Ministro degli Esteri del governo del Grae, un ovimbundu che accusò Roberto Holden di corruzione, nepotismo e di essere guidato dalla CIA. Savimbi il 13 marzo 1966 farà nascese l'Uniao Nacional para Independencia Total de Angola (UNITA) che sarà anche finanziata da coloni portoghesi, soprattutto militari.
La guerra di liberazione contro i portoghesi continuerà tra allenze e rotture dei tre gruppi e dei loro leader (Neto, Savimbi e Holden) che a partire dal 1972 faranno fronte comune contro i coloni.
Ma l'elemento che farà cambiare la situazione e che porterà alla fine del colonialismo portoghese non avverrà in Africa bensì in Portogallo, quando il 25 aprile 1974 una rivoluzione incruenta (Rivoluzione dei Garofani) abbatterà la dittatura portoghese rappresentata da Salazar (al potere dal 1932 e deceduto nel 1970) e successivamente da Caetano (al potere dal 1970).
Solo pochi mesi dopo, il 15 gennaio 1975, a Mombasa fu siglato l'accordo tra MPLA,UNITA, FLNA e governo Portoghese per la totale indipendenza dell'Angola l'11 novembre 1975 e la nascita, dal 30 gennaio 1975, di un governo provvisorio. L'accordo durerà molto poco: già dal marzo 1975 avvennero i primi scontri tra l'MPLA e il FNLA per il controllo di Luanda. Nell'agosto 1975 le truppe sudafricane, in appoggio all'UNITA e al FNLA, entrarono in Angola, oramai la guerra era in atto. Il 5 novembre 1975, ad una settimana dall'indipendenza sbarcarono in Angola truppe cubane a protezione della nascita della nuova Repubblica Popolare. Sugli ultimi giorni prima dell'indipendenza vi segnalo il libro di Ryszard Kapuscinski Ancora un giorno.
Dal 1975 e fino al 2002 in Angola si combatterà una delle più sanguinose guerre civili. Una guerra che vedrà vari interessi in campo: in una prima fase essa sarà fortemente legata alla geopolitica internazionale dei blocchi che porterà l'MPLA (guidata fino alla sua morte, avvenuta nel 1979 da Agostinho Neto e successivamente dall'attuale presidente Dos Santos) ad essere sostenuta da Cuba e dall'Unione Sovietica e l'UNITA (il FNLA di Holden, sconfitto, uscirà di scena ben presto) di Savimbi ad essere appoggiata dal Sudafrica e dagli Stati Uniti. Questa fase si concluderà agli inizi degli anni '90 con i ritiro di tutti i contigenti stranieri dal campo (cubani, sudafricani e mercenari di ogni tipo) contestualmente all'indipendenza della vicina Namibia e alla fine del regime segregazionista in Sudafrica.
Da allora la guerra assumerà - nonostante gli innumerevoli tentativi di accordi di pace alcuni anche suffragati, come nel 1992, da elezioni (vinte dall' MPLA) e da governi unitari falliti - i contorni di una contesa che non aveva più nessun valore ideologico ma che serviva alle parti a mantenere uno status determinato dagli ingenti interessi economici. Infatti la guerra d'Angola permetteva all'MPLA di controllare i pozzi petroliferi (oggi è il primo produttore africano) e all'UNITA di governare il commercio illegale dei diamanti. Con il tempo quella contesa che aveva coinvolto ideologicamente il mondo, per le sue implicazioni politiche e per gli ideali che in essa si riponevano, si era trasformata in una vile guerra per il controllo delle risorse.
Quando il 22 febbraio 2002 il leader dell'UNITA Jonas Savimbi, muore in battaglia (il 5 marzo morirà anche il suo successore Antonio Dambo), in pochi giorni si chiude un conflitto durato 27 anni e che aveva distrutto uno dei più ricchi paesi dell'Africa.
Per la popolazione civile non cambiava molto. Milioni di mine antiuomo rendono le attività come l'agricoltura praticamente impossibili in molte aree del paese.


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mercoledì 16 febbraio 2011

6 marzo 1957, il Ghana diventa indipendente

"Il Ghana, il vostro Paese amatissimo è libero per sempre.... Tutto il mondo ci sta a guardare", con queste parole Kwame Nkurumah - per tutti Osagyelo - salutava l'indipendenza del suo Paese, il primo dell'Africa nera ad ottenerla. Quella sera ad Accra c'erano Martin Luther King, Richard Nixon (allora vice presidente degli Stati Uniti), Habib Bourguiba , Harold MacMillan (da poco divenuto Primo Ministro del Regno Unito) e la diplomazia di mezzo mondo.

Il realtà il cammino verso l'indipendenza della Costa d'Oro, iniziato nel 1947 con la nascita UGCC (United Gold Coast Convention) si concluderà definitivamente nel 1960 con la proclamazione della Repubblica (dal 1957 al 1960 sarà un rappresentante della Regina d'Inghilterra a essere, formalmente Capo dello Stato).
Kwame Nkurumah, il cui vero nome era Francis Nwia-Kofi Nkeumah, l'artefice della lotta all'indipendenza che si era formato negli Stati Uniti ed in Inghilterra, fu arrestato assieme ad altri dirigenti del UGCC nel 1948 accusato di aver scatenato tumulti e disordini nel paese (in quell'occasione vi furono oltre 30 morti). Nel 1949, in giugno, Nkurumah ruppe con l'UGCC, ritenuto troppo conservatore, e diede vita al CPP (Convention People Party) che vide subito la partecipazione dei movimenti giovanili, dei lavoratori del cacao (la principèale risorsa del paese), dei sindacati e delle donne, che egli tra i primi aveva invitato a partecipare lla vita politica. Nel 1950, a seguito di un grande sciopero generale, Nkurumah fu di nuovo arrestato e condannato a tre anni di reclusione. Nel 1951, nonostante il CPP, avesse criticato la Costituzione varata da poco (che dava troppo spazio nell'assemblea legislativa alle elites tradizionali), partecipò alle prime elezioni ottenendo un successo fenomenale. Infatti ben 34 dei 38 seggi furono conquistati dal CPP e Nkurumah, nonchè ancora detenuto, ottenne un successo personale straordinario. Nkurumah fu rilasciato e nominato a capo del governo. Riuscì ad emandare la Costituzione e nel 1952 fu nominato Primo Ministro riuscendo a far approvare, nel 1953, una risoluzione di indipendenza all'interno del Commonwealth britannico. Nel 1954 nuove elezioni decretarono ancora un successo per il CPP. In poco tempo Nkurumah riuscì a unificare la colonia della Costa d'Oro (che era stata proclamata tale nel 1874), la regione Asante (protettorato dal 1902) e il Togo britannico (che nel 1956 votò un referendum di adesione al Ghana). Dopo una breve mediazione, il 7 febbraio 1957 il Ghana Indipendence Act fu firmato dalla Regina e il 6 marzo 1957 appunto il Ghana fu il primo Paese dell'Africa nera ad ottenere l'indipendenza. la bandiera del Ghana riportava i colori panafricani con al centro una stella nera (vedi post sulle bandiere africane).
Pochi anni dopo, il 27 aprile 1960 i ghanesi votarano al referendum sulla Repubblica, appovandola con oltre l'88% dei voti. Il 1 giugno 1960 Kwame Nkurumah, a 51 anni, divenne presidente della Repubblica.

Kwame Nkurumah fu uno dei "padri" del panafricanismo (in realtà è più corretta la definizione di Pier Maria Mazzola fu "l'apostolo più acclamato" del panafricanismo). Infatti nell'aprile 1958 Nkurumah convocò a Accra la prima conferenza panafricana sul suolo africano. Furono presenti gli otto paesi allora indipendenti (Egitto, Etiopia, Liberia, Libia, Marocco, Sudan, Tunisia e Ghana). Poi, nel dicembre 1958 convocò anche i rappresentanti dei popoli africani in lotta per l'indipendenza, tra cui il congolese Patrice Lumumba.
Con il passare degli anni Nkrumah accentrò sempre più i suoi poteri. Oltre alla carica di Presidente si accollò quella di Primo Ministro, Ministro della Difesa, Ministro degli Esteri e dal 1961 la guida di quello, che grazie ad un referendum votato a maggioranza bulgara, fu il partito unico al potere. Nel 1964 si fece anche proclamare presidente a vita. Oramai i suoi orizzonti erano più vasti del suo Paese, si narra che i suoi interlocutori facevano fatica a parlare con lui del Ghana, i suoi pensieri erano per l'Africa. Il 24 febbraio 1966, mentre era in Oriente (tra Cina e Vietnam) venne destituito dai militari. Si rifugiò in Guinea accolto da Sekou Tourè. Morì, malato di cancro, il 27 aprile 1972 a Bucarest.




Vi segnalo il sito sulla vita, le idee e i documenti di Kwame Nkrumah.

Inoltre vi segnalo anche il sito della figlia Samia (www.samiankrumah.org), che dal 2008 è membro del Parlamento del Ghana. Samia dal 1998 al 2008 ha vissuto in Italia, a Roma, dove oltre a tante altre cose, si è sposata ed ha avuto un figlio.

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sabato 7 agosto 2010

1960-2010, cinquanta anni d'indipendenza

Oggi 7 agosto 2010 è il 50° anniversario dell'indipendenza della Costa d'Avorio (dal dominio francese). In realtà il 1960 porterà all'indipendenza ben 17 stati africani. Si comincerà con il Camerun il 1 gennaio 1960 per finire, il 28 novembre 1960 con la Mauritania.
L'ordine cronologico sarà Senegal, Togo, Madagascar, Zaire (oggi Repubblica Democratica del Congo), Somalia, Dahomey (oggi Benin), Niger, Alto Volta (oggi Burkina Faso), Costa d'Avorio, Ciad, Repubblica Centroafricana, Congo, Gabon, Mali, Nigeria e Mauritania.
Di questi 14 si staccheranno dalla Francia, uno dal Regno Unito, uno dal Belgio e uno, la Somalia, in parte dall'Italia e in parte dal Regno Unito.
In quell'anno, il 1960, nel mondo, vi sarà anche l'indipendenza di Cipro (16 agosto).

In un solo anno, gli stati africani indipendenti passeranno da 9 a 26.

Fino al 1960 erano 9 gli stati africani indipendenti: Etiopia (da quasi 2000 anni), la Liberia (dal 1847), il Sudafrica (dal 1910), l'Egitto (dal 1922), la Libia (dal 1951), il Sudan, il Marocco e la Tunisia (dal 1956) e il Ghana (dal 1957).

L'ultimo paese africano a raggiungere l'indipendenza è stata l'Eritrea (24 maggio 1993), fino ad allora parte dell'Etiopia. Nel mondo l'ultimo paese "nato" è il Montenegro (3 giugno 2006).

Aggiornamento 2011: il 9 luglio 2011, è diventato il Sud Sudan l'ultimo paese nato in Africa e nel Mondo.

A distanza di 50 anni - periodo relativamente breve per una struttura statale - la situazione di questi paesi è alquanto complessa. Alcuni vivono situazioni di guerra franca da decenni (ad esempio la Repubblica Democratica del Congo) , altri hanno delle strutture statali fragili e in balia di prese di potere non democratiche (ad esempio il Niger, il Madagascar, la Guinea Bissau) e aktri ancora appartengono, seppur nelle difficoltà tipiche dell'Africa, a paesi con strutture statali solide (ad esempio il Senegal, uno dei pochi paesi africani che non hanno vissuto un colpo di stato). Infine la Somalia, che vive da 20 anni in uno stato di totale anarchia (nel colpevole silenzio della comunità internazionale). Il cammino dell'Africa è ancora lungo e difficile.


martedì 27 luglio 2010

Un altro libro, un'altra storia

Il secondo libro che propongo alla lettura ha invece una logica nella sua scelta. E' l'ultimo sull'Africa che ho letto. Metà di un sole giallo (scritto nel 2006, edito in Italia da Einaudi nel 2008) della nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie.
Con grande capacità narrativa, l'autrice colloca la sua storia, di amori, conquiste, rinuncie e cadute di ideali, tra l'elite nera nigeriana di etnia igbo, colta ed emancipata, - in quel 1967 quando scoppia la guerra del Biafra (il mezzo sole giallo era il simbolo della bandiera indipendentista del Biafra).
Un romanzo che è stato un bestseller negli USA scritto con grande maestria da una giovane nigeriana (nata, credo nel 1977).


Il 15 gennaio 1966 un colpo di stato in Nigeria, porta al potere militari di etnia ibo (regione sudorientale del paese). Il 29 luglio del 1966, un contro golpe, riporta il potere ai militari del nord (etnie Yoruba e Hausa) e all'esclusione degli ibo del sud. Nel nord (mussulmano) vengono massacrate le minoranze cristiane. Il 30 maggio 1967, la regione sud-orientale del Biafra dichiara unilateralmente l'indipendenza (letteralmente la secessione). Pochi saranno gli stati a riconoscerla (Gabon, Haiti, Costa Avorio, Tanzania, Israele e Zambia), mentre altri presteranno solo aiuti ( Francia, Rhodesia, Sudafrica e Portogallo). Il 6 luglio 1967 lo stato centrale della Nigeria dichiara guerra al Biafra e inzia la riconquista del territorio che avverrà, con la fine dell'esperienza del Biafra, tre anni dopo, il 7 gennaio 1970. La guerra del Biafra lascerà sul campo circa un milione di morti e secondo alcune stime quasi altri due milioni di morti di fame e miseria. Ancora oggi forti sono le tensioni , dovute al fondamentalismo di entrambe le parti, tra il nord mussulmano e il sud cristiano. Neanche a dirlo nel sud-est della Nigeria (quindi nel Biafra) sono concentrati i maggiori giacimenti di petrolio del Paese.